“Secondo la ricerca “Don’t slap me now” (“Non prendermi a schiaffi adesso”) a cura di Skuola.net e Osservatorio Nazionale Adolescenza in collaborazione con il Dipartimento Pari Opportunità, cui hanno partecipato oltre 7.500 ragazze tra i 14 e i 20 anni nel 2019, una giovane su 10 ha paura delle reazioni del fidanzato, il 79% ha dichiarato di essersi, almeno una volta, limitata proprio per timore delle reazioni che avrebbe potuto avere il partner, quasi 2 su 10 ritengono che il proprio fidanzato sia eccessivamente geloso, circa 2 su 3 hanno subìto scenate di gelosia, il 14% è stata offesa pesantemente, nel 38% dei casi anche di fronte agli altri, la violenza fisica si è verificata nel 4%. Nonostante ciò, 1 ragazza su 3 dice di aver perdonato il partner perché ‘pentito’, mentre il 75% non ne ha parlato con nessuno”.
I dati li ha ricordati oggi
Gabriella Pozzobon, pediatra presso il Centro di Endocrinologia dell’Infanzia e dell’Adolescenza, IRCCS Ospedale San Raffaele (Milano) e presidente della Società italiana di medicina dell'adolescenza (Sima) in occasione della
Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne che si celebra domani 25 novembre.
“La violenza – sottolinea Pozzobon - si manifesta anche attraverso controllo digitale: al 68% delle giovani intervistate è capitato almeno una volta che il ragazzo pretendesse di leggere le sue conversazioni su WhatsApp, al 37% di dare l’accesso ai propri profili social, il 13% è stata costretta a cancellare alcuni amici dai social network”.
Una violenza con conseguenze importanti, come precisa il dottor
Carlo Alfaro, pediatra presso gli Ospedali Riuniti Stabiesi (Napoli) e consigliere Sima: “La violenza, oltre a causare nei casi estremi la morte (omicidio o suicidio), può influire negativamente su salute fisica, mentale, sessuale e riproduttiva della donna, a breve e lungo termine, e ancor di più quando la vittima è un’adolescente, per la maggiore vulnerabilità biologica e psichica propria dell’età, oltre a condizionare la salubrità delle future relazioni adulte. Spesso peraltro le adolescenti incastrate in situazioni di violenza possono avere difficoltà a chiedere aiuto, bloccate da paura, vergogna, senso di colpa, confusione”.
La prevenzione? Ne parla la presidente Pozzobon: “Non può che partire da una capillare rivoluzione culturale che cancelli l’ancestrale disuguaglianza di genere, intrisa di atavica misoginia, intervenendo non soltanto sul piano legislativo, giuridico e repressivo, ma anche su quello dell’educazione fin dalla tenera età, in famiglia e a scuola, alla promozione di diritti, parità, rispetto, ai sentimenti e alla sana affettività e inclusione, nonché alla eliminazione di stereotipi di genere, pregiudizi, luoghi comuni, norme obsolete e ruoli, che sono le principali cause del fenomeno. I bambini vanno cresciuti nella cultura che amore è rispetto e libertà e mai possesso e prevaricazione. E’ necessaria inoltre una profonda e costante opera di educazione all’affettività degli adolescenti che insegni loro a vivere i sentimenti con equilibrio e rispetto dell’altro, a sviluppare atteggiamenti critici verso la violenza, ad accrescere le competenze in materia di risoluzione pacifica dei conflitti e di individuazione dei limiti tollerabili e giusti di comportamenti nelle relazioni, a riconoscere e sostenere le loro pari se vittime di violenza”.
“La dimensione della violenza di genere per le adolescenti in Italia- spiega Pozzobon - si configura principalmente come quella vissuta nelle dinamiche di coppia. L’adolescenza rappresenta il periodo fondamentale per l’esplorazione e la definizione della propria identità, anche nell’ambito della sessualità, grazie tra l’altro alla sperimentazione della funzione sessuale e ai primi rapporti di coppia, prima in senso fantasmatico, poi nella realtà. Di durata in genere minore delle relazioni vissute nell’età adulta, i rapporti adolescenziali sono caratterizzati da maggiori insicurezze ed emotività, che favoriscono reazioni di conflittualità, aggressione o fuga”.
Per questo all’interno di queste relazioni può occorrere la “teen dating violence”, letteralmente “violenza da appuntamento tra adolescenti”. “Come nei rapporti adulti – spiega Alfaro - la violenza di genere nelle coppie adolescenti può essere di natura episodica o, più spesso, reiterata, ed estrinsecarsi in forma fisica, sessuale (sia con atti fisici, sia virtuali, es. costringere a scambio di materiale o conversazioni a sfondo sessuale o veicolare sul web contenuti sessuali della vittima) o psichica (che comprende minacce, molestie, umiliazioni, denigrazioni, insulti, manipolazioni, monitoraggio ossia il tentativo di limitare e controllare movimenti e contatti, ecc.). Benché spesso la violenza nelle coppie adolescenziali sia reciproca, sono le ragazze ad avere più difficoltà a riconoscerla e difendersene, in quanto una certa educazione e cultura le porta a interpretare comportamenti di possesso, controllo, dominazione, pressione come segni di interessamento e amore”.