Coronaropatie. Al Cardinal Massaia di Asti i primi impianti del sistema “Reducer”
Si tratta di un dispositivo impiantabile in presenza di patologia cardiaca ischemica non più passibile di interventi ed in terapia farmacologica massimale. I quattro pazienti di Asti sono i primi trattati in Piemonte con questa tecnologia. Un’opportunità importante per i cittadini, se si considera che “con l’aumento dell’aspettativa di vita, questo disturbo è divenuto sempre più frequente”, evidenzia il direttore della cardiologia astigiana, Marco Scaglione.
15 FEB - All’Asl AT primi impianti in Piemonte dell’innovativo sistema ReducerTM per la cura delle malattie coronariche: si tratta di un dispositivo impiantabile in presenza di patologia cardiaca ischemica non più passibile di interventi ed in terapia farmacologica massimale. Interventi che hanno avuto come attori protagonista la Cardiologia astigiana, diretta dal Dotto
r Marco Scaglione, nell’equipe di Emodinamica coordinata dalla dottoressa
Alessandra Truffa.
“L’angina pectoris - spiega Scaglione in una nota - è una condizione invalidante dovuta ad una malattia con restringimento delle coronarie, che non permettono un normale passaggio di sangue, e che quindi determina un dolore toracico che si chiama appunto angina. Normalmente si cura con farmaci e procedure interventistiche come la coronarografia con angioplastica e/o By Pass coronarici che vanno a dilatare i restringimenti o a fare un ponte per portare sangue al di là del tratto malato. Alcuni pazienti possono presentare una malattia delle coronarie così diffusa da non poter essere più gestita con interventi e che nonostante una terapia farmacologica massimale rimangono fortemente sintomatici con dolori che gli limitano fortemente la qualità di vita. Con l’aumento dell’aspettativa di vita, negli ultimi anni questo disturbo è divenuto sempre più frequente, comportando oltre ad un problema per i pazienti anche un significativo impatto sulle risorse sanitarie”.
Il sistema Neovasc ReducerTM è destinato a pazienti selezionati e spesso definiti “no option”, ovvero che presentano angina pectoris refrattaria associata a provata ischemia miocardica reversibile, con limitate opzioni di trattamento.
“L'impianto – spiega la Dott.ssa Truffa - viene eseguito a paziente sveglio; il dispositivo viene introdotto nel seno coronarico (una vena del cuore) attraverso un accesso venoso giugulare destro o sinistro, in anestesia locale. Il corretto posizionamento viene identificato sotto guida fluoroscopica (raggi X). A quel punto si gonfia il pallone su cui il sistema a forma di “clessidra” è montato per essere posizionato correttamente in una parte del vaso.”
Tra i casi trattati ad Asti, si registrano situazioni ormai croniche e fortemente invalidanti, tra cui quella di una paziente che soffriva di questo disturbo da circa 15 anni.
Già quattro i pazienti impiantati negli ultimi mesi, tutti fortemente sintomatici per angina nonostante una piena terapia farmacologica, con test d'ischemia positivo, due dei quali già sottoposti a precedenti by-pass e rivascolarizzazioni multiple, non più “aggredibili” dal punto di vista né chirurgico né percutaneo.
A seguito di questi interventi, riferisce la Asl, “tutti i pazienti hanno avuto un miglioramento della qualità di vita (già dopo il primo mese dall'impianto) con scomparsa pressoché totale dei sintomi anginosi, miglioramento della tolleranza allo sforzo e riduzione della terapia farmacologica assunta”.
“Questa nuova opzione terapeutica – sottolinea il Direttore Generale Asl AT
, Flavio Boraso - permetterà di migliorare la qualità della vita in gruppi selezionati di pazienti che, altrimenti, non avrebbero avuto diverse possibilità, dovendo continuare a soffrire di una situazione di forte disagio. Siamo orgogliosi di essere stati tra i primi in Italia a sperimentare con successo questa importante innovazione scientifica nel campo della cura delle cardiopatie, migliorando così l’offerta terapeutica ai nostri pazienti. Questo testimonia la volontà di crescita professionale e tecnologica della sanità astigiana, con particolare riferimento, in questo caso, verso i bisogni dei soggetti fragili e con patologie invalidanti.”.
15 febbraio 2021
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