Lombardia. Intervista al neo assessore Melazzini: “Giunta a termine? No problem"
di Adele Lapertosa
Il poco tempo a disposizione non preoccupa il neo assessore alla sanità della Regione Lombardia, sicuro che entro il 31 dicembre 2012 sarà realizzata la riorganizzazione dei percorsi di cura, della rete di emergenza-urgenza, delle varie specialità. Prevista la chiusura e l’accorpamento di reparti
03 NOV - Ha di fronte a sé un mandato brevissimo, circa tre mesi. Eppure le idee sulle cose da fare sono ben chiare, ed é sicuro che riuscirà a raggiungere gli obiettivi prefissati, primo fra tutti il riordino della rete di emergenza-urgenza, dei punti nascita e delle specialità. Mario Melazzini, medico, malato di Sla, ora neo assessore alla Sanità della regione Lombardia, dopo essere stato nominato, dallo scorso luglio, direttore generale alla programmazione sanitaria regionale e della ricerca, spiega in un'intervista a
Quotidiano Sanità quali sono gli obiettivi del suo breve mandato.
Assessore, pensa di riuscire a fare qualcosa in un tempo così breve?
Anche se il momento non é dei più facili, questo mio incarico rappresenta una grande sfida e opportunità. In un momento di riduzione delle risorse stiamo mettendo in atto le iniziative atte a garantire ciò che la regione Lombardia ha sempre assicurato in termini di salute ai cittadini lombardi e non solo, e per non interrompere il lavoro avviato per garantire a tutti risposte appropriate e di qualità.
Quali sono i suoi obiettivi?
Entro il 31 dicembre 2012 al massimo, ci sarà la riorganizzazione dei percorsi di cura, della rete di emergenza-urgenza, delle varie specialità, come chirurgia vascolare, emodinamica, radioterapia, neurochirurgia, cardiochirurgia, chirurgia vascolare e dei punti nascita, per mettere in atto i principi contenuti nella delibera regionale del 6 agosto scorso. Lo faremo usando criteri territoriali, di volumi, accessibilità ai servizi e appropriatezza.
Quindi taglierete e accorperete unità. Avete già fatto i calcoli?
Non voglio allarmare nessuno, ma farò un esempio. In Lombardia ci sono circa 54 reparti di emodinamica (di cui 14 a Milano, contro 3 a Parigi ndr), che forse sono eccessive rispetto alla domande. Saranno tutte ottime cardiologie, ma non tutte emodinamiche.
Che altro farete?
Proseguiremo poi il lavoro sull'appropriatezza dei farmaci e le procedure, specialmente in ambito oncoematologico, e ridisegneremo i punti nascita.
Lo farete sulla base dell'accordo Stato-Regioni del 2010?
Quello sarà la base di partenza del lavoro, ma il nostro obiettivo sarà quello della messa in sicurezza delle strutture. Quindi ad esempio, se vi sono dei punti nascita dove si fanno meno di 500 parti l'anno, ma che si trovano in aree geografiche particolare, come le zone montane, non li chiuderemo, ma cercheremo di metterli in sicurezza.
I sindacati degli ospedali San Raffaele e San Paolo di Milano le hanno chiesto aiuto contro tagli e licenziamenti. Che farà?
In questi giorni ho incontrato di nuovo i rappresentanti sindacali e della proprietà del San Raffaele, per conoscere la situazione, le loro proposte e le richieste dei lavoratori. E' stata avviata la procedura di licenziamento collettivo al San Raffaele, anche se mi é stato garantito che ci sono 75 giorni per riuscire a trovare un'intesa tra le parti. Per favorire il dialogo ho proposto l'istituzione di un tavolo regionale, al quale sarebbero stati invitati la proprietà dell'ospedale, i rappresentanti sindacali del personale amministrativo e anche dei medici. Ma la mia proposta non è stata accolta. Secondo me anche il personale medico può essere coinvolto nell'azione di ottimizzazione dei costi aziendali del San Raffaele, che è e resta una delle eccellenze sanitarie lombarde da salvaguardare. Per quanto riguada il San Paolo il 7 novembre invece incontrerò i rappresentanti sindacali dei suoi lavoratori.
Adele Lapertosa
03 novembre 2012
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