Tomasella (Ares) e Serusi (Asl 5) replicano ad Agus: “Occorre prendere in considerazione tutte le opzioni”
di E. C.
26 MAG -
La manager di Ares Annamaria Tomasella e il D.G. della Asl 5 Angelo Serusi intervengono su Quotidiano Sanità per spiegare ed approfondire sulle motivazioni che hanno portato a pensare alla gestione esternalizzata dei Pronto soccorso per far fronte alla carenza di medici, scongiurare la chiusura degli stessi e a garantire l’operatività delle strutture e l’assistenza ai pazienti, rispondendo anche alle osservazioni e ai dubbi sollevati dal presidente di gruppo dei Progressisti, Francesco Agus.
“La diaspora di molte professionalità mediche – spiega la direttrice Annamaria Tomasella -, in particolare medici di famiglia e medici dei Pronto soccorso, che abbandonano il loro posto nel SSN preferendo optare per attività meno impegnative e sovente più remunerative offerte dal settore privato, è una realtà oggettiva a cui si assiste da alcuni anni in tutta Italia - non solo in Sardegna. Il ritorno in massa dei pazienti dopo due anni di riduzione delle cure dovuta dall’emergenza pandemica sta acuendo questa crisi di vocazione con ripercussioni maggiormente sentite nei Pronto soccorso degli ospedali pubblici di qualsiasi dimensione e di qualsiasi coordinate geografiche”.
“Le cause sostanziali sono ben note – precisa la manager -, dalla mancata programmazione nella formazione e addestramento a livello universitario alla minore attrattività del settore pubblico per la sovraesposizione della responsabilità medica degli operatori. Ad oggi si stima che siano migliaia i posti vacanti dei medici a livello nazionale nelle piante organiche degli ospedali e a questi se ne devono aggiungere altrettanti che andranno in pensione da qui al 2024, senza poi contare le fuoriuscite verso il privato. Questa voragine potrà essere solo parzialmente tamponata da una offerta di neo specialisti disposti a lavorare nel SSN. Non è un caso dunque che molti concorsi banditi dalle aziende sanitarie e ospedaliere non si rivelino in grado di catturare l’interesse di un numero sufficiente di candidati rispetto alle aspettative e, in qualche caso, vadano addirittura deserti”.
“È del tutto irrealistico – prosegue la direttrice Ares - pensare quindi che un qualsiasi sistema sanitario regionale (SSR) in Italia, sia in grado di trovare una soluzione immediata che consenta magicamente di ripristinare i vuoti delle piante organiche nelle corsie degli ospedali e negli ambulatori dei medici di famiglia, semplicemente perché la domanda e l’offerta di specialisti medici chirurghi è fortemente squilibrata e lo sarà ancora per un tempo non breve. Che fare dunque? Si devono prendere in considerazione tutte le opzioni possibili declinandole in un arco temporale realistico. La ricerca delle soluzioni di medio lungo termine devono essere affidate a chi si occupa di programmazione sanitaria nazionale d’intesa con le regioni e provincie autonome”.
“Le soluzioni tampone di immediata applicazione, per quanto ci riguarda, invece – conclude Tomasella -, possono e devono essere prese di concerto con tutti gli attori della sanità pubblica sarda, compresa l’opzione di appaltare, se necessario, parte dei servizi di Pronto soccorso. Questo non significa che parallelamente non ci debba essere un impegno a ri-progettare e re-ingegnerizzare percorsi di cura e assistenza che liberino risorse e sinergie per sfruttare meglio le risorse disponibili. Ares è pronta a fornire il proprio contributo”.
Interviene quindi il direttore generale della Asl 5, Angelo Serusi nella cui provincia oristanese, nei Pronto soccorso, il servizio dei ‘medici in affitto’ è stato avviato sperimentalmente già da tempo. Serusi spiega: “Il protrarsi del numero chiuso nelle facoltà di Medicina e la ridotta disponibilità dei posti nelle scuole di specializzazione (spesso in Sardegna occupati da medici provenienti dal continente, quindi destinati a rientrare nelle regioni di origine una volta specializzati) hanno fatto sì che ad oggi in tutto il territorio nazionale vi sia una grave carenza di specialisti in medicina d’urgenza. A tutt’oggi tanti giovani italiani con la vocazione per le arti mediche, non trovando accoglienza presso le nostre università, sono costretti a “emigrare” in altri paesi (Albania, Romania, Spagna) per poter frequentare il corso di Medicina e chirurgia con notevoli oneri economici da parte delle loro famiglie: un evidente controsenso rispetto alla crisi nazionale di medici specializzati. Di tutto ciò è testimonianza il mancato arruolamento di specialisti dalle ripetute graduatorie concorsuali poste in essere da Ats Sardegna prima e Ares dopo”.
“In questo scenario – continua il direttore - la Asl di Oristano si è trovata progressivamente in deficit di personale specializzato, ma con l’obbligo, morale e istituzionale, di garantire i servizi di urgenza ed emergenza previsti dalla rete ospedaliera. Il crescente utilizzo dei Pronto soccorso da parte della collettività, talvolta carente di un’assistenza medica di base, ha comportato inoltre l’aumento esponenziale degli accessi con i codici minori (bianchi e verdi). Ecco quindi che già la precedente Direzione aziendale aveva identificato un modello organizzativo che consentisse ai medici in organico di concentrare la loro attività sui codici gialli e rossi, sollevati dal carico di lavoro relativo ai codici minori dai medici esternalizzati”.
“Il triage – approfondisce Serusi -, ovvero la valutazione clinica preliminare del paziente, con attribuzione di codice colore per gravità, continua ad essere effettuato da uno o più infermieri adeguatamente formati, i quali, a seconda del codice assegnato, affidano il paziente ai medici dedicati ai codici minori o a quelli dedicati ai codici maggiori. Rimarchiamo che tutti i medici a cui vengono affidati i codici maggiori (giallo e rosso), sia che siano dipendenti, sia che siano stati reclutati tramite la società esterna, sono in possesso dei requisiti di legge e professionali. È pur sempre possibile che un paziente con codice minore, una volta effettuati gli accertamenti, possa essere affidato al collega dedicato ai codici maggiori, che ne diventa il case manager”.
“Questo modello ha permesso di mantenere aperti i servizi di accettazione e urgenza nei tre presidi della Asl di Oristano (Oristano, Ghilarza, Bosa) – evidenzia il direttore Asl -, garantendo in ogni caso la sicurezza clinica e ottimizzando le risorse altamente professionalizzate dedicandole principalmente ai codici maggiori. D’altronde i codici minori, ovvero le patologie identificabili con codici bianchi e verdi, sono le comuni patologie che trovano risposta anche nelle guardie mediche durante la notte nei nostri paesi, dove gli operatori spesso sono giovani medici con laurea recente. Abbiamo peraltro il riscontro di un buon grado di soddisfazione da parte della popolazione che ha sperimentato questo modello assistenziale, rilevando professionalità e cortesia, come testimoniato dall’esperienza dell’ospedale Delogu di Ghilarza”.
“Siamo consapevoli – prosegue Serusi - che avere un adeguato numero di medici specializzati in medicina d’urgenza, ben formati, professionalmente maturi e in numero sufficiente da coprire tutti gli organici in tutti i Pronto soccorso sia certamente la condizione ottimale. Speriamo d’altronde che l’abolizione del numero chiuso in Medicina o una sua profonda rivisitazione possa, in futuro, venire incontro alle nostre aspettative, ma allo stato attuale, dettato da una straordinarietà contingente aggravata dalla pandemia, abbiamo bisogno di soluzioni organizzative nuove e immediate che tengano conto di quanti più possibili fattori in gioco”.
Il direttore conclude con un’ultima precisazione: “In questa scelta non c’è assolutamente la volontà di una deriva privatistica del servizio pubblico, volontà che sarà testimoniata dall’inserimento in organico di eventuali specialisti che dovessero rendersi disponibili dalle graduatorie frutto dei concorsi pubblici, ma garantire nell’immediato a tutti le prestazioni sanitarie è lo scopo principale di questa direzione, tenendo conto della appropriatezza clinica dei percorsi, della universalità dei servizi, della sicurezza lavorativa degli operatori.
E. C.
26 maggio 2022
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