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Aggressioni ai sanitari. Le proposte dei sindacati di Trento, dalla maggiore diffusione dei servizi all’accoglienza 

Tutti concordi, medici e personale del comparto, che la violenza non si combatte solo con i presidi delle forze dell’Ordine. Smi: “Servono ambulatori più decenti, specialmente nelle valli, con servizi a portata di paziente”. Fp Cgil: “Si deve cambiare l'organizzazione del lavoro e del servizio”. Nursing Up: “Serve più personale e, in caso di aggressione, l’incident reporting deve essere immediato”. E ancora, progetti educativi per i cittadini e supporto psicologico ai dipendenti.

27 SET -

Anche il Trentino come tutta l’Italia soffre del fenomeno delle violenze verbali o fisiche ai danni del personale dei Pronto soccorso, guardie mediche, Rsa ospedali e ambulatori. Le varie organizzazioni sindacali sono preoccupate e cercano di dare soluzioni valide al problema attraverso delle proposte affinché si possa una volta per tutte, ridurre o risolvere questa piaga. Soluzioni, non solo opinioni o presidi delle forze dell’ordine, avanzate attraverso la voce del sindacato dei medici di medicina generale, medici ospedalieri e comparto.

“Per quanto ci riguarda abbiamo sottoscritto tre contratti fra sindacato e parte pubblica – ricorda Nicola Paoli di Smi Trentino – dove avevamo previsto che per ogni sede di guardia medica ci fosse una videocamera e una pulsantiera con cui avvisare le forze dell'ordine in caso di aggressioni, lo stesso nelle sedi di guardia all'interno delle Case di Comunità e gli ospedali. Nulla di tutto ciò è stato fatto, perché un pezzo di carta si muova bisogna metterci dentro l'impegno”.

“Avevamo anche previsto - continua Paoli – che nelle valli dove ci sono pochi interventi, che la guardia medica restasse a casa e si muovesse solo su chiamata. Siamo più che convinti che più che un accordo di collaborazione con le forze di polizia, che all’assessore alla salute Mario Toni, a che al direttore generale di Apss, Antonio Ferro vadano nelle sedi isolate pedemontane e nei sobborghi di Trento e Rovereto, dove versano ambulatori comunali malmessi e privi di bagno, e guarda caso, in queste zone ci sono maggiormente sacche di popolazione insoddisfatta per i servizi offerti”.


Sul caso anche la Fp di Cgil Trentino concorda che non è una mera questione di presidi da parte delle forze dell’ordine ma la politica deve iniziare a predisporre investimenti sul personale per ridurre i disagi agli utenti, come la riduzione delle liste di attesa ed i tempi di attesa nei vari presidi ospedalieri. “Se si vuole ridurre il fenomeno della violenza si deve cambiare l'organizzazione del lavoro e del servizio, adeguando gli operatori sanitari al servizio che si vuole offrire. È necessario comprendere che per offrire una presa in carico adeguata si deve rimettere al centro le persone anziché la prestazione che presuppone necessariamente mettere al centro chi lavora”. Dichiarava pochi giorni fa, Luigi Diaspro, segretario generale della Funzione Pubblica Cgil del Trentino alla testata giornalistica, Gazzetta delle Valli.

A nome del comparto si esprime anche il coordinatore provinciale Nursing Up di Trento, Cesare Hoffer, che rimarca, al di là delle proposte come soluzione a questo grave fenomeno dei corsi di formazione per gli operatori, per il sindacato si dovrà mettere in campo ben altro.

“Abbiamo ripetutamente sottolineato – ricorda Hoffer – che minore è il personale più è maggiore il rischio degli atti di violenza da parte dell’utenza, che mancano provvedimenti di tipo logistico dove si prevedano zone di sicurezza per il personale in pericolo. Rendere più snello il sistema di incident reporting, che nella stragrande maggioranza dei casi è sottaciuto dai dipendenti. Che vengano create idonee strutture per i pazienti psichiatrici di difficile gestione, con particolare riferimento agli adolescenti. Infine, elaborare progetti educativi rivolti anche agli utenti, ed implementare il supporto psicologico a favore dei dipendenti”.

Endrius Salvalaggio



27 settembre 2024
© Riproduzione riservata

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