E’ stato diffuso oggi il secondo rapporto sull’impatto dell’epidemia Covid-19 sulla mortalità totale della popolazione residente, curato dall’Istat e dall’Iss.
Rispetto al precedente report l’aggiornamento dei dati comprende anche quelli del mese di aprile (l’altro si fermava a marzo) e consente un’analisi più ampia del fenomeno di eccesso di mortalità registrato a seguito dell’epidemia Covid.
Complessivamente i morti in eccesso rispetto alla media 2015/2019 arrivano a un totale di 42.633 in più rispetto a quelli attesi ma con una netta diminuzione del trend tra marzo e aprile.
Se a marzo si era infatti registrato un incremento di mortalità del 48.6%, ad aprile l’eccesso di mortalità scende di 15 punti assestandosi a un + 33.6% e questo proprio grazie al decremento della mortalità Covid rispetto ai picchi di marzo.
Un decremento che ha interessato soprattutto le aree più colpite dall’epidemia dove, pur continuando a registrare percentuali di incremento della mortalità rispetto alle attese molto elevate, si rileva anche un forte diminuzione rispetto ai valori raggiunti a marzo.
Ad esempio come avvenuto a Bergamo e Lodi dove l’eccesso di mortalità, che aveva registrato punte altissime a marzo, scende, rispettivamente, da + 571% di marzo a + 123% di aprile e dal + 377% al + 79,9%.
Un altro elemento di riflessione di questo secondo rapporto è la diminuzione della quota di decessi in eccesso non direttamente imputatibile al Covid: se a marzo ben il 48% dei decessi in eccesso non aveva una classificazione Covid accertata, ad aprile solo il 18% dei decessi in eccesso non è imputabile con certezza a Covid.
Una differenza, sottolineano Istat e Iss, che si spiega con l’aumentata capacità diagnostica delle strutture sanitarie che ha permesso diagnosi più accurate dei casi Covid e con la diminuzione della mortalità indiretta non correlata al virus ma causata dalla crisi del sistema ospedaliero a seguito del picco dei contagi e dei ricoveri, una situazione di stress del sistema sanitario che nel mese di aprile ha visto invece un progressivo calo del carico ospedaliero che ha probabilmente consentito una maggiore presa in carico anche dei pazienti no Covid.
Di seguito una sintesi del Rapporto, rimandando al testo integrale per un ulteriore approfondimento:
Il numero di casi Covid-19 segnalati in Italia è massimo nel mese di marzo con 113.011 casi, (il picco si raggiunge il 20 marzo), quindi inizia a diminuire; ad aprile sono stati segnalati 94.257 casi, sebbene molti decessi avvenuti nel mese riguardano persone diagnosticate a marzo. Il calo prosegue ancora più marcatamente nel mese di maggio (18.706 casi, mese non completo e dati aggiornati al 25 maggio).
Dei 209.013 casi Covid-19 diagnosticati entro il 30 aprile 2020, il 53,3% (111.452) è di sesso femminile. La classe mediana di età è di 60-64 anni (rispetto al range 0-100). Nella fascia di età maggiore di 90 anni, le donne sono quasi l’80%, anche in ragione della netta prevalenza femminile in questo segmento di popolazione. Appena l’1% dei casi segnalati riguarda soggetti di età inferiore ai 14 anni, il 27% riguarda individui nella classe di età 15-49 anni, il 46% nella classe di età 50-79, il 26% individui di età superiore o uguale agli 80 anni compiuti.
La Sorveglianza Nazionale integrata ha registrato, dal 20 febbraio al 30 aprile 2020, 28.561 decessi in persone positive al Covid-19; di queste 15.114 (53%) sono decedute entro il mese di marzo (il picco si è raggiunto il 28 marzo) e 13.447 (47%) nel mese di aprile. Il continuo aggiornamento dei dati da parte delle Regioni ha permesso di recuperare, ulteriori 790 decessi (15.114 rispetto ai 14.324) avvenuti a marzo ma comunicati successivamente alla data di aggiornamento della base dati oggetto del primo Rapporto (26 aprile 2020).
Si conferma l’eterogeneità nella diffusione geografica dell’epidemia, che risulta molto contenuta nelle Regioni del Sud e nelle Isole, mediamente più elevata in quelle del Centro rispetto al Mezzogiorno e molto elevata nelle regioni del Nord. Considerando i casi e i decessi Covid-19, il 75% dei casi segnalati e l’82% dei decessi si trovano nelle province definite a diffusione “alta”, il 17% dei casi e il 13% dei morti in quelle a diffusione “media” e rispettivamente l’8% e il 5% nelle province a diffusione “bassa”.
Contemporaneamente alla diminuzione dei casi e dei decessi Covid-19 si riduce la mortalità per il complesso delle cause. A livello nazionale i decessi totali scendono da 80.623 di marzo a 64.693 di aprile e la stima dell’eccesso di mortalità passa da un aumento medio del 48,6% di marzo (26.350 decessi in più nel 2020 rispetto alla media 2015-2019) al 33,6% di aprile (16.283 decessi in più). A diminuire è proprio la mortalità delle province ad alta diffusione. Nel complesso di questa area i decessi passano da 44.998 di marzo 2020 (113,1% in più rispetto al 2015-2019) a 32.931 di aprile (73,9% in più rispetto al 2015-2019).
Il calo più importante si osserva in Lombardia: i morti per il totale delle cause diminuiscono da 24.893 di marzo a 16.190 di aprile 2020 e l’eccesso di decessi rispetto alla media degli stessi mesi del periodo 2015-2019 scende da 188,1% a 107,5%. Sono proprio le province più colpite dall’epidemia quelle in cui si osservano le riduzioni più importanti. Bergamo e Lodi sono le aree in cui il calo della mortalità è stato più accentuato, l’eccesso di mortalità scende da 571% di marzo a 123% di aprile a Bergamo e da 377% a 79,9% a Lodi.
L’eccesso di mortalità si mantiene invece ancora alto ad aprile 2020, su livelli simili a quelli di marzo, nelle province di Pavia (135% di decessi in più rispetto alla media 2015-2019), di Monza e Brianza (101%) e di Milano (98%).
L’eccesso di mortalità dei mesi di marzo e aprile 2020 è più consistente per gli uomini di 70-79 anni e di 80-89 anni per i quali i decessi cumulati dal primo gennaio al 30 aprile 2020 aumentano di oltre 52 punti percentuali rispetto allo stesso periodo della media 2015-2019; segue la classe di età 90 e più con un incremento del 48%.
L’incremento della mortalità nelle donne è invece più contenuto per tutte le classi di età; raggiunge alla fine di aprile il 42% in più della media degli anni 2015-2019 per la classe di età 90 e più, che risulta essere la più colpita dall’eccesso di mortalità. Segue la classe 80-89 con un incremento del 35% e la 70-79 (31%).
La diminuzione via via sempre maggiore del numero di decessi per il complesso delle cause negli ultimi dieci giorni di aprile 2020 riduce marcatamente la stima dell’eccesso di mortalità rispetto al 2015-2019. Questo può accadere anche perché si è ridotta, per effetto dell’alta mortalità del periodo precedente, la popolazione più fragile e quindi più esposta al rischio di morte.
Con la diminuzione dell’eccesso di mortalità aumenta la quota spiegata dai decessi Covid-19: mentre nel mese di marzo dei 26.350 decessi stimati in eccesso il 54% sono stati riportati dalla sorveglianza integrata (14.420), nel mese di aprile dei 16.283 decessi in eccesso l’82% è riportato dalla sorveglianza (13.426). (
NDR. I valori dei casi di morte accertati Covid relativi ai mesi di marzo e aprile riportati in questo paragrafo si differenziano leggermente rispetto a quelli precedentemente riportati relativi agli stessi periodi essendo diversa la platea dei Comuni considerati).
“La riduzione della quota di eccesso di mortalità totale non spiegata dal Covid-19 – sottolineano Istat e Iss - è un risultato molto importante. Con i dati oggi a disposizione, si possono solo ipotizzare due possibili cause: è aumentata la capacità diagnostica delle strutture sanitarie e quindi sono stati diagnosticati in maniera più accurata i casi di COVID-19; è diminuita la mortalità indiretta non correlata al virus ma causata dalla crisi del sistema ospedaliero nelle aree maggiormente affette. Quest’ultima componente infatti migliora man mano che si riduce la pressione sui sistemi sanitari”.
Decessi per il complesso delle cause e per Covid-19 nel primo quadrimestre 2020, confronto con la media per lo stesso periodo del 2015-2019, per classe di diffusione dell’epidemia, regione, ripartizione e Italia