Toscana. La medicina narrativa come vettore per migliorare le cure e per ottenere risparmi. Il convegno a Firenze
La Regione ha fatto da apripista all'avvento di questa metodologia di intervento clinico-assistenziale. L'assessore Marroni: "Il racconto del paziente, il modo in cui vive la sua malattia e la riferisce al medico, è altrettanto importante dell'evidenza scientifica per consentire una diagnosi accurata".
25 NOV - Un ascolto attivo del vissuto di chi si trova ad affrontare una grave malattia non è solo fondamentale per ridare dignità al malato e migliorare il rapporto medico-paziente, ma – se utilizzato nella pratica clinica – può diventare uno strumento essenziale nel percorso diagnostico-terapeutico e consentire, al tempo stesso, una migliore gestione delle risorse sanitarie.
Questi temi e le reali prospettive della medicina narrativa e i progetti pilota e laboratori avviati fino ad oggi in Toscana, regione che ha fatto da apripista all'avvento di questa metodologia di intervento clinico-assistenziale in Italia, sono stati approfonditi a Firenze nell’ambito di un congresso dove si sono confrontati medici, esperti e dirigenti del sistema sanitario che hanno dato vita a queste esperienze nelle Asl e negli ospedali toscani. Il convegno ha messo sul tavolo casi di studio e risultati di ricerche basate sulla narrazione della malattia da parte del paziente, dimostrando che una sua specifica applicazione nel percorso di cura migliora la qualità reale, attesa e percepita del servizio ed ottimizza le risorse disponibili.
“La cura per tutte le malattie passa anche dal coinvolgimento diretto, attivo e primario dei pazienti - ha spiegato
Maurizio Dal Maso, direttore Sanitario della ASL 1 di Massa e Carrara, coordinatore scientifico del congresso - Mettere il paziente al centro non è più solo una pratica da libro dei sogni, ma una possibilità concreta che porta ad una maggiore efficacia nella cura. Parlare con i pazienti, ascoltarli, sapere ciò che pensano, ciò che sentono, conoscere il loro excursus e le loro esigenze – ha aggiunto Dal Maso – aiuta a migliorare la pratica sanitaria e, contemporaneamente, riduce drasticamente le pratiche inutili. Anche in questo senso l’attuale crisi economica può diventare un’opportunità per migliorare i servizi sanitari. Dalle esperienze pratiche svolte fino ad oggi emerge infatti che grazie alla medicina basata sulla narrazione si possono evitare pratiche inutili e duplicati di esami e terapie. Si calcolano circa 13 miliardi l’anno di sprechi per esami e terapie svolti più volte, ed eliminarli ottimizzando i servizi significa risparmiare più o meno il valore di una manovra finanziaria, migliorando contemporaneamente i risultati sulle cure e i loro esiti per i pazienti, che vengono anche aiutati a vivere meglio con la loro malattia. Serve adesso passare dalle parole ai fatti, trasformando le esperienze pratiche realizzate fino ad oggi in un sistema coordinato e rivedere le regole del gioco”.
I numeri, del resto, confermano che con questa pratica si va verso un notevole miglioramento del sistema sanitario. "Da una ricerca realizzata dalla Asl di Firenze sui reclami rivolti alle strutture sanitarie è emerso che molti di questi riguardavano problemi di comunicazione, o la sensazione da parte dei pazienti che le loro esigenze non fossero prese in considerazione - ha spiegato
Stefania Polvani sociologa e direttore Sos Educazione alla Salute dell'Asl di Firenze - L’Asl fiorentina è stata la prima in Italia a lavorare in modo strutturato sulla medicina narrativa mirata all’alleanza terapeutica: da qui è poi nato il progetto NAME (narrative based medicine) che ha coinvolto i reparti che si occupavano di pazienti oncologici, cardiopatici e con malattia di Alzheimer e quelli di terapia intensiva. In questo modo la medicina narrativa è diventata una realtà integrata in molte strutture sanitarie, con la nascita di un Laboratorio dedicato e di altre iniziative come un decalogo dei rispettivi doveri del medico e del paziente, su cui adesso si concentrano gli sforzi ".
Negli ultimi tempi le esperienze di medicina narrativa si sono moltiplicate in Italia con evidenti risultati: le cure sono risultate migliori, le diagnosi più approfondite, sono state favorite le relazioni fra pazienti, familiari e curanti, la sofferenza è risultata ridotta e la qualità reale e percepita del servizio è stata migliore. "Quello che fino ad oggi era un progetto adesso sta diventando una realtà che può fare molto per cambiare il modo di concepire l’idea stessa di cura" ha concluso la sociologa.
“Abbiamo provato a validare scientificamente il decalogo su 150 pazienti e abbiamo già i primi risultati - ha spiegato
Massimo Milli, Direttore della Cardiologia dell’ospedale fiorentino di Santa Maria Nuova, reparto dove da tempo si applicano i principi della medicina narrativa - Li abbiamo suddivisi in due gruppi. In alcuni ambulatori di cardiologia la visita medica era preceduta dalla somministrazione del decalogo da parte di uno psicologo ed i medici erano stati adeguatamente formati, in altri la visita veniva effettuata secondo le modalità abituali. All’uscita dalla visita abbiamo chiesto a tutti di riempire un questionario ad hoc in cui sono state fatte domande per identificarne lo stato d’animo (ansia-tranquillità, soddisfazione-aggressività etc), e i risultati hanno messo in evidenza una differenza statisticamente rilevante di miglior equilibrio emozionale per chi aveva affrontato la visita con un approccio di tipo ‘narrativo’. I pazienti sono usciti dall’ospedale più tranquilli, sereni e pienamente consapevoli della loro malattia e dei sintomi”.
“Anche in terapia intensiva sono state raccolte storie di pazienti e parenti in seguito al ricovero che ci hanno permesso di acquisire informazioni essenziali su come poter migliorare la qualità del nostro lavoro, sia a livello individuale che in termini organizzativi, nel reparto spiega -
Armando Sarti, Direttore della Rianimazione del Santa Maria Nuova di Firenze - Ne emerge che, se vogliamo mettere davvero al centro del ricovero la persona malata, è necessario riorganizzare l’attività in reparto in funzione delle esigenze del paziente e dei suoi familiari. Presupposto di questo approccio è la cosiddetta ‘rianimazione aperta’, cioè l’accesso costante al reparto da parte dei visitatori e una revisione delle procedure di lavoro per coinvolgere paziente e familiari nelle scelte terapeutiche e nel processo di guarigione”.
"Il racconto del paziente, il modo in cui vive la sua malattia e la riferisce al medico, è altrettanto importante dell'evidenza scientifica per consentire una diagnosi accurata - dice l'Assessore Regionale al diritto alla salute
Luigi Marroni, che, non avendo potuto intervenire al convegno, ha voluto comunque mandare il suo saluto - I medici sentono sempre di più l'esigenza di passare dal 'to cure' al 'to care', dal curare al prendersi cura: recuperare la voce del paziente, la sua narrazione della malattia, ritenendola degna di ascolto quanto i sintomi e i segni clinici. Esperienze come questa non possono che arricchire la professione medica e andare sempre di più nella direzione di un'umanizzazione della medicina. E i convegni come quello di oggi contribuiscono a creare e diffondere questa cultura" ha concluso.
25 novembre 2014
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