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QS Edizioni - sabato 23 novembre 2024

Studi e Analisi

Occupazione in aumento del 6% per i laureati nelle Professioni sanitarie: oltre il 76% trova lavoro ad un anno dalla laurea

di Angelo Mastrillo
immagine 25 giugno - Per i 18.249 laureati di primo livello delle Professioni Sanitarie dell’anno 2018, rispetto ai 14.312 laureati che hanno risposto all’indagine si registra un aumento della quota di occupati (sono 10.901), pari a +5,9 punti percentuali, essendo salito al 76,2% rispetto al 70,3% dello scorso anno quando si era invece registrato un lieve calo di 0,7 punti percentuali sul 71,0% dell’anno precedente. LE TABELLE
Torna a crescere l’occupazione per le Professioni sanitarie. Lo evidenzia il XXII rapporto annuale del Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea di Bologna, presentato quest’anno presso il Ministero dell’Università a Roma l’ 11 giugno scorso, in streaming, alla presenza del Ministro, Gaetano Manfredi, dal Presidente del Consorzio AlmaLaurea, Ivano Dionigi, e dal Direttore Marina Timoteo, in collegamento Remo Morzenti Pellegrini, Rettore dell’Università di Bergamo, dove il 4 giugno si sarebbe dovuto svolgere il tradizionale Convegno annuale, poi rinviato per il noto evento pandemico del Covid19.
 
Trattasi di un rapporto completo su tutte le 16 aree disciplinari e su tutti i 41 Atenei sedi di Facoltà e Scuole di Medicina e Chirurgia, rispetto a cui stupisce parecchio che continuino ancora a mancare solo ed esclusivamente i dati dell’Università Cattolica.
 
Consultando i dati sul sito www.almalaurea.it si rileva che (tabella 1) per i 18.249 laureati di primo livello delle Professioni Sanitarie dell’anno 2018, rispetto ai 14.312 laureati che hanno risposto all’indagine si registra un aumento della quota di occupati ad un anno dalla laurea (sono 10.901), pari a +5,9 punti percentuali, essendo salito al 76,2% rispetto al 70,3% dello scorso anno quando si era invece registrato un lieve calo di 0,7 punti percentuali sul 71,0% dell’anno precedente.
 
Mentre è in lievissima crescita la quota di occupati complessiva con +0,4 punti percentuali sul totale di 154.971 laureati delle varie aree disciplinari, di cui hanno risposto oltre 119.587, con 45.179 occupati, passando dal 37,4% dello scorso anno all’attuale 37,8% di occupazione a un anno dalla laurea.
 
Per effetto di questi risultati, si conferma ancora una volta per le Professioni Sanitarie il primo posto assoluto fra i vari gruppi disciplinari. Resta in ogni caso la diminuzione rispetto a 12 anni fa, di -10,8 punti percentuali, dall’87,0% del 2007 al 76,2% del 2018, mentre era al 70,3% nel 2017 (tabella 2).  
 
Ma la situazione è diversificata fra le quattro aree, con aumento di +2,4 punti percentuali per l’area della Riabilitazione, che sale dal 81,0% del 2017 al 83,4%, ed è quasi stabile per l’area della Prevenzione al 54,7%, con +0,3 punti percentuali rispetto al 54,4% del 2017.
 
Altro significativo incremento di +6,4 punti percentuali è per l’area Infermieristica e Ostetrica, che passa dal 71,1% del 2017 al 77,5% come era nel 2010 e interrompendo così il calo fra il 72,3% del 2016 sul 71,1% del 2017. Ma la novità è l’alto aumento per l’area Tecnica, con ben 8,8 punti percentuali, dal 56,5% del 2017 all’attuale 65,3%, che sarebbe simile alla situazione del 2010. Ci sono quindi evidenti segnali di ripresa.
 
Differenza fra le 22 Professioni sanitarie
Analizzando in dettaglio le 22 professioni sanitarie sugli ultimi dati dei laureati del 2017 (tabella 3), si confermano per l’alto tasso occupazionale ai primi cinque posti Tecnico Ortopedico con 90,4%; Logopedista con 88,4%; Igienista Dentale 88,1%; Fisioterapista 85,8%; e Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva con l’83,8%, che lo scorso anno era al primo posto.Di fatto sono quasi tutti profili che operano prevalentemente come liberi professionisti, oltre che in parte anche come dipendenti di enti pubblici o privati; si tratta di professioni non toccate quindi dal blocco delle assunzioni degli ultimi anni nel pubblico impiego.
 
Al contrario, agli ultimi cinque posti, fra il 55% e il 40%, si trovano alcune professioni con rapporto di lavoro prevalentemente dipendente, come le Ostetriche con 53,9%; Tecnici di Audiometria con il 53,3%; Tecnici della Prevenzione con 53,2%; Tecnici di Laboratorio al 46,3% e a chiudere Tecnici di Fisiopatologia cardiocircolatoria con il 40%, che si confermano agli ultimi posti come negli ultimi cinque anni.
 
Resta ancora precaria la situazione per i Tecnici di Laboratorio per l’alta numerosità di circa 28 mila abilitati, che dal 2007 hanno perso, in termini di quota di occupati, ben 22 punti percentuali, anche se ora lascerebbe ben sperare l’aumento di 11 punti, essendo salita al 46% dal 35% dell’anno precedente.
Si mantiene invece la buona posizione occupazionale per Infermiere, che passa dal 74,0% al 79,3%, con 6 punti percentuali in più, anche se resta comunque ancora distante rispetto alla situazione ottimale di 12 anni fa, quando si attestava al 94% di occupazione e a soli a sei mesi dalla laurea. Per l’alta numerosità degli abilitati, circa 435 mila, è proprio l’Infermiere a incidere statisticamente sul totale delle 22 professioni.
 
Nella stessa area c’è la professione di Ostetrica, con 20 mila abilitati, che ha quasi analogo incremento occupazionale di 5,3 punti percentuali, dal 48,6% al 53,9%. Si riduce la perdita sul 60% di 11 anni fa che ora è di quasi 6 punti percentuali.
 
Sta migliorando la situazione occupazionale per Tecnico di Radiologia, che sale dal 55,6% del 2017 all’attuale 67%, con ben 11 punti percentuali in più, che fanno scalare la classifica dal 15° al 12° posto. Va comunque evidenziato che resta il gap di -25 punti percentuali rispetto al 92% del 2007.
 
Circa la situazione per aree geografiche si rileva che le 17 Università del Nord sono con l’ 84% medio, di cui Milano al primo posto nazionale assoluto con 89%, mentre nelle 8 Università del Centro il tasso è del 73% e nelle 14 del Sud e isole è del 66%.
 
Per quanto riguarda la spendibilità della laurea triennale le Professioni sanitarie sono al primo posto anche per l’immediato inserimento nel lavoro (tabella 1), dato che solo il 3,6% dei laureati è iscritto anche a un corso di laurea magistrale. Infine, circa l’ efficacia del titolo conseguito il 97% dei laureati dichiara il titolo adeguato per l’attività lavorativa.
 
Ringrazio per la disponibilità dei dati il Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea di Bologna e per la preziosa collaborazione Silvia Ghiselli, Responsabile dell’Ufficio Indagini e Statistiche del Consorzio stesso.
 
 
Angelo Mastrillo
(Università di Bologna)
Segretario della Conferenza dei Corsi di Laurea delle Professioni Sanitarie
25 giugno 2020
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