“Ce lo chiede l’Europa”, quando si parla di infermieri, è sempre a senso unico
di Federica Piergianni, Pierpaolo Volpe
18 FEB -
Gentile Direttore,
l’avvio degli Stati Generali della Professione infermieristica ci impone una riflessione anche alla luce delle sfide che il PNRR ci sta per consegnare e a cui gli Infermieri sono pronti a rispondere con la competenza e la professionalità posseduta.
Il piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), come ben noto, è il documento che il Governo italiano ha predisposto per illustrare alla Commissione europea come il nostro paese intende investire i fondi che arriveranno nell’ambito del programma
Next generation Eu.
Il piano è stato realizzato seguendo le linee guida emanate dall’esecutivo comunitario.
Il PNRR raggruppa i progetti di investimento in 16 componenti, a loro volta raggruppate in 6 missioni, la sesta delle missioni, quella rubricata “SALUTE” investe in pieno la nostra Professione.
Infatti nella realizzazione di questa
mission è prevista la presenza di gruppi di lavoro interdisciplinari, nei quali non può non essere presente, insieme alle altre, quella dell’infermiere.
Figura ormai nota a tutta la popolazione data la notorietà mediatica acquisita durante l’emergenza sanitaria, mediatica perché, del lavoro svolto dagli Infermieri in tutti i servizi e articolazioni del SSN, ne è stata presa coscienza anche in considerazione della basilarità e complessità delle cure che l’assistenza infermieristica eroga nell’ambito di un sistema multidisciplinare e multidimensionale.
Ora però non si può far più finta di non conoscere quanto sia importante il ruolo dell’Infermiere nel sistema Salute, fino ad ora compreso solo da chi ha vissuto la sofferenza della malattia, anche per ragioni di natura storica, culturale e politiche.
L’importanza della “dimensione” dell’Infermiere non è nella sua “titolarità”, ma lo è soprattutto nelle prestazioni che eroga nell’ambito di un sistema complesso denominato “ASSISTENZA INFERMIERISTICA”, che guardando più nel dettaglio, consiste nel prendersi carico delle conseguenze della malattia di tipo fisiologico, psicologico e sociale sul vivere quotidiano e sull’autonomia della persona considerata nella sua totalità e soggettività; assistenza che si caratterizza per un complesso di attività nelle quali è possibile riconoscere una dimensione tecnica ma anche e soprattutto relazionale, educativa e riabilitativa tipica delle Professioni intellettuali.
Prendersi carico della persona assistita, significa assumere la funzione di “un vero e proprio punto di riferimento” non solo per ciò che riguarda i riverberi fisici della malattia, ma su tutto ciò che attiene la sfera educativa e psicologica, facendo sì che l’infermiere diventi il vero e proprio centro del processo assistenziale sia per il malato che per i suoi familiari.
Quanto previsto dallo specifico professionale comporta inevitabilmente delle responsabilità che l’Infermiere conosce molto bene in quanto Professionista autonomo.
Alla luce delle evoluzioni intervenute negli ultimi anni alla Professione infermieristica, è opportuno che il “lavoratore Infermiere”, così come previsto dalla Carta costituzionale all’art. 36, abbia
“…diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a se' e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.”
La Comunità professionale infermieristica non chiede nulla di più di quanto già esiste; come categoria siamo fieri del nostro lavoro e delle immense soddisfazioni che questo ci dona, ma ciò non toglie che così come avviene in tutti i paesi dell’Unione europea, debba essere riconosciuta la giusta retribuzione per il lavoro svolto e per le responsabilità che gravano sul nostro agire.
La Professione di questo ne è consapevole, cosi come è consapevole che ad oggi non ci sono più scuse che reggono, dato che gli strumenti normativi sono disponibili da tempo, la consapevolezza di ciò che accade è ora di dominio pubblico e quindi non è possibile che il decisore politico e il Parlamento sovrano possano ancora continuare a “voltare le spalle”.
A chi sbandiera lo slogan “Ce lo chiede l’Europa”, chiediamo anche uniformità di trattamento. Se essere in Europa vuol dire rispettare i parametri europei, allora agli Infermieri vanno riconosciuti gli stessi parametri europei posseduti dai colleghi degli Stati OCSE.
Dott.ssa Federica Piergianni
Infermiera Ospedale S.G. Moscati Taranto
Dott. Pierpaolo Volpe
Presidente OPI Taranto
18 febbraio 2022
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