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Lazio. Lala (Omceo Roma): "Al Pertini l'implosione è sempre più vicina"


E' l'allarme lanciato dal presidente dell’Ordine provinciale di Roma dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri dopo una visita presso la struttura. Preoccupazione condivisa anche dal responsabile Pronto Soccorso, Paolo Daniele. "Lavorare qui, in queste condizioni, è un inferno".

28 GEN - “Esasperazione, senso d’impotenza e di mortificazione sono cresciuti pericolosamente rispetto alla nostra precedente visita. Qui l’implosione è davvero prossima”. E’ netto e impietoso il commento di Roberto Lala, presidente dell’Ordine provinciale di Roma dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri, dopo che una delegazione dell’Ordine ha effettuato una visita presso l’Ospedale Sandro Pertini di Roma.

Difficoltà e amarezza risiedono anche nelle parole del responsabile del Pronto Soccorso, Paolo Daniele. “Lavorare qui, in queste condizioni, è un inferno che sempre più frequentemente fa pentire di aver scelto di fare il medico: solo la passione e il dovere ancora ci sostengono. Il problema non sono solo le scarse risorse: tutta l’organizzazione interna e la funzione degli ospedali vanno radicalmente ripensate.” Concorde il responsabile di Medicina d’Urgenza, Raffaele Schirripa: “La Sanità è cambiata e ormai chi la eroga sul territorio sono soltanto i PS; è cambiata la popolazione, più vecchia e con più malati cronici; sono cambiati i bacini di utenza. Va rivisto tutto”. Dito puntato poi verso quelle strutture private che nonostante siano accreditate per accogliere malati acuti non sono adeguate a riceverli, così il paziente rimane in carico al Pronto Soccorso troppo a lungo. “Tutto ciò ricade inesorabilmente solo su medici e infermieri che diventano i capri espiatori dei pazienti e dei loro famigliari, altrettanto esasperati, della magistratura e dei media, come dimostrano i fatti di questi giorni al San Camillo”, ricorda il presidente dei camici bianchi capitolini.

L’entità della situazione è condensata nei numeri snocciolati dall’Ordine capitolino. Un bacino di utenza di 750 mila abitanti, da fronteggiare con appena 300 posti-letto; 75mila accessi al Pronto Soccorso nel 2013; circa 50 ambulanze ricevute ogni giorno per un totale annuo di quasi 16mila, di cui una decina bloccate quotidianamente per l’impossibilità di restituire tempestivamente le barelle del 118 su cui i pazienti arrivano (e rimangono a lungo). Una trincea in cui il personale si prodiga senza sosta per assistere mediamente 90-95 pazienti in attesa di essere ricoverati nei reparti o trasferiti in altre strutture. Numeri che pongono il Pertini al terzo posto come numero di accessi ai Pronto Soccorso della città. “Eppure negli ultimi due anni qui i medici sono diminuiti di sei unità ed è stato chiuso il box chirurgico: per chi necessita di questa competenza il tempo di attesa per la prima visita è triplicato, così come quello totale di gestione. E c’è anche la beffa di 26 posti-letto disponibili ma non attivi per mancanza di personale. Piano di rientro e blocco del turn-over qui hanno colpito duro, resistere ancora in queste condizioni e garantire ai cittadini il diritto a essere curati al meglio non è più ipotizzabile”, sintetizza Lala.

Un quadro sempre più complesso e, prosegue Lala, “le responsabilità però sono di chi ha il potere e il dovere di pianificare e gestire l’offerta sanitaria nel suo complesso. La nostra categoria non ne può più di essere l’agnello sacrificale. Inoltre, l’Ordine è un organo dello Stato e non può girare la testa dall’altra parte mentre è messa in pericolo la salute dei cittadini: siamo pronti a chiedere l’intervento della Procura e del Prefetto. E se sarà necessario rappresenteremo la gravità della situazione anche a Bruxelles: il Lazio è una regione dell’Europa e – conclude - questa, oltre a imporre misure restrittive, deve farsi carico di tutelare il diritto a essere curati qui come altrove”.

28 gennaio 2014
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