L’industria dentale si salva con l’export. Negli ultimi due anni, in cui la crisi ha colpito più pesantemente il nostro continente, il fatturato delle esportazioni ha infatti segnato un complessivo +15,2% (+7,4% nel 2010 e +7,8% nel 2011). Un mercato che per l’industria italiana in generale vale 422 milioni di euro, il 61,3% del fatturato totale. E proprio grazie alle esportazioni l’industria italiana segna un +5% rispetto al fatturato dello scorso anno, toccando 688 milioni di euro contro i 654 del 2010 e i 615 del 2009. Il fatturato totale del mercato finale interno (quello riferito al valore degli acquisti effettuati da studi e laboratori) segna un minimo incremento (+1%) rispetto a quello del 2010 raggiungendo i 1.188 milioni di euro (nel 2010 era di 1.177 nel 2006 1.097). Nel 2011 rispetto al 2010 crollano le vendite di attrezzature da laboratorio (-7,3%), crescono leggermente quelle delle attrezzature per lo studio (+2,3%), la vendita di prodotti di consumo nei laboratori odontotecnici (+1,1%), e quelli dello studio odontoiatrico (+05%).
I dati sono stati presentati oggi durante una conferenza stampa organizzata a Rimini in occasione del 55° Congresso degli Amici di Brugg, associazione che ha obiettivo l’aggiornamento sulle tecniche, sui materiali e sulle attrezzature utilizzate da dentisti e odontotecnici, e certificano definitivamente l’apprezzamento dei prodotti realizzati dall’industria italiana ma confermano anche una sofferenza del mercato italiano. Dalle proiezioni elaborate dalla Key-Stone, società specializzata in ricerche di mercato, il primo quadrimestre del 2012 segna un -3% complessivo. Per il sesto anno consecutivo Unidi (Unione Nazionale Industrie Dentarie Italiane) analizza il mercato della produzione e distribuzione, che segnano sia un calo delle vendite sia delle attrezzature da laboratorio (-18,6%) che quelle da studio (-8%) nonostante lo sviluppo delle nuove tecnologie, cosi come la vendita di materiale da consumo sia dello studio che del laboratorio (-1,7%).
“Il progetto di analisi di settore intrapreso in questi anni da Unidi in collaborazione con la Key-Stone - spiegano il presidente Unidi Mauro Matteuzzi e Roberto Rosso presidente Key-Stone - punta ad analizzare il mercato dal punto di vista del fatturato delle aziende che producono e distribuiscono i prodotti in Italia in modo da monitorarlo negli anni con dati confrontabili tra loro. Per fare questo, vengono contattate le aziende del settore della produzione e della distribuzione rappresentative già considerate negli anni precedenti: di queste sono stati analizzati i bilanci; di quelle al di sopra un certo fatturato sono state acquisite e studiate anche le relazioni di gestione. Oltre a questi parametri sono stati valutati il fatturato di produzione o distribuzione e quello legato all’esportazione o importazione ed i canali di distribuzione utilizzati per immettere sul mercato i prodotti. Per la vendita nazionale viene ricercata e quantificata la tipologia di vendita: se in forma diretta e o tramite depositi dentali”.
“Considerando che, mediamente, i prodotti italiani hanno un prezzo superiore rispetto a quelli di molti altri concorrenti (soprattutto provenienti dai paesi asiatici) – proseguono Matteuzzi e Rosso - il continuo incremento dell’export premia gli investimenti che l’industria italiana del settore dentale ha fatto in termini di ricerca e qualità di produzione ritagliandosi la fiducia dei professionisti dei 5 continenti che cercano nei prodotti e nelle attrezzature affidabilità, qualità e design. Ma non solo, il dato positivo premia la politica di Unidi verso l’attivazione di una serie di servizi creati per favorire le aziende associate ad incrementare la promozione dei loro prodotti all’estero”.