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Puglia. Bimbo con grave disabilità, la famiglia denuncia: “Assistenza negata”. Regione replica: “Caso seguito con massima attenzione”


Il direttore del Dipartimento Politiche della salute della Regione, Giancarlo Ruscitti, spiega che “attualmente il piccolo è a casa, assistito in Adi secondo il Piano redatto dall’Unità di Valutazione Multidimensionale, con tutti i presidi necessari, una copertura assistenziale multidisciplinare di 10 ore al giorno, di cui 1 da parte dell’infermiere. Ma la presenza dell’infermiere non può essere aumentata”.

23 MAR - Ha un anno, è affetto da una grave patologia rara e da aspetta da mesi l'assistenza sanitaria domiciliare. A lanciare un appello oggi sono stati i genitori del piccolo. Il bimbo secondo quanto riferito dall’Ansa, , è stato curato per alcuni mesi all'ospedale Bambin Gesù di Roma. Una volta dimesso, i sanitari hanno prescritto cure domiciliari specifiche. Ma i genitori denunciano di non avere gli strumenti per assisterlo.

Immediata la replica del direttore del Dipartimento Politiche della salute e benessere sociale della Regione Puglia, Giancarlo Ruscitti. “La vicenda del piccolo paziente della provincia di Foggia è ben nota ai nostri uffici che stanno davvero cercando di fare tutto il possibile per alleviare le sofferenze e i disagi non solo del piccolo ma anche dei genitori. Attualmente il piccolo è a casa, assistito in assistenza domiciliare integrata secondo il Piano Assistenziale Individuale redatto dall’Unità di Valutazione Multidimensionale (sulla scorta degli standard previsti dalle norme nazionali e regionali). Tutti i presidi assistenzialistici di cui il piccolo necessita sono stati forniti dalla Asl. Il piano prevede una copertura assistenziale al giorno multidisciplinare di 10 ore.
 
All’interno di queste ore, c’è naturalmente (oltre ad altre figure tra le quali il professionista della riabilitazione o il medico di base) anche la presenza di un infermiere per 60 minuti. Purtroppo noi non possiamo aumentare le ore di assistenza dell’infermiere, fino ad arrivare a sei al giorno così come ci chiede la famiglia, perché c’è un Piano assistenziale che è stato redatto non da me ma dall’Unità di Valutazione che ha tenuto conto di tutta una serie di cose, non ultima che il Care Giver di riferimento nella famiglia (la mamma) è un medico”.

“Credo – prosegue Ruscitti - che sia stato suggerito anche alla famiglia di fare richiesta per l’assegno di cura,  strumento per integrare la rete dei servizi per la non autosufficienza assicurati da ASL e Comuni per sostenere il carico di cura di cui comunque si fa carico la famiglia. Devo ribadire dunque che la normativa in materia di assistenza domiciliare non prevede l’assistenza infermieristica continuativa, ma un’equipe di professionisti che erogano le prestazioni necessarie per il soddisfacimento dei bisogni di salute e supportano il Care Giver (il riferimento familiare) nell’assistenza al paziente”.

23 marzo 2017
© Riproduzione riservata

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