Il Covid-19 fa oramai parte, ovunque, del quotidiano. E' entrato nelle intimità delle nostre famiglie. Ci ha reso diffidenti, tanto da rendere sospetti persino i condomini. Ha generato tensioni e paure che ne hanno rovinato la routine. Ha trasformato anche quel po' di tranquillità, conquistata a fatica nel girotondo della crisi economica, in affanno e profonda preoccupazione.
Pochi giorni all'alba
Alla gimkana delle precauzioni, spontanee e indotte, e alla turbolenza dei divieti e delle classificazioni imposti, rispettivamente, dai Dpcm e dalle ordinanze ministeriali ha fatto tuttavia da eco positiva l'arrivo del vaccino. Prescindendo da chi sia il suo produttore «in maglia rosa», è arrivata la soluzione. Diciamola tutta, in tempi di record.
Si spera che non si faccia con l'efficacia del vaccino quanto si è fatto con la pericolosità del Sars-Cov-2, trattato (male) in un range che andava da semplice virus influenzale (per gli incoscienti) a quello che invece fosse davvero.
Il vaccino c'è, tra non molto sarà disponibile per tutti, passando per l'ovvia prelazione spettante ai soggetti a rischio. Quindi, tutti pronti sul filo di lana per approfittarne. A chiunque l'obbligo di spargere e fare metabolizzare la indispensabile «novella» della vaccinazione globale.
Il saldo e la previsione
Dunque, tra non molto si tirerà la riga delle addizioni, che certamente non sarà fonte di gioie per alcuno. Tante le vittime e le famiglie coinvolte, cui il maledetto coronavirus ha amputato importanti presenze.
Ciò che io temo è il consuntivo in batch, quello che si formerà nel tempo. Quello nel quale si evidenzieranno i danni conseguenti. A fronte di oltre 60 mila morti c'è infatti la moltitudine dei guariti, attraverso i diversi percorsi terapeutici. e degli asintomatici.
Il tema che si porrà è quanto il Covid possa incidere nei diversi gradi di invalidità derivante. Non solo da un punto di vista medico bensì da quello economico, sia in termini di invalidità determinante l'accesso all'assegno di previdenza ordinaria che a quello riferibile alla non contributiva, meglio conosciuta come invalidità civile.
Del Covid-19 si conosceva poco o nulla. L'esperienza e la improrogabile esigenza di provvedere ha fatto sì che i danni si attenuassero quanto possibile. Si è stretto il cerchio di collaborazione tra il decisore politico-istituzionale e il mondo della ricerca, che ha trovato la sintesi nel Comitato Tecnico Scientifico (CTS) coordinato impeccabilmente da
Agostino Miozzo.
A valle di tutto questo naviga l'anzidetta preoccupazione dei danni derivati. Una incertezza sulla quale il sistema scientifico dovrebbe mettere mano senza soluzione di continuità, evitando così che i postumi possano divenire una grande preoccupazione del domani, con ricadute sociali ed economiche allo stato neppure immaginabili.
Al male oscuro debbano quindi fare seguito la previsione e il dovere di chiarezza. Ciò al fine di evitare che vengano sottratti alla società che lavora tanti possibili protagonisti produttivi e a quella civile tante possibili presenze, specie quelle che hanno formato la famiglia tipica italiana che vede i nonni giocare con i loro nipoti.
Alla scienza l'irrinunciabile compito di occuparsene, da subito e preventivamente.
Ettore Jorio
Università della Calabria