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Puglia. Sindacati spaccati: Fimmg lascia il tavolo regionale, l’Intersindacale non condivide


Al centro delle polemiche i fondi residui e i contributi per il personale amministrativo e infermieristico. “L’erogazione dei contributi decisi con l’Air 2007 è stata sospesa, la motivazione ufficiale è che l’Air sarebbe in contrasto con l’Acn”, dice la Fimmg, che promuove per il 1 aprile una manifestazione. Ma l’Intersindacale Medici Puglia la contraddice: “La sospensione, in attesa della ricognizione dei fondi, riguarda le nuove richieste di indennità. La manifestazione è un pesce di aprile di pessimo gusto”. L’auspicio dell’Omceo Bari è che “la Regione riapra il tavolo”.

13 MAR - Si è spaccato il tavolo regionale sulla Accordo integrativo della medicina generale. La frattura non è solo tra medici e regione, ma tra sindacati stessi. La Fimmg ha infatti deciso di abbandonare il tavolo dei lavori, ma l’Intersindacale Medici Puglia (FP CGIL medici - SIMeT -SMI - SNAMI - UGS medici) contesta la posizione dei colleghi. Al centro del conflitto il tema dei fondi residui e dei contributi per il personale amministrativo e infermieristico di studio.

“Di fronte al crescente disagio della categoria – spiega la Fimmg Puglia in una nota -, Fimmg Puglia aveva avanzato una serie di proposte alla Regione che erano una vera e propria richiesta di aiuto per qualificare il lavoro dei medici e impedire che il sistema della medicina generale implodesse su se stesso. A queste richieste, la Regione ha risposto disponendo una comprensibile ricognizione dei fondi erogati, accompagnata però dalla sospensione dell’erogazione dei contributi che erano stati decisi con l’accordo integrativo regionale del 2007 e che vengono utilizzati dai medici di famiglia per il personale amministrativo e infermieristico, ormai indispensabile per la gestione del lavoro. Fondi che non coprono tutti i medici attualmente in ruolo e che la Fimmg aveva chiesto di aumentare proprio per poter continuare a garantire l’assistenza ai pazienti”.

“La motivazione ufficiale – riferisce il sindacato - per la sospensione è che l’Accordo regionale su questo punto sarebbe in contrasto con l’Accordo collettivo nazionale. Tuttavia, se la questione fosse di legittimità, vorrebbe dire che oggi vengono sospesi i fondi da erogare ai nuovi medici di famiglia, ma in futuro potrebbero essere sospesi anche ai medici che già oggi li percepiscono. Il risultato sarebbe la desertificazione della medicina di famiglia pugliese, con la chiusura di un numero imprecisato di studi, dato che già oggi l’aumento dei costi insieme alla crescita del carico di lavoro rende difficile la gestione dell’assistenza”, dice la Fimmg.

Per Donato Monopoli, Segretario Fimmg Puglia, “è forte la sensazione che il vero obiettivo dell’assessorato sia mettere i medici nella condizione di andar via. Implicitamente, l’ultima circolare di ieri, che avrebbe dovuto chiarire la posizione della Regione, sembra rivelare le intenzioni dell’assessorato. Infatti, la Regione con quell’atto esce allo scoperto e nega l’aumento dei fondi. Sostiene di voler dare una risposta a tutti i medici a finanziamenti invariati e di essere al lavoro su una riorganizzazione del modello della medicina generale - aggiunge Monopoli - un modello senza alcun finanziamento che al momento non esiste in nessuna regione d’Italia e che andrebbe costruito da zero. Nel frattempo, sul territorio si fa morire lentamente la medicina generale e non ci si preoccupa delle pesanti conseguenze che questo già oggi ha sui pazienti”.

“Non ci rimane altro che scendere in piazza il 1° Aprile per avvertire i cittadini che presto o tardi non avranno più un medico - conclude Monopoli - succederà ciò che già sta avvenendo negli ospedali, dove gli specialisti, per sfuggire a condizioni di lavoro insostenibili, si licenziano e diventano gettonisti. È questo il futuro della medicina generale immaginato dalla Regione?”

Ma le motivazioni della Fimmg non convincono l’Intersindacale Medici Puglia, che non ha condiviso la scelta della Fimmg di abbandonare il tavolo della delegazione trattante per il rinnovo dell’Air. “Tra l’altro – scrive l’Intersindacale in una nota - le motivazioni addotte nulla hanno a che fare con il rinnovo dell’Air che rischia di essere rimandato sine die con grave danno per i medici e per le legittime istanze degli stessi”. Per l’Intersindacale, infatti, “quello dell’utilizzo dei fondi residui è un falso problema. Innanzitutto non riguarda i medici che già percepiscono indennità di associazionismo semplice, complesso e per personale di studio come gli stessi medici hanno potuto constatare sul proprio cedolino stipendiale. La sospensione, in attesa della ricognizione dei fondi, riguarda le nuove richieste di indennità”.

“Stigmatizziamo, inoltre”, prosegue l’Intersindacale, alcune dichiarazioni della Fimmg che appaiono come “il tentativo di strumentalizzare la corretta disposizione imperativa alle Asl dell’Assessorato alla salute che vuole fare chiarezza sulla quantificazione e utilizzo delle risorse disponibili relative ai ‘Fondi Residui’ cioè dei fondi che la regione ha stanziato e che le ASL non hanno, colpevolmente, speso. Ci chiediamo, inoltre, come mai non hanno vigilato i componenti dell’Ufficio Aziendale delle Cure Primarie, tutti appartenenti al sindacato maggioritario Fimmg>.

“L’utilizzo di tali fondi crea, tra l’altro, conflitto tra l’AIR vigente e il pessimo Accordo Collettivo Nazionale vigente voluto e convintamente firmato dalla Fimmg che, essendo sindacato maggioritario, ha costretto i sindacati minoritari ad una firma tecnica per evitare di aggiungere ai danni dell’accordo nazionale anche i danni di eventuali accordi decentrati. Vale in questi casi il detto che ‘chi è causa del suo mal pianga se stesso’”.

“Riteniamo, comunque, che ove si possano impegnare tali fondi si assegnino prioritariamente in personale di studio (collaboratori ed infermieri ) per tutti quei medici che non usufruiscono di alcun incentivo e solo successivamente per incrementare gli incentivi a tutti i medici compresi quelli che già li percepiscono. Ciò comporterebbe un livello di organizzazione più omogeneo su tutto il territorio regionale utile ai medici per meglio far fronte all’esasperante burocrazia e per valorizzare il ruolo clinico del medico pronto a dedicarsi ai compiti propriamente istituzionali quali prevenzione, cura e terapia”.

“Non vogliamo dar credito a voci che tutta questa agitazione risponda ad esigenze per prossimi appuntamenti elettorali (Ordine dei Medici ) perché riterremo davvero grave sacrificare le legittime richieste di una categoria agli interessi di alcuni. Per le considerazioni sopra esposte non parteciperemo alla manifestazione indetta da Fimmg per il 1 aprile; non ci piace prendere in giro i colleghi, purtroppo non correttamente informati anche se basta leggere l’ACN vigente, con un pesce di aprile che consideriamo di pessimo gusto”, conclude l’Intersindacale.

E a proposito di Ordine dei medici, sulla rottura del tavolo sindacale tra la Regione Puglia e i rappresentanti dei Medici di Famiglia interviene l’Omceo Bari. “I medici – si legge in una nota a firma di Filippo Anelli, presidente dell’Ordine dei medici di Bari - chiedono alla Regione misure e modelli organizzativi che rispettino la loro dignità professionale e garantiscano il tempo necessario per svolgere la loro professione. Infatti, i carichi burocratici e di lavoro erodono oggi gran parte del tempo che dovrebbero poter dedicare alla cura dei propri assistiti. Le lunghe liste di attesa, la facilità di accesso al medico di famiglia nonché il rapporto di fiducia che si crea tra medico e assistito portano il sanitario a svolgere funzioni che vanno ben al di là del proprio ruolo. Il medico di medicina generale così diventa anche lo specialista, lo psicologo, l’infermiere, l’ostetrico, riassumendo in sé tutte quelle prestazioni che il cittadino si vede negare o rinviare nel tempo. Come Presidente di Ordine mi permetto di intervenire sul tema perché quella dei medici di medicina generale non è una rivendicazione sindacale, ma una protesta che vuole ridare dignità a una figura professionale che svolge una funzione delicatissima nel sistema sanitario. Garantisce infatti al cittadino diritti che solo le competenze, l’autonomia e la responsabilità dei medici possono realmente assicurare”.

Per Anelli “la rottura delle trattative rischia di accendere una battaglia di civiltà di cui probabilmente non si sentiva il bisogno e che, dopo 45 anni di SSN, non sembrava possibile. Credo che la società civile e le forze politiche dovrebbero riflettere sull’arretramento dei diritti dei lavoratori che stanno provocando manifestazioni di piazza per rivendicare quella dignità lesa dal mancato rispetto delle proprie prerogative professionali. Invito quindi il Governo regionale a riaprire il dialogo con i medici che, grazie alle loro competenze, operano nel servizio sanitario nazionale per assicurare quei diritti che la Costituzione ha messo a fondamento della Repubblica”.

“Mi auguro – conclude Anelli - che il Presidente Emiliano colga questa sollecitazione e convochi al più presto le OO.SS. per ricercare quel giusto equilibrio capace da una parte di garantire la piena funzionalità del sistema e dall’altra di ridare dignità ai professionisti che vi operano”.

13 marzo 2023
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