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QS Edizioni - lunedì 25 novembre 2024

Studi e Analisi

Covid. Sin: “Solo il 2,8% dei nati da madre positiva lo ha contratto. Raddoppiano i neonati prematuri”

immagine 7 ottobre - Più della metà, il 66.5%, è stato isolato con la mamma (rooming-in); il 24.5% è stato isolato in Terapia Intensiva Neonatale; il 4.2% è stato isolato al Nido; il 3.6% è stato isolato con la mamma e successivamente separato e l’1.2% è stato trasferito presso un altro centro nascita. Questi i primi dati emersi dal Registro nazionale della Società Italiana di Neonatologia.
Il 2.8% dei nati durante la pandemia da madre positiva, tra marzo e giugno 2020, è risultato positivo al tampone nasofaringeo per Sars-CoV-2 (6/215). Più della metà, il 66.5%, è stato isolato con la mamma (rooming-in); il 24.5% è stato isolato in Terapia Intensiva Neonatale; il 4.2% è stato isolato al Nido; il 3.6% è stato isolato con la mamma e successivamente separato e l’1.2% è stato trasferito presso un altro centro nascita. Il 77.6% dei neonati è stato alimentato esclusivamente con latte materno (il 67.2% al seno e il 10.4% con latte materno spremuto). Risulta inoltre quasi raddoppiata la percentuale di nati prematuri che è stata pari al 19.7%.

Sono i primi dati che emergono dal Registro Nazionale Covid-19 istituito dalla Società Italiana di Neonatologia (Sin) al fine di non disperdere il patrimonio di conoscenze scientifiche ed epidemiologiche acquisito dai Neonatologi durante la pandemia, che saranno presentati in occasione del XXVI Congresso Nazionale della Società Italiana di Neonatologia in programma a Venezia dal 7 al 10 ottobre.
 
“L’obiettivo – afferma Fabio Mosca, Presidente della Sin - è quello di raccogliere, su scala nazionale, i dati clinici derivanti dall’assistenza ai neonati nati da mamma affetta da coronavirus, diagnosticato in qualunque momento della gravidanza e i dati derivanti dall’assistenza ai neonati con infezione da virus SARS-CoV-2, acquisita entro il primo mese di vita, cioè entro l’epoca neonatale”.
 
Il progetto è stato preventivamente approvato dal Comitato Etico del Centro coordinatore (Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano) e sono stati coinvolti tutti i Punti nascita nazionali.

Per la raccolta dei dati è stato predisposto un database sulla piattaforma REDCap, articolato in diverse sezioni al fine di selezionare diversi tipi di informazioni: l’ospedale di nascita, caratteristiche della madre, dati relativi al neonato.

A fine luglio 2020 erano già più di 240 le schede inserite in registro. Di queste è stata effettuata una analisi su 228 schede, di cui 215 relative al ricovero della nascita e 13 relative a neonati rientrati in Ospedale per infezione acquisita dopo la nascita. La maggior parte delle schede è stata inserita dai Centri del Nord Italia, più duramente colpiti dalla pandemia e, in particolare, dalla Regione Lombardia (65.4%), seguita dall’Emilia-Romagna (14.9%) e dal Piemonte (10.1%).
 

 
Dall’analisi delle 215 schede relative al ricovero alla nascita, è emerso che la maggior parte dei neonati (61%), è venuta alla luce con parto vaginale, il 24% con taglio cesareo di elezione e solo il 15% con taglio cesareo eseguito in urgenza per motivi legati alla salute della madre, spesso positiva al SARS-CoV-2, in altri casi fetali.

Dei 215 neonati, 152 sono nati da donne con positività nota al parto, 20 da donne in fase di accertamento diagnostico al parto, cosiddette probande, che risultavano poi essere positive, e 10 da donne che al momento del parto non presentavano alcuna indicazione all’esecuzione del tampone secondo le disposizioni vigenti, ma che nei giorni immediatamente successivi, a seguito della comparsa di sintomatologia suggestiva per infezione da Sars-CoV-2, sono state sottoposte a test specifico risultato positivo. Nella maggior parte dei casi, la sintomatologia presentata dalle donne gravide è stata di entità lieve-media, con necessità di assistenza ventilatoria invasiva (con intubazione tracheale) solo in 1 caso e di assistenza ventilatoria non-invasiva (con cannule nasali) solo in 2 casi.
 
Nell’80.3% dei casi, i neonati sono nati a termine di gravidanza, cioè con una età gestazionale ≥ 37 settimane. Pertanto, la percentuale di nati prematuri, pari al 19.7%, risulta circa il doppio di quella riportata in letteratura prima dell’evento pandemico e in linea con quanto recentemente evidenziato da diversi studi su donne affette da Covid-19. Nel 15.8% dei casi si è trattato di neonati con un basso peso alla nascita, cioè con un peso inferiore a 2500 g.
 
Dei neonati risultati positivi solo 1 lo era nella prima giornata di vita e la positività è stata confermata ai controlli successivi. Due su 6 nati da mamma nota per essere positiva al momento del parto, erano negativi al test alla nascita e si positivizzavano durante il ricovero: uno in settima e uno in nona giornata di vita; mentre 3 su 6 sono nati da mamma non sottoposta a tampone al momento del parto ma che si positivizzava durante il ricovero e i rispettivi neonati, valutati a seguito di questo riscontro, risultavano positivi. Solamente nel primo caso, pertanto, è verosimile che si sia verificata una trasmissione intrauterina dell’infezione, mentre negli altri non si può escludere una trasmissione orizzontale da mamma a neonato, rilevata da una diagnosi successiva al parto e causata probabilmente in parte da trasmissione attraverso droplet. In tutti i casi, in accordo con quanto mediamente riportato in letteratura, l’infezione nei neonati è risultata essere asintomatica o paucisintomatica.

Anche i 13 neonati rientrati in ospedale per infezione da Sars-CoV-2 acquisita al domicilio, pur essendo tutti sintomatici (sintomi prevalenti febbre e difficoltà all’alimentazione), hanno presentato una sintomatologia di entità lieve o media, necessitando solo in 2 casi di supporto ventilatorio per pochi giorni. 
7 ottobre 2020
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