toggle menu
QS Edizioni - sabato 17 agosto 2024

Studi e Analisi

Ecco perché non avrei confermato Speranza

di Ivan Cavicchi
immagine 15 febbraio - Speranza, certamente è un ministro che ha gestito come meglio ha potuto il gestibile (anche se tanti errori sono stati commessi) ma, non ci pare il politico con in testa una “transizione” cioè con un pensiero di riforma in grado, alla luce della pandemia, di cambiare il sistema sanitario e le sue politiche
Il nuovo governo è oggettivamente più forte di quello che l’ha preceduto. Per il paese, soprattutto oggi, è un vantaggio.
 
Almeno quattro i plus:
• una notevole crescita del proprio expertise soprattutto nei confronti delle funzioni chiave e delle necessità primarie in gioco,
• una notevole crescita del “policy power” riconducibile ad una estensione “quasi nazionale” del quadro di governo,
• una transizione da governare senza precedenti “soldi contro cambiamento”,
• una crescita importante del nostro grado di negoziazione in campo europeo e internazionale.
 
Speranza è stato confermato, a parte Cencelli, perché si è ritenuto poco saggio sostituire un ministro della Salute in piena pandemia anche se in piena pandemia si è cambiato addirittura un governo.
 
Egli, come dicono i matematici è il “continuo” chiamato, nel nuovo governo, a diventare “discreto” cioè ad allineare le sue vecchie idee con lo spirito transitivo quindi riformatore di Draghi.
Impresa, direbbe mia nonna, tutt’altro che scontata .Se uno nasce “quadrato”, diceva, è improbabile che egli possa essere “tondo”.
 
Speranza, certamente è un ministro che ha gestito come meglio ha potuto il gestibile (anche se tanti errori sono stati commessi) ma, non ci pare il politico con in testa una “transizione” cioè con un pensiero di riforma in grado, alla luce della pandemia, di cambiare il sistema sanitario e le sue politiche.
 
Sono note le mie riserve su Speranza, (QS 6 aprile, 27 aprile, 9 settembre, 14 settembre 2020, ecc.), come è nota la mia lettera aperta, a proposito di Recovery fund, scritta all’indomani della sua audizione in parlamento (Blog de ilfattoquotidiano.it, 7 settembre 2020). Per non tacere del saggio appositamente scritto per lui e pubblicato sulla rivista di F. Bertinotti e di A. Gianni in “Alternative per il socialismo” (aprile-maggio-giugno 2020) .
 
Meno noto è che Speranza alle critiche da sinistra da perfetto democratico ha sempre risposto con l’indifferenza quale negazione dell’avversario.
 
Per cui la conferma di Speranza, come ministro, non riduce le mie perplessità nei suoi confronti, ma le accentua. Del resto tra noi due chi ha una idea di riforma, giusta o sbagliata che sia, sono io non lui. Ciò che Speranza nega è esattamente ciò che non ha. Ma ciò che non ha purtroppo è ciò che ci servirebbe.
 
Per cui penso che se Speranza non farà lo sforzo politico di diventare “tondo” la scelta di confermarlo potrebbe rivelarsi un errore.
 
La questione è soprattutto di scelta politica: usiamo i soldi del recovery fund per potenziare questo sistema tale e quale, costi quel che costi, o li usiamo per riformare il sistema perché la pandemia e 40 di Ssn hanno dimostrato tutte le sue profonde magagne?
 
Speranza, come dicevo, fino ad ora non ha mostrato di avere idee su come riformare la sanità, per cui è per spendere il più possibile quindi per potenziarla (assunzioni, assistenza territoriale, aumento dei posti letto in ospedale, ecc.).
 
Ma se accettiamo la distinzione di Draghi “spesa buona” e “spesa cattiva” e si considera:
• buona, quella che sviluppa ma riforma spazzando via diseconomie, anti-economie, regressività, diseguaglianze e ingiustizie,
• cattiva quella che si condanna all’insostenibilità perché spende a diseconomie e ingiustizie invarianti…
 
…come fa Speranza ad essere in sintonia con Draghi e come fa Draghi ad accettare una improduttività della crescita della spesa sanitaria tanto sfacciata quanto insostenibile del suo ministro della salute?
 
Staremo a vedere. Passiamo ora alla campagna vaccinale. Per Draghi e per tutti noi essa è la priorità delle priorità ma sino ad ora Speranza non mi sembra che abbia tirato fuori particolari idee dando l’impressione che questa campagna, esiziale in tutti sensi, sia riducibile ad un problema di disponibilità dei vaccini e di “primule” cioè di organizzazione dei mezzi disponibili.
 
Ma non è così. Si tratta di una gara di velocità tra il vaccino e il virus sapendo che se le varianti del virus accresceranno la contagiosità, nella popolazione, l’obiettivo della soglia di gregge si allontanerà sempre di più.
 
Questa gara di velocità si vince quindi con misure straordinarie per esempio:
• seguendo l’esempio di Mandela quando sollevò nei confronti dell’Aids il problema dell’accesso equo ai farmaci e quindi il problema dei brevetti e imponendo a big pharma di rilasciare ai paesi bisognosi per lo meno le licenze di fabbricazione,
• allargando ad esempio il più possibile il numero dei vaccinatori quindi reclutando oltre i medici anche figure professionali diverse (qui si che la task shifting sarebbe giustificata),
• organizzando la vaccinazione di comunità, quindi coinvolgendo i comuni con delle deleghe precise al fine di fare della comunità il primo soggetto di autotutela e di mobilitare H 24 l’intero territorio, quindi usando tutti gli spazi del territorio utili,
• organizzando il necessario consenso informato, perfezionando i sistemi di farmacovigilanza, mettendo in atto una massiccia campagna di informazione alla gente,
• prevedendo la possibilità di vaccinare nei luoghi di lavoro delle persone usando le figure sanitarie deputate,
• prevedendo una dispensazione dei vaccini anche a domicilio
• organizzando un registro o una anagrafe nazionale delle vaccinazioni e delle non vaccinazioni,
• intervenendo in modo mirato sui cittadini esitanti assistendoli nelle loro decisioni, ecc.
 
Sono tutte idee che interpretano la campagna vaccinale come una “mobilitazione sociale” e che abbisognano ovviamente di preventivi accordi politici, di scelte politiche, ma soprattutto di una volontà politica.
Ma di tutta questa attività, fino ad ora, non ho visto niente a parte le solite idee sul ricorso ai militari e sugli immancabili medici di medicina generali usati come riders.
 
Insomma ho paura che se ha ragione mia nonna allora potrebbe darsi che aver riconfermato Speranza, Cencelli a parte, non sia stata una buona idea.
Può darsi che al tempo delle biotecnologie il pessimismo ontogenetico di mia nonna sia superato. Ma intanto nessuno ci dà la certezza, pur con il governo Draghi, che Speranza nato “quadrato” possa diventare “tondo”. Per saperlo davvero dobbiamo aspettare e vedere se ci riesce. E se Speranza non diventasse tondo come la mettiamo?
 
Io, comunque, date le circostanze, se fossi stato in Draghi, il rischio, considerando tutto, non lo avrei corso.
 
Ivan Cavicchi
15 febbraio 2021
© QS Edizioni - Riproduzione riservata