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“Il Piemonte rischia un nuovo Piano di rientro”. Intervista all’assessore alla Salute Luigi Icardi

“I bilanci di previsione 2019, che prevedono ben 454 milioni di euro di perdita, un dato che mi auguro sia eccessivamente prudenziale. Se fosse confermato, il Piemonte si avvierebbe inesorabilmente ad un nuovo Piano di rientro e dovremmo prendere atto della sostanziale incapacità dei Dg di amministrare le Asl”. A rivelarlo è il neo assessore alla Salute della Regione Piemonte, che in questa intervista dice la sua anche su Autonomia, carenza degli organici, cronicità, liste d’attesa ed edilizia sanitaria

11 LUG - È preoccupato il neo assessore alla Salute della Regione Piemonte, Luigi Icardi, candidato per la Lega alle ultime elezioni regionali e chiamato il 14 giugno scorso dal governatore Alberto Cirio a far parte della Giunta. Sulla sanità regionale incombe, infatti, lo spettro di un nuovo Piano di rientro. “Non ho ancora potuto incontrare tutti i direttori generali”, ma “ho esaminato, con preoccupazione, i bilanci di previsione 2019, che ipotizzanoprevedono ben 454 milioni di euro di perdita. Se fosse confermato, il Piemonte si avvierebbe inesorabilmente ad un nuovo Piano di rientro e dovremmo prendere atto della sostanziale incapacità dei direttori generali di amministrare le aziende affidate loro”.   

Icardi lo dice senza mezzi termini in questa intervista a Quotidiano Sanità, in cui parla anche delle importanti opportunità dell’Autonomia, “ma temo che non sarà facile ottenere il risultato sperato nel breve periodo”. Intanto studia soluzioni per far fronte alla carenza di organici e alla domanda di salute legata alle cronicità, tenendo alta l’attenzione anche sulle liste d’attesa. Sui progetto di edilizia sanitaria già avviati in Regione spiega che “anche gli aspetti economico finanziari vanno verificati con cura, perché si tratta di impegni molto importanti e di un passaggio epocale per il Piemonte”.

La questione dell’autonomia delle regioni è certamente una delle priorità da mettere in campo nel breve periodo. Come pensa di attuarla nell’ambito sanitario?
L’argomento è estremamente interessante e, al contempo, difficile da riassumere in poche righe. Mantenere le risorse sul territorio potrebbe significare ridurre imposte e tasse attualmente in carico ai Piemontesi, poter offrire più servizi, cure migliori, ridurre il ticket ecc ecc. Il Piemonte potrebbe pensare e attuare nuovi modelli di assistenza, anche per dare una risposta migliore per la fragilità e la cronicità. Si potrebbero fare tante cose davvero (es. rinnovo delle attrezzature sanitarie), con enormi vantaggi per tutti.

Nessuno desidera l’autonomia più della Lega ma temo che non sarà facile ottenere il risultato sperato nel breve periodo. Spero di sbagliarmi e che la nostra regione possa recuperare i ritardi accumulati dal precedente governo.

Una popolazione che invecchia mette a dura prova la sostenibilità del Sistema sanitario. Il Piemonte è, tra l’altro, una delle regioni con più anziani ultra65enni. Come pensa di attuare il piano delle cronicità?
Mi lasci dire, come padre, che spero che un giorno (e mi rendo conto che non basterà il nostro mandato di governo) il problema demografico venga risoltolimitato e che gli italiani tornino ad avere figli, sostenuti dallo Stato e anche dalla mia amata Regione. Tornando alla risposta, al momento stiamo prendendo atto, con il dovuto rispetto istituzionale, di quanto è stato fatto (es. DCR 306-29185 del 10/07/2018 e concrete modalità di attuazione). Le azioni fin qui realizzate non sono risolutive e non soddisfano tutti i bisogni della popolazione (anziana e/o cronica).

Oltre alla presenza dei Nuclei Ospedalieri di Continuità Assistenziale e dei Nuclei Distrettuali di Continuità delle cure, è necessario dare operatività ai piani aziendali delle cronicità e misurarne il concreto funzionamento.
Sono una persona concreta e baserò le mie decisioni sui dati, sui flussi informativi, sul parere dei tecnici e, ovviamente, sul grado di soddisfazione della nostra comunità.

Sempre meno medici. Carenze soprattutto in determinate specialità. Come intende affrontare questa carenza?
Questo è un argomento di rilevanza nazionale, che non può essere affrontato con pseudo soluzioni da parte di ogni regione o sulla base di un parere personale dell’Assessore. Per ora abbiamo incrementato il numero delle borse di studio, prevedendo un obbligo di permanenza in Piemonte per 5 anni, di cui il quarto ed il quinto in specializzazione. Stiamo studiando altre soluzioni, nella consapevolezza che se l’Università forma un numero di medici troppo limitato e se alcuni medici italiani preferiscono lavorare all’estero (dove trovano condizioni migliori), il Servizio Sanitario Nazionale (e regionale) dovrà presto correre ai ripari.

Ma la stessa cosa la denunciano gli infermieri che, a detta di alcuni sindacati, sono sottoposti ad orari e a turni massacranti. Anche in questo ambito quali risposte si sente di dare?
Ho lavorato in sanità e conosco moltissimi infermieri. L’infermiere è un professionista straordinario, che lavora in modo complementare al dirigente medico. La professionalità degli infermieri non va svilita (orari, turni) ma potenziata. Comprendo bene tutte le difficoltà maturate in questi anni e cercheremo di trovare soluzioni.

Viste le modifiche ai tetti di spesa per il personale introdotte dal Decreto Calabria quali saranno le ricadute per il Piemonte?
Non sono ancora in possesso di tutte le valutazioni tecniche per darle una risposta corretta.

L’edilizia sanitaria in Piemonte è in una fase critica. Le strutture sono vecchie e, moltissime poco funzionali. Ci sono in ballo, oltre a Verduno che sembra in dirittura d’arrivo, anche il Parco della salute di Torino, la Città della salute di Novara, e gli ospedali unici del VCO e della TO5 (Chieri, Moncalieri, Carmagnola , Nichelino). Ma anche Cuneo vorrebbe un suo ospedale più moderno centrale e funzione che serva l’attuale territorio della CN1. Ha già avuto modo di prendere visione dei progetti?
Con la DCR 286 - 18810 dell’8 maggio 2018 sono stati previsti numerosi interventi, che il Settore Edilizia sanitaria sta monitorando insieme alle aziende sanitarie coinvolte.
Nonostante una grande passione per la lettura, Le confesso di non aver ancora avuto occasione di studiare attentamente tutti i fascicoli. Mi reco in assessorato praticamente tutti i giorni (salvo quando sono a Roma o quando gli impegni di governo regionale richiedono la mia presenza altrove). Quasi tutti i giorni mi occupo di tematiche relative all’edilizia sanitaria. In queste settimane ho richiesto molte informazioni agli uffici, fra cui una situazione aggiornata delle opere programmate; sto attendendo un prospetto aggiornato con le risorse effettivamente disponibili. Anche gli aspetti economico finanziari (che oggettivamente non appassionano) vanno verificati con cura, perché si tratta di impegni molto importanti e di un passaggio epocale per il Piemonte.

Del nuovo Ospedale di Cuneo ho sentito molto parlare in campagna elettorale, quasi come una cosa già fatta. Ho letto in rassegna stampa qualche intervento del Sindaco di Cuneo un po’ stonato. Sono stato eletto in provincia di Cuneo e sono spesso a Cuneo; comprendiamo le necessità ed esamineremo tutte le possibilità dal punto di vista tecnico e finanziario. Prima di “finire” l’Ospedale di Cuneo (un ospedale non si costruisce in 15 giorni) mi auguro di vedere la messa in funzione (perché non lo inaugureremo), dell’Ospedale di Verduno. Ieri ho incontrato i direttori dei lavori, l’impresa costruttrice ed i vertici dell’ASL CN2 e, come tutti, spero che in pochi mesi l’opera venga correttamente e completamente terminata.

La tematica delle Liste d’attesa è una delle emergenze di ogni struttura sanitaria e di ogni territorio. Come intende procedere?
Il tema delle liste d’attesa va affrontato su più livelli, dalla prescrizione (es. appropriatezza), alle modalità di erogazione delle prestazioni, ai luoghi presso i quali le prestazioni vengono erogate, distinguendo per le modalità (strutture pubbliche e convenzionate). La Regione ha assegnato risorse per il Governo delle liste d’attesa, che le ASR spenderanno in larga parte nel 2019. Quest’autunno effettuerò un monitoraggio che, sottolineo, sarà volto a verificare il grado di soddisfacimento dei bisogni, a parità di spesa, delle ASR. Mi dispiacerebbe molto essere costretto a constatare come, nel 2019, ci siano ASR e territori che hanno un’elevata contribuzione pubblica (quote capitarie), liste d’attesa lunghe e utenti –comprensibilmente- insoddisfatti.

All’Asl AL è scoperta da DG. Due sono rette da commissari (AT e BI). Pensa di fare le nomine ora o pensa ad un nuovo albo? Ha già incontrato i DG del Piemonte?
Per l’ASL di Alessandria provvederemo alla nomina di un commissario il prima possibile. Non abbiamo ancora stabilito se nominare commissari e/o direttori generali per Asti e Biella. Non ho ancora potuto incontrare tutti i direttori generali, anche perché il territorio è vasto e ogni giorno, come le raccontavo, dedico ore all’edilizia sanitaria. Ho però esaminato, con preoccupazione, i bilanci di previsione 2019, che ipotizzanoprevedono ben 454 milioni di euro di perdita, un dato che mi auguro sia eccessivamente prudenziale. Il confronto per l’equilibrio di bilancio deve essere fra bilanci consuntivi, non fra il bilancio di previsione ed il bilancio consuntivo. Se la perdita di 454 milioni fosse correttasussistente allora Piemonte si avvierebbe inesorabilmente ad un nuovo Piano di rientro e dovremmo prendere atto della sostanziale incapacità dei direttori generali di amministrare le aziende affidate loro.   

Claudio Risso

11 luglio 2019
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