Infarto Miocardico Acuto: proporzione di trattati con PTCA entro 48 ore 

15 MAG - La Ptcaè una metodica mini-invasiva che ha lo scopo di ripristinare in una determinata regione del muscolo cardiaco un adeguato flusso sanguigno evitando la comparsa degli eventi clinici che caratterizzano l'ischemia miocardica (angina, infarto miocardico). Un intervento coronarico percutaneo si definisce riuscito quando si ottiene un successo angiografico in assenza di outcome avversi durante l’ospedalizzazione (come morte o intervento di bypass aorto-coronarico post-procedurale in emergenza). Più alti volumi sono stati associati con migliori outcome, soprattutto quando la Ptca è eseguita nella fase precoce di un Ima, in cui è richiesta maggiore abilità ed esperienza rispetto ad un intervento di routine in un paziente stabile (Ptca in elezione), e in letteratura è dimostrato il rapporto inverso tra la precocità di esecuzione della procedura nel paziente con Ima (tempo door-to-balloon) e la mortalità a breve termine. Una recente analisi delle revisioni sistematiche presenti in letteratura ha identificato come soglia di volume per la Ptca 200/400 casi/anno, al di sotto della quale l’efficacia dell’assistenza erogata potrebbe essere compromessa. Sono riportati i risultati delle strutture con un volume annuo di Ima superiore a 50. (media esiti Italia 30,67%)   
Anche per questo indicatore la forbice tra chi presenta esiti favorevoli e chi invece segna il passo è amplissima (tutti i dati, con qualche rara eccezione, sono statisticamente certi). In Emilia Romagna i migliori outcome se li aggiudica l’Ospedale S.M. delle Croci di Ravenna, dove l’67,8% dei pazienti è trattato con Ptca entro due giorni dal ricovero, tallonato dall’Ospedale Morgagni Pierantoni di Forlì (65,6%). E nella rosa delle cinque strutture con esiti favorevoli si posizionano poi l’Ospedale Guglielmo da Saliceto di Piacenza (58,6%), l’Azienda ospedaliero universitaria di Ferrara (56,1%) e l’Azienda ospedaliera di Reggio Emilia (52%).
Le percentuali scendono invece vertiginosamente all’Ospedale Civile di Guastalla (1,3%). E non va meglio nell’Ao SS Annunziata di Cento dove appena il 2,2% dei pazienti è trattato con Ptca in tempi stretti. Percentuali basse anche all’Ospedale Civile Nuovo S.M. della Sca a Imola (3,6%), nell’Ospedale di Fidenza (3,8%) e al Osp. G. Magati a Scandiano (4,8%).
Anche in Toscana stessi scenari, si va dal 74,6% dell’Ospedale Aretina Nord di Arezzo all’1,3% dell’Ospedale Alta Val d'Elsa di Poggibonsi. Nel gruppo di testa troviamo il Careggi di Firenze con un 66,7%, e con percentuali doppie rispetto alla media italiana l’Ospedale Valdinievole di Pescia (63,1%), il presidio ospedaliero Piano di Lucca (62,6%), e gli Ospedali Riuniti di Pistoia (56,7%).
Maglie nera invece per gli Ospedali Riuniti Valdichiana di Montepulciano (3,4%), l’ospedale di Orbetello (3,6%), il S.Croce a Castelnuovo di Garfagnana (4,5%) e il S.M. Nuova di Firenze (4,9%).
Forbice amplissima nel Lazio, dove alla Nuova Itor di Roma si segnala l’esito più sfavorevole di tutte le regioni del Centro (0,5%).
I migliori outcome sono stati registrati in cinque strutture della Capitale: al Policlinico Tor Vergata (68,6%), al Policlinico Casilino (65,2%), al S. Pietro F.B.F. (58,3%) all’Umberto I (58,1%) e al S. Andrea (55,2%). Da allarme rosso la situazione all’Ospedale Civile di Cassino (3,2%), all’Ospedale Anzio e Nettuno (3,9%), al S.G. Evangelista di Tivoli (4,3%) e nella struttura di Albano Laziale (4,6%).

15 maggio 2012
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