Piemonte. Al S. Anna un servizio di supporto per le donne gravidanza che potrebbero abortire. Ed è polemica
Una convenzione con la Federazione del Movimento per la Vita consentirà di avere all’interno dell’ospedale dei volontari a supporto delle donne che “potrebbero prendere in considerazione la scelta dell’interruzione di gravidanza o che addirittura si sentono costrette a ricorrervi per mancanza di aiuti”, spiega la Regione. Ma i cittadini di dividono: “Più educazione sessuale nelle scuole e meno chiesa nei servizi pubblici”, “Ma seguire invece quelle che scelgono di farli e poi cadono nella depressione post partum?”, alcuni dei commenti.
31 LUG - Nell’ospedale Sant'Anna di Torino saranno presenti dei volontari che offriranno “supporto concreto e vicinanza alle donne in gravidanza e cercare di superare le cause che potrebbero indurre all’interruzione”. Ad annunciarlo la Regione in una nota. Il Piemonte
torna così al centro dell’attenzione per le sue politiche anti abortiste a firma, ancora una volta, dell'assessore alle Politiche sociali
Maurizio Marrone.Con una convenzione sottoscritta alla presenza di Marrone, del direttore generale dell'AOU Città della Salute
Giovanni La Valle, del direttore sanitario del Sant'Anna
Umberto Fiandra e del presidente regionale della Federazione del Movimento per la Vita
Claudio Larocca, la Regione si pone infatti l’obiettivo di “fornire supporto e ascolto alle gestanti che ne abbiano necessità, nell’ambito di un più generale percorso di sostegno durante e dopo la gravidanza alle donne che vivono il momento con difficoltà e che potrebbero quindi prendere in considerazione la scelta dell’interruzione di gravidanza o che addirittura si sentono costrette a ricorrervi per mancanza di aiuti”.
"Ogni volta che una donna abortisce perché si è sentita abbandonata di fronte alla sfida della maternità siamo di fronte a una drammatica sconfitta delle istituzioni - dichiara l'assessore Marrone - Per questa ragione aprire nel principale ospedale ostetrico-ginecologico del Piemonte uno spazio dove donne e coppie in difficoltà possano trovare aiuto nei progetti a sostegno della vita nascente è una conquista sociale per tutta la comunità, soprattutto in questa stagione di preoccupante inverno demografico. La convenzione completa il ciclo di iniziative lanciate dal 2020 con lo stop alla RU486 nei consultori raccomandata dalle linee guida Speranza, con la registrazione dei Centri di aiuto alla vita presso le Asl e l’avvio del fondo regionale Vita nascente, consacrando il Piemonte come avanguardia della tutela sociale della maternità, che diverse altre regioni italiane stanno prendendo a modello".
Il Sant'Anna è il presidio sanitario primo in Italia per numero di parti, con 6.590 nuovi nati nel 2022, e anche l'ospedale piemontese in cui si effettua il maggior numero di interruzioni di gravidanza, con circa 2.500 casi nel 2021 (il 90% do quelle effettuate a Torino e circa il 50% di quelle a livello regionale).
Cosa faranno i volontariL'attività, spiega la Regione, verrà svolta da “volontari scelti tra quelli con maggiore esperienza nell’accompagnamento in gravidanze difficili ed appositamente formati per questo nuovo ruolo, eventualmente anche con il supporto ed il coordinamento del personale sanitario a ciò disponibile. Nel concreto opereranno su appuntamento in una stanza dedicata all’accoglienza e all’ascolto”.
Le utenti potranno essere indirizzate al servizio direttamente dal personale sanitario della struttura o potranno contattare i volontari mediante il numero verde e la chat Sos Vita. “Individuate le criticità nel colloquio, si potranno fornire ascolto, vicinanza e aiuti concreti, materiali ed economici, potendo anche contare sulla rete dei Centri del fondo “Vita Nascente” della Regione, che consente il rimborso di spese legate alla gravidanza e ai primi anni di vita del bambino, e su progetti economici messi a disposizione dal Movimento per la Vita, come il Progetto Gemma”, conclude la nota.
I cittadini si dividono L’iniziativa ha provocato la reazione indignata di una parte dei cittadini. I commenti al post di Facebook in cui si annuncia la notizia sono, ad oggi, tutti contrari: “Pù educazione sessuale nelle scuole e meno chiesa nei servizi pubblici: un problema si affronta all'origine, non nelle conseguenze e la causa è l'atteggiamento retrogrado dei sepolcri imbiancati”, scrive un utente. “Poi mi raccomando dopo che avete circuito una donna e siete riusciti nell’intento di evitare la sua autodeterminazione, continuate a fregarvene e sparire nel nulla dopo la nascita…continuando a fare orecchie da mercante su politiche di supporto alle madri, garanzie di salari adeguati, servizi all’infanzia…”, commenta un altro.
“Se le associazioni pro vita iniziano ad entrare negli ospedali/enti pubblici è davvero la fine! Siete ridicoli! Iniziate a dare aiuti concreti alle famiglie e smettetela con queste inutili chiacchiere da chiesa!”, si legge ancora. “Siete dei BUFFONI. Le donne hanno già i consultori a cui rivolgersi in caso di dubbio! Non servono stanze gestite dal movimento oscurantista e bigotto che chiamate “per la vita”. Vi dovreste solo vergognare!”.
“Ma seguire invece quelle che scelgono di farli e poi cadono nella depressione post partum? In gravidanza tutte trattate come dee, dopo che hai partorito sono tutti fatti tuoi e "ci dovevi pensare prima". Per non parlare degli anni a seguire dove se non hai una rete sociale a cui appoggiarti, o patrimoni che ti permettano di creartela a pagamento (tate, nidi, ecc) sei finita!”, dice un’altra cittadini in mezzo ad altri commenti che vanno da “Politica contro le donne. Questo fate”, a “Remate contro la libertà di decidere delle donne. Sono decisioni sofferte. Inoltre rischiate di avere un incremento di interruzioni clandestine per evitare di finire sotto processo”.
Ma c'è anche chi è d'accordo con la Regione. “Credo che non sia un servizio contro le Donne, ma uno a favore della vita. Non credo che vada ad influire a favore dell'illegalità clandestina, molte volte dei problemi che possono apparire insormontabili, in realtà si possono risolvere, basta semplicemente un dialogo con persone preparate. Poi in ogni caso la decisione è sempre in capo a chi si è recato in Ospedale...”, si legge tra i commenti. “Perché no, se il servizio funzionerà correttamente come è stato presentato e non obbligherà nessuno a fare scelte non volute ,ma sosterrà solo, perché no, forse qualche bimbo sarà salvato”, commenta un altro cittadino.
31 luglio 2023
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