Meno matrimoni e convivenze, meno occupati e soprattutto più over 25 inattivi. Ma anche più propensione verso l’autonomia economica, lavorativa e abitativa, mentre in generale tra i giovani lombardi, rispetto al 2017, il grado di ottimismo verso il futuro sembra essere aumentato. Così come sono in crescita i giovani che indicano nelle capacità di adattamento le soft skill necessarie per riuscire nella vita.
Queste, in sintesi, le principali indicazioni emerse dalla ricerca svolta da Polis_Lombardia “
Le esigenze dei giovani residenti in Lombardia”, presentata ieri pomeriggio in un webinar cui hanno partecipato il Presidente del Consiglio regionale,
Alessandro Fermi, il Vice Presidente,
Carlo Borghetti e
Curzio Trezzani, Presidente della Commissione consiliare Cultura.
L’indagine, che rientra nell’annuale attività di ricerca “Il Consiglio ascolta”, promossa dall’Ufficio di Presidenza, si basa su un questionario somministrato dall’agenzia Noto a un campione di 2.000 giovani tra i 18 e i 34 anni, abitanti in Lombardia. Il panel ha esaminato le conseguenze della pandemia sulla situazione familiare e abitativa, sui progetti per il futuro, la condizione degli studenti, dei lavoratori e dei Neet. I dati fanno emergere vari trend sociodemografici, evidenziando alcune ripercussioni della pandemia sugli under 35: tra tutte, la percentuale di oltre un terzo di studenti che dichiarano di aver avuto problemi con la formazione a distanza, giovani per lo più riferiti all’istruzione secondaria. Oppure l’entrata nella condizione di Neet dei giovani laureati e degli over 25, mentre la disoccupazione ha riguardato con maggiore frequenza le giovani donne, i giovani in condizioni economiche di difficoltà e gli stranieri.
Dai risultati emerge che, se con la pandemia in fondo non è cambiato nulla per il il 44% degli intervistati, con appena un 15% di realmente soddisfatti per il suo miglioramento, ben il 41% valuta la propria vita peggiorata e molto. Chi si sente più frustrato dal contesto attuale di limitazione sono gli studenti con il 51% di contro ad un 35% degli studenti che lavorano pure e il 38% degli under35 che lavorano. Rispetto all’area di residenza è da sottolineare un leggero prevalere della percezione di miglioramento tra quanti abitano nell’area milanese rispetto a quanti invece risiedono nelle altre aree.
Ma se lo sguardo dei giovani lombardi si sposta sul futuro allora questo comincia ad essere immaginato come più roseo e positivo. Le sensazioni rispetto al futuro rendono ottimista un complessivo 59% del campione giovanile che diviene del 65% per studenti lavoratori, seguiti da i Neet (coloro che non partecipano al mercato del lavoro e non studiano) con il 59%, gli studenti con il 58% e i lavoratori con il 55%.
In questo scenario le principali fonti di preoccupazione manifestate dai giovani lombardi riguardano in primo luogo la crisi economica per il 33% al pari della pandemia che lascerà complessi strascichi psicologici, soprattutto in soggetti più esposti, qui i giovani, con studenti-lavoratori al 37% ed un’omogeneità tra gruppi per residenza o per età. Subito dopo la disoccupazione, problema strutturale di difficile soluzione con il 28%, cui si collega la precarietà del lavoro, esplosa in questi anni di liberalizzazioni unilaterali, con il 24%, e problematiche ambientali, altro tema topico, per il 20%; tutte posizioni gerarchicamente simili tra gruppi giovanili, per età e area di abitazione.
“Complice la pandemia - ha evidenziato nel corso della presentazione il al Presidente del Consiglio regionale,
Alessandro Fermi (FI) -, nel 2020, secondo quanto certificato dall’ISTAT, si è registrato il minor numero di nascite nella storia del nostro Paese. Vi è però una speranza: sfogliando la ricerca, mi ha colpito molto che il 73% degli interpellati dichiari che vorrebbe avere in futuro tra i 2 e 3 figli. E’ confortante sapere che, nonostante il COVID abbia rallentato progetti di vita e aspirazioni familiari, i giovani hanno comunque fiducia nel futuro”.
Tuttavia, ha proseguito Fermi, preoccupa “il fenomeno dei giovani che non studiano e non lavorano, i Neet, significativo anche nella nostra regione e che riguarda il 25% degli interpellati. Un dato che siamo chiamati a invertire al più presto e di cui ci dobbiamo assolutamente preoccupare perché per questi giovani il rischio di un allontanamento dalla società è concreto e pericoloso. La politica, ma non solo, deve raccogliere questa sfida. Siamo chiamati a varare un patto con le nuove generazioni: perché la qualità del futuro di un territorio è strettamente connessa alla valorizzazione delle persone che vivono al suo interno. Solo dal genio che i nostri giovani esprimeranno, avvieremo quel miglioramento come comunità che da tempo auspichiamo. Questa è la convinzione che ci deve guidare, perché realizzare i bisogni dei giovani e soddisfare i loro desideri è condizione imprescindibile per rimettere in gioco e in movimento la nostra società”.
E di risorsa da non sprecare ha parlato Curzio Trezzani (Lega), Presidente della Commissione consiliare Cultura che ha sottolineato la necessità di investimenti mirati:“I giovani -ha detto- sono la risorsa più importante di Regione Lombardia. Investire nei giovani vuol dire investire e credere nel futuro, significa riporre in qualcuno le proprie speranze per un divenire migliore per tutti. Il Consiglio regionale crede davvero nei giovani e, per quanto possibile nelle proprie competenze, l’ha dimostrato approvando all’unanimità delle forze politiche a novembre scorso la Risoluzione sulle politiche giovanili che ha elaborato la Commissione che presiedo. Questa Risoluzione comprende nelle premesse, divise per tematiche, soluzioni già adottate da Regione Lombardia, mentre nella parte finale ci sono gli impegni puntuali rivolti alla Giunta regionale. Gli ambiti di intervento sono a 360 gradi e toccano tutte le direzioni generali e gli assessorati, ora che noi Consiglieri regionali abbiamo dato l’indirizzo siamo in attesa di una vera e propria legge quadro che tradurrà quanto previsto nella Risoluzione, così da avere per i prossimi anni sulle politiche giovanili la strada tracciata, con rotta sicura verso il futuro”.
Tutti spunti che serviranno a indirizzare il policy maker regionale nelle future azioni volte ai giovani, tra cui interventi rivolti a ricostruire un contesto favorevole da un punto di vista economico e lavorativo, focalizzando l’azione pubblica verso politiche per favorire l’autonomia.
Al termine della presentazione, condotta da
Antonio Noto (Noto Sondaggi),
Stefano Testoni, PoliS-Lombardia e da
Laura Terzera, professore di Demografia all’Università degli Studi di Milano-Bicocca. È intervenuto anche l’assessore regionale allo Sviluppo Città metropolitana, Giovani e Comunicazione,
Stefano Bolognini, il quale ha annunciato che “entro l’anno verrà discussa una legge quadro sulle politiche giovanili, la prima legge regionale a favore degli oltre un milione 750mila giovani tra i 15 e i 34 anni, pari al 17% della popolazione lombarda”.
Nelle conclusioni, Carlo Borghetti, Vice Presidente del Consiglio regionale ha espresso soddisfazione per i risultati dell’indagine “che saranno alla base nei prossimi mesi del lavoro del Consiglio regionale in vista della prossima legge regionale in materia. La ricerca ha evidenziato anche risvolti positivi, indicazioni di speranza ed ottimismo non scontati, cui la politica deve rispondere con responsabilità per non deludere le attese e nella consapevolezza che il mondo di domani può essere migliorato a partire dai giovani. Per questo sarà fondamentale aiutare e incentivare la capacità di autonomia, valorizzando le competenze e la formazione anche attingendo alle risorse europee. Ora c’è la concreta possibilità di mettere in atto investimenti cospicui e rapidi. La politica può fare molto, deve fare bene e in fretta”.