Il
decreto legge "salva-Calabria" 2.0 (n. 150/2020), ha trovato posto nella Gazzetta Ufficiale n. 280 del 10 novembre scorso. Il suo testo è cambiato tanto rispetto alle quattro precedenti versioni, fortunatamente via via depurate di alcuni strafalcioni (primo fra tutti quello di violentare l'art. 4 del d.lgs. 165/2001) evidenziati su questo quotidiano in due distinte occasioni.
Cosa è il commissariamento
Per meglio valutare la portata del provvedimento occorre ben comprendere cosa rappresenti nell'ordinamento il commissariamento ad acta delle sanità regionali, oramai residuato in due sole Regioni (Calabria e Molise). Ebbene, costituisce l'istituto attraverso il quale, nel caso di specie, l'autorità governativa individua un soggetto - in possesso delle migliori conoscenze sul tema della riorganizzazione dei sistemi dei Ssr, delle metodologie di ripiano del deficit patrimoniale accumulato e su quelle di risanamento gestorio - destinato a sostituire gli organi regionali ritenuti inidonei alla cura della sanità. Ciò in linea con quanto sancito dall'art. 120, comma 2, della Costituzione al fine di ripristinare l'esigibilità dei Lea negati alla popolazione interessata dall'evento sostitutivo. In modo traumatico ma necessario.
Quando dura troppo e male
Allorquando una siffatta situazione di surrogazione degli organi regionali si protrae per oltre dieci anni, così come avvenuto in Calabria, toccherebbe ove mai al Governo più attuale commissariare se stesso, intendendo per tale esercitare una profonda autocritica sul comportamento tenuto dagli esecutivi coinvolti nel lungo periodo. Così non è stato.
Non solo. Si è scelto di celebrare l'evento come se fosse la soluzione del tutto. Si è tuttavia preferito evitare ogni giusta critica allo strumento generativo del peggio risalente all'adozione del DL 35/2019 da parte del primo governo Conte del quale quello appena vigente rappresenta la puntata successiva. Sostanzialmente, il DL 150/2020 altro non è che lo strumento che determinerà la prosecuzione e l'incremento dei danni prodotti dal DL 35/2019.
Con qualche coevo incidente di troppo
Nel contempo è venuta peraltro fuori la brutta avventura vissuta dal precedente commissario ad acta, il gen. Saverio Cotticelli, dimissionato dal Governo nonché quell'accaduto, altrettanto antipatico, che ha visto protagonista il neo nominato commissario ad acta,
Giuseppe Zuccatelli.
L'occasione fa il commissario
Prescindendo, da chi sarà il sostituto di nomina governativa, nelle cui mani sarà rimessa la qualità della salute dei calabresi, si rende indispensabile capire cosa lo stesso potrà e dovrà fare a tal fine alla luce del recente provvedimento dell'Esecutivo.
C'è da dire che il DL 150/2020 non dice nulla di nuovo rispetto a quello vecchio (n. 35/2019) che ha lasciato la Calabria, in quasi due anni di sua vigenza, in una condizione peggiore di prima, aggravata anche dalla aggressione del Covid-19 che sta ivi mietendo non poche vittime. Generando il terrore nella popolazione lasciata anche a secco di posti letto di terapia intensiva. Con una assistenza territoriale inesistente, ove persino le Usca hanno avuto difficoltà a garantire ciò che dovevano, anche perché lasciate senza mezzi.
Il provvedimento si limita, infatti, a fare un elenco asettico, una sorta di menù di ciò che competerà al commissario ad acta che, così come messo, farà verosimilmente la fine di quelli che lo hanno preceduto.
Dovrà, pertanto:
- attuare «gli obiettivi previsti nei programmi operativi di prosecuzione del piano di rientro dai disavanzi» del Ssr calabrese e, se delegato, gestire il piano di riorganizzazione ospedaliera, strumento individuato dal DL. 34/2020;
- nominare i commissari straordinari, cui (ri)affidare la gestione delle Asp e Ao, fatta eccezione per le aziende territoriali di Reggio Calabria e di Catanzaro, sciolte per infiltrazioni mafiose, alla cui commissioni prefettizie sarà affiancato un esperto in erogazione di salute nominato dal Ministero dell'Interno;
- verificare periodicamente l'attività dei preposti alle aziende della salute in relazione al raggiungimento degli obiettivi del programma operativo 2019-2021 che, per come sono andate le cose, certifica il fallimento dell'iniziativa, considerato il peggioramento in progress che la Calabria registra in termini sia di erogazione dei Lea che di bilanci in forte perdita. In alcune Asp non chiusi da alcuni anni. Un evento che rende incomprensibile persino la chiusura dei bilanci consolidati regionali approvati in tutti questi anni.
Il dubbio comune
La domanda che ci si pone: dal momento che la norma è pressoché la stessa di quella c'era, così come il programma operativo è quello che ha accumulato in due anni più guai che soluzioni, quali sarebbero le garanzie offerte dal nuovo DL perché la sanità divenga meglio di quella (non) assicurata sino ad oggi?
Forse che la risposta è quella che si rintraccia nel comma 2 dell'art. 1 del provvedimento, ovverosia imponendo alla Regione di mettere «a disposizione del commissario ad acta .. un contingente minimo di personale ... costituito da 25 unità in posizione di comando o di distacco». Più che la soluzione appare la prova della inadeguatezza del Governo non solo a rintracciare una «cura» proponibile ma anche della inconsapevolezza di quanto accade in Calabria.
Insomma siamo alle solite
Un provvedimento che ritiene di risolvere tutto mettendo a disposizione 180 milioni a compensazione dei residui disavanzi degli esercizi 2021/2022/2023 e 15 milioni destinati a retribuire soprattutto gli advisor per certificare ciò che non hanno mai fatto nonché ad assicurare il contributo collaborativo di Agenas, fortunatamente con neutralità finanziaria.
E ancora. Proponendo un commissario ad acta dotato di superpoteri, capace di fare tutto in trenta giorni, ivi compreso il Piano triennale straordinario di edilizia sanitaria e di adeguamento tecnologico della rete di emergenza, della rete ospedaliera e della rete territoriale della regione.
La realtà e il fabbisogno urlano
Alla Calabria e ai calabresi serve ben altro. Per intanto che si ragioni e si disponga con i piedi per terra, considerato che i voli pindarici richiesti ai predecessori sono finiti per fare precipitare la sanità calabrese più di quanto lo fosse già per suo conto. Invero, una organizzazione data circa due anni fa che non ha prodotto nulla, finanche gli atti aziendali assegnati ai commissari ad acta, che si spera non siano riconfermati, e l'avvio delle procedure necessarie a perfezionare la fusione delle due aziende ospedaliere di Catanzaro, di cui una universitaria.
Si diceva che serve altro che mettere a disposizione del commissario ad acta una sovrastruttura formata da un piccolo esercito di 25 persone che, come esplicitato dal provvedimento, potrebbero essere selezionati con una metodologia non affatto garante di avere a disposizione i migliori e/o della professionalità occorrenti.
Suggerimenti non richiesti
Necessitano misure legislative serie ed efficaci. Per intanto i quattrini per proporre e approvare una riforma strutturale da elaborare con coscienza e conoscenza del territorio, orograficamente messo molto male, del fabbisogno epidemiologico, dei fattori di rischio e, più in generale, della gente di Calabria.
Una riforma che rintracci il punto di forza nella rete dell'assistenza territoriale che non c'è mai stata, che dovrà essere individuata in modo tale da essere, sin dagli albori, efficiente ed efficace anche nei confronti dell'epidemia in atto. Non solo. Che investa anche nella riformulazione della rete ospedaliera valorizzando le eccellenze presenti e assicurando un livello di assistenza relativo di buona qualità, tale da evitare ai calabresi il calvario, di trovare altrove un minimo di risposta ai propri problemi di salute.
Ettore Jorio