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Puglia. Chilelli (Federsanità-Anci): “Bene Consiglio regionale sanitario, ma senza i Comuni è difficile potenziare il socio-sanitario”

di Enzo Chilelli

Il direttore della Federazione commenta l’istituzione del “Consiglio regionale sanitario” ma evidenzia con “stupore” che nell’elenco dei componenti “non sono inclusi rappresentanti dei Comuni, proprio oggi che sanità e sociale (due facce della stessa medaglia) dovrebbero essere unite in un unico piano regionale (PSSR)”.

16 MAR - Apprendiamo dalle pagine di “Quotidiano Sanità Puglia” che è stato istituito dal Consiglio regionale della Puglia il “Consiglio regionale sanitario”, un nuovo organismo che ha l’obiettivo di coinvolgere nella programmazione sanitaria i professionisti della salute con lo scopo di contribuire all’innovazione ed allo sviluppo della qualità dei servizi sanitari e socio-sanitari.
 
Si tratta certamente di un’iniziativa che, coinvolgendo le figure professionali e tecniche del servizio sanitario regionale,  va nella direzione di assicurare scelte responsabili e consapevoli di promozione e tutela della salute, ma con stupore segnaliamo però che nell’elenco dei componenti non sono inclusi rappresentanti dei Comuni, proprio oggi che sanità e sociale (due facce della stessa medaglia) dovrebbero essere unite in un unico piano regionale (PSSR).
 
Ricordiamo che con il DLgs 229/99 e il DPCM 14.02.2001 si definiscono prestazioni socio-sanitarie “tutte le attività atte a soddisfare, mediante percorsi assistenziali integrati, bisogni di salute della persona che richiedono unitariamente prestazioni sanitarie e azioni di protezione sociale in grado di garantire, anche nel lungo periodo, la continuità tra le azioni di cura e quelle di riabilitazione”. Va da se quindi che l’integrazione socio-sanitaria presuppone un approccio unitario alla persona ed ai suoi bisogni coinvolgendo tutti gli attori del sistema partendo proprio dagli Enti Locali che, sul territorio, sono i primi interlocutori per favorire un sistema integrato d’interventi e servizi.
 
Proprio il DPCM 14.02.2001 all’art. 3, comma 2 definisce quelle che vengono definite prestazioni sociali a rilevanza sanitaria ovvero tutte le attività del sistema sociale che hanno l’obiettivo di supportare la persona in stato di bisogno, con problemi di disabilità o di emarginazione condizionanti lo stato di salute. Tali attività sono proprio di competenza dei Comuni. In effetti, il concetto di integrazione sociosanitaria è previsto, da almeno un decennio, in tutte le pianificazioni di tipo sanitario e sociale; di fatto, però, resta difficile comprendere davvero le potenzialità e i contenuti che tale espressione porta con sé. Tentando di dare una definizione il più possibile completa, si può immaginare l’integrazione sociosanitaria come il coordinamento tra interventi di natura sanitaria e interventi di natura sociale, a fronte di bisogni di salute molteplici e complessi, sulla base di progetti assistenziali personalizzati.
 
Il raccordo tra politiche sociali e politiche sanitarie consente di dare risposte unitarie all’interno di percorsi assistenziali integrati, con il coinvolgimento e la valorizzazione di tutte le competenze e le risorse, istituzionali e non, presenti sul territorio, contribuendo fattivamente ad una razionalizzazione del sistema.
 
Enzo Chilelli
Direttore Federsanità ANCI

16 marzo 2016
© Riproduzione riservata

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