Molinette di Torino. Trapianto di rene “record”: a 82 anni dona il proprio al figlio
In Italia mai ad un’età così avanzata. Adesso padre e figlio stanno bene. “Il trapianto da donatore vivente negli ultimi anni è in crescita anche nel nostro Paese, nella direzione dei Paesi del nord Europa. Per l’età del donatore non vi è un limite, ma il dato anagrafico va rapportato con i dati clinici, morfologici e funzionali che possono segnalare un’età biologica più bassa”. Domani la Giornata mondiale del rene.
10 MAR - Un record. Una storia fatta di generosità e di amore. Mai nessuno prima in Italia aveva donato all'età di 82 anni un rene per salvare il proprio figlio.
L’11 marzo 2021 è la Giornata mondiale del rene ed in questa occasione ogni anno si accendono i riflettori sulle malattie renali e sulle tante persone che ne soffrono. Alcune di queste hanno completamente perso la funzione dei reni o la stanno per perdere. E questa è appunto la storia di un paziente che dopo lunghi anni di una glomerulonefrite in lento ma progressivo peggioramento è arrivato sulla soglia della dialisi. Ha 53 anni, una famiglia, una vita normale con un lavoro, ma le cose stavano per complicarsi.
Il 53enne era in lista per un trapianto di rene ma l’attesa poteva durare anni. Ma non si è fatto i conti con una delle più irriducibili forze in natura: l’amore di un genitore e la sua protezione verso i figli. Infatti il padre, determinatissimo, si propone per la donazione.
È una situazione in realtà ormai abituale in Italia. Ma in questa circostanza il padre ha 82 anni, e, nonostante la perfetta forma, è un'età che sicuramente induce più di una riflessione. Un paio di telefonate tra nefrologi, ed il paziente con il padre, provenienti da un’altra regione del Nord Italia, vengono indirizzati a Torino all'ospedale Molinette della Città della Salute di Torino, al Centro trapianti renali con la più grande esperienza in Italia ed in particolare esperienza di trapianti renali “difficili”.
Il professor
Luigi Biancone (Direttore della Nefrologia e Responsabile del Programma di Trapianto di Rene dell'ospedale) e la sua équipe valutano attentamente la situazione e, in considerazione delle condizioni eccellenti del padre, danno avvio alle procedure di esami per verificare l’idoneità alla donazione ed al trapianto.
Nell’arco di un mese, padre e figlio vengono ricoverati in Nefrologia per la gestione nefrologica del trapianto, che viene rapidamente effettuato con l'équipe di chirurghi vascolari e urologi (dirette rispettivamente da
Aldo Verri e dal professor
Paolo Gontero) e con l’assistenza anestesiologica dell'équipe di
Roberto Balagna.
L’intervento ed il post operatorio sono regolari e padre e figlio sono già a casa, stanno bene ed hanno ripreso la loro vita abituale. Così il meraviglioso dono del padre ha potuto concretizzarsi, evitando al figlio l’entrata in dialisi, nella piena salvaguardia di entrambi. In questo caso organizzazione ed esperienza hanno permesso di realizzare quello che amore e generosità fortemente desideravano.
“Il trapianto da donatore vivente negli ultimi anni è in crescita anche nel nostro Paese, nella direzione dei Paesi del nord Europa – spiega il professor Biancone - . L’esperienza aumenta conseguentemente. E nelle situazioni giudicate difficili conviene rivolgersi ai centri esperti per avere un parere. La tutela del donatore è il nostro primo pensiero e per questo viene sottoposto ad una serie di esami e valutazioni molto attente per permettergli di donare con minimi rischi. Per quanto riguarda l'età del donatore non vi è un limite, ma il dato anagrafico va rapportato con i dati clinici, morfologici e funzionali che possono segnalare un’età biologica più bassa”.
Lorenzo Proia
10 marzo 2021
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