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Hiv: il peggiore nemico è ancora lo stigma 


Di Aids si parla sempre meno, ma continua ad essere una malattia che fa paura, anche ai professionisti della sanità, e che evoca fantasmi. Un convegno a Taranto per rilanciare l'attenzione alla prevenzione di una patologia che non va trascurata, perché ogni anno contagia olire 3.500 persone in Italia 

03 DIC - "Il virus dell'Hiv è un virus e come tale colpisce tutti, senza distinzioni". Rosaria Iardino, parlando a Taranto, sintetizza così un concetto semplice, ma essenziale, per poter prevenire o diagnosticare precocemente la sieropositività al virus Hiv. una patologia che oggi si cura sempre meglio, sia pure con costi sociali importanti, ma che nell'immaginario è ancora ghettizzata e "colpevole", associata a comportamenti "immmorali" o "devianti".
 
Insomma, dopo oltre trent'anni dalla individuazione del virus, dopo le grandi campagne delle associazioni, dopo gli straordinari risultati ottenuti dalla ricerca farmaceutica, l'Hiv fa ancora paura. Il risultato è che se ne parla poco (quest'anno non c'è stata nessuna iniziativa istituzionale per la giornata mondiale di lotta all'Aids del 1 dicembre) e non si riesce a rallentarecuperare in modo significativo il contagio, che ogni anno riguarda in Italia almeno 3.500 persone. Oltretutto, più spesso che nel passato si arriva tardivamente alla diagnosi, spesso quando si sono già manifestati sintomi di patologie correlate.
 
Per affrontare una riflessione su questo tema, l'Omceo di Taranto, ha organizzato oggi una giornata di approfondimento. "Dobbiamo ancora mobilitarci contro la ghettizzazione - ha ricordato in apertura Cosimo Nume, presidente dell'Ordine - perché l'Hiv non è la patologia dei gay e questa interpretazione errata rischia di ostacolare la prevenzione, che riguarda tutta la popolazione".
 
E gli stessi professionisti della sanità rivelano talvolta paura nei confronti del virus. "Può capitare che pazienti con Hiv non vengano presi in carico - spiega Antonietta Sparaco,  direttrice UO Odontoiatria del Fatebenefratelli Sacco di Milano - ma occorre guardare al reale problema: non si tratta di fare informazione scientifica ma di affrontare la paura, che anche nel professionista può superare le barriere della razionalità". Proprio per affrontare la prevenzione anche sotto il profilo del coinvolgimento psicologico degli operatori il 6 e 7 dicembre prossimi si terrà a Roma un corso, presso l'Iss, dedicato al rapporto tra odontoiatri e pazienti con patologie infettive.
 
Molti gli interventi che hanno completato l'incontro: Giovanni Battista Buccoliero, dell'SC Malattie Infettive del Moscati di Taranto; Rocco Ruta, medico di Medicina Generale; Giovanni Pollicoro, odontoiatra; Vincenza Ariano, Dipartimento Dipendenze Patologiche Asl Taranto.
 
A conclusione della giornata, Rosa Revellino, curatrice del portale della Fnomceo, ha sintetizzato le parole chiave dell'incontro con un Take Home Message, mentre la sociologa Anna Paola Lacatena e Michele Formisano, attivista di Nps,  hanno proposto un emozionante intervento a due voci intorno alle criticità della relazione di cura.

03 dicembre 2016
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