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Bari. Filippo Anelli confermato presidente dell'Ordine per il triennio 2018-2020


Il vicepresidente è  Franco Lavalle. Eletto segretario Giuseppe D’Auria. Il Consiglio direttivo che si è insediato ieri è quello uscito dalle assemblee elettorali per il rinnovo degli organi istituzionali (triennio 2018-2020) dello scorso 22, 23 e 24 settembre. Anelli sul Ddl Lorenzin: "Il testo uscito dalla Commissione è espressione di una cultura che tende a smantellare il sistema della qualificazione della professione medica".

17 OTT - Si sono svolte ieri le elezioni delle cariche del nuovo consiglio direttivo dell’Ordine dei medici di Bari. Confermati all’unanimità Presidente Filippo Anelli e Vicepresidente Franco Lavalle. Eletto segretario Giuseppe D’Auria. Il neoeletto Nicola Achille, componente della CAO, Commissione Albo Odontoiatri, è stato invece investito della carica di tesoriere. Il 13 Ottobre scorso la nuova Commissione Albo Odontoiatri aveva proclamato Presidente Cao Alessandro Nisio. Sebastiano Di Bari guiderà invece come Presidente il Collegio dei Revisori dei Conti composto da Rocco Guerra, Giovanni Maurogiovanni e Mariantonietta Monteduro (supplente).
 
Il Consiglio direttivo che si è insediato ieri è quello uscito dalle assemblee elettorali per il rinnovo degli organi istituzionali (triennio 2018-2020) dello scorso 22, 23 e 24 settembre, che hanno visto una partecipazione in linea con quella di tre anni fa. Hanno votato 1531 medici e 363 odontoiatri, ben al di sopra del quorum, rispettivamente di 901 e 132. Con 1286 preferenze, Filippo Anelli è risultato il più votato. Nicola Achille e Alessandro Nisio sono entrati di diritto a fare parte del Consiglio Direttivo come primi due odontoiatri presenti in graduatoria tra gli eletti in qualità componenti della Commissione Albo Odontoiatri.
 
Gli altri componenti del Consiglio Direttivo sono Filippo Anelli, Franco Lavalle, Giuseppe D’Auria, Antonio Amendola, Michele De Fazio, Gaetano Bufano, Pietro Scalera, Roberto Russo, Patrizia Liguori, Giuseppe Ciracì, Donato Rosario Iannuzziello, Giuseppina Grasso, Salvatore Schiavone, Giandomenico Stellacci, Roberta Ladisa. La presenza di donne all’interno degli organi direttivi – uno dei problemi storici degli Ordini a livello nazionale – pur rimanendo minoritaria, è raddoppiata rispetto al triennio precedente.

Il Presidente Anelli ha concentrato il suo discorso di apertura sul ddl Lorenzin: “Avremmo voluto una legge di riforma degli ordini che migliorasse la legge istitutiva del 1946. Una legge moderna, capace di rispondere al nuovo contesto sociale e al veloce avanzare del progresso scientifico e tecnologico e che mettesse gli enti di governo della professione in grado di incidere realmente sulla tutela del diritto alla salute dei cittadini e sulla qualità del lavoro dei medici. Invece, la legge attuale incide solo sui meccanismi elettorali, con un esito che definerei eversivo. Se applicata oggi decapiterebbe infatti l’attuale dirigenza, perché impedirebbe alla quasi totalità dei Presidenti degli ordini di continuare il proprio lavoro. Anche a riguardo dei meccanismi elettorali e della necessità di ampliare la partecipazione al voto e la rappresentatività avremmo voluto un dialogo con la politica.”

"In primis, la legge avrebbe dovuto rispondere alle esigenze dei cittadini e poi a quelle della professione, soprattutto nel momento attuale in cui il bisogno di salute è in evoluzione e l’opinione pubblica è disorientata dalla circolazione incontrollata di fake news anche in ambito sanitario. La legge doveva essere l’occasione per fare degli ordini un ente certificatore, punto di riferimento per i cittadini, ma anche il luogo in cui discutere su cosa significa essere medici oggi, in cui affrontare temi difficili che investono la deontologia professionale, come la DAT, la Disposizione anticipata di trattamento e la medicina potenziativa – che sarà al centro degli incontri della prossima edizione della Scuola di Etica Pubblica. Il ddl uscito dalla Commissione alla Camera è invece espressione di una cultura che tende a smantellare il sistema della qualificazione della professione medica e, più in generale, di tutte le professioni intellettuali", ha proseguito.

“Siamo sicuri che la sanità richieda dei medici che siano meri tecnici? – continua Anelli – Il medico rappresenta l’unico vero garante del diritto alla salute dei cittadini, proprio perché è libero e autonomo. Se perde queste prerogative, e viene ingabbiato in una griglia come si è tentato di fare col decreto appropriatezza, perde la possibilità di tutelare il paziente. Abbiamo davanti un triennio di sfide, a partire dalle diseguaglianze in termini di salute tra nord e sud del paese che vedono al meridione minori risorse, meno posti letto, una mortalità più alta. Più che parlare di autonomia dovremmo parlare di uguaglianza dei diritti di tutti gli italiani. Una prova di maturità l’hanno data proprio i presidenti degli ordini dei medici di tutta Italia, che hanno votato all’unanimità l’ordine del giorno da noi proposto sulla perequazione dei fondi sanitari. Portiamo avanti allora insieme la battaglia per difendere i 3 pilastri del nostro sistema sanitario nazionale: solidarietà, universalità, equità.”
 

17 ottobre 2017
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