La responsabilità della scelta e quella della 'colpa' ricadono sul singolo cittadino. Sembra ormai esser diventato questo l'indirizzo che caratterizza scelte e indicazioni da parte delle Istituzioni nella lotta al Covid. Vediamo tre passaggi chiave in tal senso.
Il caso AstraZeneca. La scorsa settimana, dopo l'ennesimo
pronunciamento dell'Ema sul vaccino AstraZeneca con il quale, pur riconoscendo il probabile ma non ancora dimostrato nesso causale con alcuni rari fenomeni trombotici e tromboembolici a carico dei seni venosi cerebrali associati ad un basso livello di piastrine, non ha posto alcuna limitazione al vaccino dal momento che, sulla base delle evidenze disponibili, non è stata trovata alcuna correlazione tra un possibile maggiore rischio per determinate fasce d'età o per genere. Nonostante questo, la circolare del Ministero della Salute ha disposto un utilizzo
in via preferenziale di questo vaccino per gli over 60, sottolineando però che AstraZeneca resta approvato per tutti gli over 18 e non è quindi vietato il suo utilizzo anche per le altre fasce d'età. La responsabilità della scelta viene quindi scaricata in parte sul medico che dovrebbe nel caso disattendere le indicazioni preferenziali del Ministero della Salute e, soprattutto, sul cittadino che dovrebbe per sua scelta richiederlo. E in tal senso pare si siano iniziati a registrare i primi rifiuti da parte di medici che non avrebbero voluto assumersi la responsabilità della scelta di vaccinare under 60 con AstraZeneca scostandosi dalle indicazioni preferenziali della circolare.
I tempi per la seconda dose di Pfizer e Moderna. E ancora, un'altra
circolare del Ministero della Salute, ribadendo che l’intervallo ottimale tra le dosi è, rispettivamente, di 21 giorni per il vaccino Pfizer e di 28 giorni per quello di Moderna, ha disposto che in caso di necessità è possibile dilazionare di alcuni giorni la seconda dose non superando l’intervallo di 42 giorni per entrambi i vaccini a mRNA. In questo caso la scelta sullo stato di necessità, così come la scelta di dilazionare l'intervallo di tempo tra le due dosi, viene scaricata sulle Regioni o sui singoli centri vaccinali sulla base delle disponibilità.
I 'furbetti' del vaccino. E arriviamo alla contestata conferenza stampa di Draghi con l'accusa allo "
psicologo 35enne". Anche in questo caso è quantomeno singolare che il premier, dopo aver rivisto il Piano vaccini, rivisto il documento ad interim sulle categorie da vaccinare in via prioritaria, disposto con il Decreto legge 44/2021 l'obbligo vaccinale per gli operatori sanitari estendendolo anche a quelli socio-sanitari e di interesse sanitario che lavorano nel settore pubblico, privato, farmacie, parafarmacie e studi professionali, scarichi poi la responsabilità sui singoli facendoli passare per 'furbetti' per aver ottemperato a quanto da lui disposto.
La colpa dei singoli sarebbe in questo caso quella di non aver rifiutato la prestazione, dimenticando forse che proprio la mancata adesione all'obbligo comporterebbe una segnalazione all'Ordine con la possibilità di essere sospesi dalla propria attività lavorativa fino alla fine della campagna vaccinale. Ma anche volendo sorvolare su questo punto, resta incomprensbile la scelta di scaricare la responsabilità della contestata vaccinazione sul singolo cittadino e non sulla Regione che l'ha programmata e resa possibile.
È semplice attribuire la colpa ai singoli quando le Istituzioni non si assumono la responsabilità di scelte chiare e nette.
Giovanni Rodriquez