Piemonte. Ipasvi: “Mancano 2.500 infermieri, senza nuove assunzioni in crisi l'assistenza regionale”
E' il dato piemontese emerso dalla ricerca condotta a livello nazionale dalla Federazione Nazionale Collegi Infermieri. In particolare 1.060 risultano urgenti, per garantire il rispetto della Direttiva europea sugli orari di lavoro. “Gli strumenti per il potenziamento dell'assistenza già ci sono: con l'assunzione di nuovo personale si potrebbe rispondere, anche in tempi rapidi, al bisogno di salute della popolazione”.
03 DIC - Sul territorio piemontese, per rispondere in modo adeguato ai bisogni di salute della popolazione, secondo il nuovo modello di assistenza integrata ospedale-territorio previsto dal Patto per la Salute, mancano circa 2.500 infermieri. È quanto emerge dalla ricerca condotta a livello nazionale da Ipasvi, Federazione Nazionale Collegi Infermieri. Di questi, 1.060 risultano urgenti, per garantire il rispetto della Direttiva europea sugli orari di lavoro recentemente entrata in vigore,
per non compromettere la sicurezza di pazienti e personale infermieristico.
“I nostri professionisti sono preparati e i modelli per rinnovare l'organizzazione dei servizi ci sono – afferma
Maria Adele Schirru, presidente del coordinamento Collegi Ipasvi Piemonte - ma devono essere calati nella nostra realtà regionale: dall'Infermiere di famiglia, già attivato in altre regioni e anche, come caso isolato, in alcune province piemontesi, alle Unità di degenza a gestione infermieristica previste dal Patto per la Salute. Gli strumenti per il potenziamento dell'assistenza, con particolare riferimento al territorio, esistono già quindi e sono pronti da usare: con l'assunzione di nuovo personale si potrebbe rispondere, anche in tempi rapidi, al bisogno di salute della popolazione piemontese”.
L'Organizzazione mondiale della Sanità ha da tempo sottolineato il ruolo chiave della figura dell'infermiere nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, con particolare riferimento alla salute. “L'Oms in particolare – ricorda Maria Adele Schirru – insiste sul fatto che il coinvolgimento della professione infermieristica in tutti i settori dell'assistenza e della cura e per tutta la durata della vita è particolarmente importante proprio per sostenere e garantire l'impegno pubblico verso la centralità delle persone nei sistemi e nei programmi sanitari”.
“Pur essendo già in affanno – conclude Schirru – gli infermieri del servizio pubblico piemontese fino a oggi sono riusciti a reggere il carico di lavoro e a sostenere il sistema, ma solo grazie alla volontà e all'abnegazione degli operatori. Senza un intervento adeguato, le conseguenze del recepimento della normativa Ue sul giusto orario di lavoro in sanità pubblica rischiano di essere insostenibili. Chiediamo di poter assistere i pazienti delle strutture regionali in maniera adeguata, dignitosa e garantendo la sicurezza delle cure”.
03 dicembre 2015
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