Piemonte. La Regione finanzia la radiologia domiciliare: 200 mila euro per il 2016
Arriva dalla Città della Salute di Torino il modello di radiologia domiciliare da “declinare in tutto il Piemonte” alla luce degli “ottimi risultati” ottenuti nella fase sperimentale. Approvato anche lo screening radiologico per individuare tempestivamente casi di Tbc nei migranti del programma “Triton Frontex”.
26 SET - Si chiama R@dhome e fino ad oggi è stato un progetto di radiologia domiciliare sperimentale; lo gestisce dal 2007, nella Città della Salute e della Scienza di Torino, l'equipe della Radiologia 2 diretta da Ottavio Davini. Da oggi diventa un modello finanziato in modo costante e strutturato e “da declinare in tutto il Piemonte, alla luce degli ottimi risultati che ne hanno suggerito prima la prosecuzione ed ora l’estensione”. Ad annunciarlo è una nota dell’assessorato alla Salute della Regione Piemonte che riferisce come questa mattina la Giunta regionale, su proposta dell'assessore alla Sanità,
Antonio Saitta, ha approvato per l'anno in corso il finanziamento di 200.000 euro alla Città della Salute e della Scienza di Torino, individuata quale Centro di riferimento regionale per la radiologia domiciliare.
“Prima esperienza in Italia e tra le prime al mondo in ambito pubblico”, l'obiettivo di R@dhome è garantire assistenza radiologica a persone anziane, disabili o comunque in condizioni tali per cui il trasporto in ospedale sarebbe eccessivamente difficoltoso.
“Vogliamo diffondere questo progetto, attivo già oggi nella To3 e in alcune zone del Cuneese - spiega l'assessore Saitta nella nota - incrementandolo fortemente nella realtà torinese e nel resto del Piemonte. La radiologia domiciliare rispecchia perfettamente il nostro obiettivo di coniugare l'attività ospedaliera con la rete di assistenza territoriale, perchè si rivolge a persone allettate e non deambulanti direttamente al loro domicilio oppure nelle Rsa o nelle strutture con letti di continuità assistenziale, per gli esami radiologici senza bisogno di farle arrivare in ospedale”.
“Con il dottor Davini - prosegue Saitta - ho seguito in questi due anni l'evoluzione positiva del progetto sperimentale e mi sono convinto della necessità di dare certezza di tempi e di finanziamento per poterlo diffondere: oggi lui ha il compito di coinvolgere i medici di famiglia, in particolare a Torino, per portare la radiologia a domicilio ai tanti pazienti cronici del territorio”.
I pazienti cui il progetto si rivolge sono quelli affetti da:
• patologie neurologiche degenerative/progressive in fase avanzata;
• in fasi avanzate e complicate di malattie croniche;
• patologie polmonari, cardiache, oncologiche, osteoarticolari;
• pazienti sottoposti a interventi ortopedici per traumi o gravi patologie osteoarticolari;
• pazienti disabili con difficoltà di movimento o non deambulanti, pazienti in condizioni di non autosufficienza, fragilità e con patologie in atto.
Il progetto R@dhome, spiega la nota regionale, “sarà esteso alla popolazione carceraria, ma avrà anche una declinazione rivolta alle attività di screening radiologico della malattia tubercolare rivolto ai migranti del programma ‘Triton frontex’, provenienti da paesi ad alta endemia”. Per questo specifico progetto, affidato sempre alla Città della Salute e della Scienza, che si avvale della collaborazione del SeReMi, il finanziamento è di 30.000 euro. “In questo caso - spiega Saitta - l'attivazione di un servizio radiologico mobile in un hot spot può garantire la massima tempestività nell'identificare eventuali casi di tubercolosi, permettendone il trattamento precoce”.
26 settembre 2016
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