toggle menu
QS Edizioni - giovedì 21 novembre 2024

Studi e Analisi

Salute mentale in crisi: meno personale e servizi, più psicofarmaci e accessi al PS

di Massimo Cozza
immagine 4 settembre - Adesso, c’è però una occasione storica da non perdere, con la possibilità di nuove risorse europee, da destinare in particolare alla sanità e per quanto riguarda la salute mentale non si tratta solo della priorità di investire nelle risorse umane e sui servizi territoriali, ma di implementare le modalità di lavoro di tipo comunitario, a partire dal budget di salute. Infine, c'è bisogno di una maggiore attenzione sulle problematiche di salute mentale dei minori e degli adolescenti
Ogni giorno in Italia si recano al Pronto Soccorso 1.691 persone con diagnosi principale di natura psichiatrica, il 3% del numero totale degli accessi. Questa la media annuale nel 2018, mentre nel 2017 sono state 1.622, circa il 2,8% degli accessi. È questo il dato dal quale è opportuno partire per arrivare ad alcune considerazioni che si possono trarre dalla lettura del Rapporto Salute Mentale Anno 2018 del Ministero della Salute.
 
Si tratta, infatti, di un significativo aumento del numero degli accessi al PS che si può spiegare con un generale impoverimento dei servizi territoriali dei 143 Dipartimenti di Salute Mentale (2 in meno rispetto al 2017), così come confermato da altri indicatori.

In primo luogo, rispetto all’anno precedente, si registra una incisiva diminuzione del personale, con 2.476 unità in meno (da 28.692 a 26.216). Va sottolineato che in salute mentale il personale rappresenta la risorsa principale, in quanto è centrale la relazione tra operatore ed utente, famiglia, contesto di vita. Va ricordato che il rapporto tendenziale indicato dal Progetto Obbiettivo Tutela Salute Mentale 1998-2000 era di un operatore ogni 1.500 abitanti. La carenza, secondo il PO, è di oltre 14mila unità: manca oltre un terzo del personale.

Se poi andiamo a verificare i numeri in percentuale relativi alle diverse figura professionali, si evidenzia in particolare rispetto al 2017 una significativa diminuzione degli psicologi (dal 7,1% al 6,3%). Ma oltre al personale si registra una diminuzione dei servizi territoriali (da 1.481 a 1.374), delle strutture residenziali (da 2.346 a 2.220), delle strutture semiresidenziali (da 908 a 879) e degli stessi ricoveri ospedalieri (da 109.622 a 107.662).

Complessivamente le prestazioni erogate nel 2018 dai servizi territoriali ammontano a 11.039.492 (434.810 in meno rispetto al 2017) passando da 15,3 per utente a 14,2. In particolare le attività di riabilitazione e risocializzazione territoriale sono diminuite dal 15,6% al 13,7%.

D’altro canto, dobbiamo prendere in considerazione l’incremento di circa 1 mln del numero di confezioni di antidepressivi in regime di assistenza convenzionata (da 35 mln a 36 mln) e di circa mezzo mln del numero di confezioni di antipsicotici (da 5 mln a 5,5mln). Meno personale e servizi, più psicofarmaci e accessi al PS.

Il quadro generale sembra indicare una crescente difficoltà dei cittadini a trovare una risposta nei Dipartimenti di Salute Mentale, ai quali si sono rivolti 837.189 utenti psichiatrici rispetto a 851.190 nel 2017, con 12mila persone in meno che sono entrate in contatto per la prima volta con i DSM. E va registrato che la spesa per la salute mentale complessivamente è ferma al 3,5% del Fondo Sanitario Nazionale rispetto al 5% necessario, come già indicato nel passato dagli stessi Presidenti delle Regioni.

A fronte di questa situazione la rete dei servizi di salute mentale, nonostante l’impoverimento, ha comunque offerto una risposta ai problemi psicologici da pandemia. Ma le problematiche psichiche legate al Covid-19 continuano, anche in correlazione con le condizioni sociali ed economiche, come evidenziato nel libro “Positivi. Ritrovarsi dopo il disagio emotivo da pandemia”. E rischiano di acuirsi con le preoccupazioni legate all’apertura delle scuole, che vedrà il coinvolgimento di circa la metà della popolazione italiana, dai genitori ai professori, e degli stessi studenti.

Adesso, c’è però una occasione storica da non perdere, con la possibilità di nuove risorse europee, da destinare in particolare alla sanità. Per quanto riguarda la salute mentale non si tratta solo della priorità di investire nelle risorse umane e sui servizi territoriali, ma di implementare le modalità di lavoro di tipo comunitario, a partire dal budget di salute che per la prima volta è stato inserito in una legge (L. 77/220 di conversione del Decreto Rilancio), rivolto all’assistenza anche delle persone con disturbi mentali.

Si tratta di coniugare le risorse sociali e sanitarie di ciascun utente, della famiglia e della comunità locale, compresi il volontariato e il terzo settore, per offrire risposte complessive e flessibili, da adottare per ciascuna persona sulla base della sua storia.

Infine, c'è bisogno di una maggiore attenzione sulle problematiche di salute mentale dei minori e degli adolescenti, a partire da una rilevazione puntuali dei dati e dello stato dei servizi. Investire in questo ambito, oggi forse il punto maggiormente critico in salute mentale, con più informazione, progettualità e risorse, rappresenta un obbiettivo centrale sul quale intervenire, anche in una ottica di prevenzione.  
 
Massimo Cozza
Psichiatra, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale ASL Roma 2
4 settembre 2020
© QS Edizioni - Riproduzione riservata