“Da 27 a 7: il 74%. Sono questi i numeri del ‘taglio’ delle postazioni della guardia medica nella provincia di Bergamo. Un taglio che ha costretto il personale medico di altre provincie a rispondere alle telefonate al di fuori del loro territorio (Milano e Lodi). Una scelta che appare diametralmente opposta a quello che serve ai cittadini, contraria a ogni logica, anche economica, contraddittoria rispetto a quando dichiarato fino a ieri dalla politica regionale dopo l’enorme sforzo del personale sanitario richiesto dalla pandemia. E un gigantesco problema per i cittadini, con attese potenzialmente molto lunghe”. Anche l’Ordine dei medici di Milano prende posizione, in difesa del servizio, della necessaria vicinanza che i servizi devono avere rispetto ai cittadini, della medicina di prossimità, che non per forza significa ‘case della salute’. Anzi.
“Tre anni a parlare di ‘territorio’ e di medicina di prossimità, e il primo vero atto politico della sanità regionale Lombarda è di quasi cancellare il servizio di guardia medica – spiega il presidente Roberto Carlo Rossi –. Si è iniziato con Bergamo, ma è chiaro che si tratta di un segnale più che preoccupante. Peraltro, in direzione contraria rispetto a quanto sempre dichiarato in questi ultimi due anni, con pandemia annessa”.
“Da ordinista del capoluogo milanese, non mi permetto di commentare quanto successo a Bergamo, poiché di competenza di un altro ordine professionale; ma ritengo che la continuità assistenziale nei territori debba oggi essere garantita dalla medicina di prossimità – continua Rossi –. Non vi sono più alternative o discussioni. Gli ospedali devono tornare al loro ruolo primario, così come i pronto soccorso, che dovrebbero restare a disposizione per casi più gravi. Ai servizi ai pazienti, e nelle Province o meglio ancora nei singoli comuni (e nelle città nei singoli quartieri), devono essere garantite postazioni in numero necessario e proporzionato al numero dei residenti. Non è pensabile far correre i medici e cittadini su e giù per le valli. Inoltre, il territorio deve essere conosciuto da chi vi lavora. Impensabile rispondere da una guardia medica della provincia di Milano a un paziente della Valle Brembana”.
E poi non c'è scritto da nessuna parte che si possono chiudere tutte queste postazioni. Semmai il rapporto sottodimensionato in rapporto agli abitanti richiederebbe un numero di postazioni più elevato in tutta la Regione. Bastava un breve confronto con gli ordini provinciali, e forse una soluzione più razionale si poteva trovare, anche perché alla fine chi ci va di mezzo sono i pazienti in primis e secondariamente i medici".