Una situazione frastagliata, in cui anche all’interno dello stesso territorio regionale si possono trovare decisioni molto diverse per quanto riguarda le politiche di prevenzione. Sia per la possibilità di accedere ai vaccini che per gli screening. Questo il quadro che emerge dalla ricognizione condotta da Cittadinanzattiva. Molto difficile anche solo reperire informazioni, tra numeri telefonici a cui non risponde nessuno e la mancanza di un punto di informazioni unico, almeno per diverse regioni.
“Sospendere le vaccinazioni è un controsenso”, commento
Antonio Gaudioso, “non solo perché rimanda all’idea che non siano prestazioni essenziali, dopo tutti gli anni spesi per farne comprendere l’importanza. Ma anche perché si rischia il ritorno di patologie gravi come morbillo o meningiti, o di esporre a potenziale insorgenza di tumori bloccando vaccinazioni come quella per l’Hpv e Epatite B. Non si può accettare che l’incapacità di organizzare spazi e modalità che rispondano alle esigenze emerse post Sars-Covid2 venga fatta pagare ai cittadini, semplicemente chiudendo servizi. Si piò ricorrere a soluzioni organizzative alternative che possano quindi garantire continuità nel servizio”.
In generale, dalla ricognizione emerge che le regioni del nord tendono a limitare gli accessi, sospendendo o rimandando alcune vaccinazioni. Si tratta prevalentemente di quelle rivolte agli adolescenti, adulti, viaggi. Alcune regioni però come le Marche, la Provincia Autonoma di Trento e l’Umbria non completano neanche i cicli delle vaccinazioni obbligatorie. Chiudono completamente i servizi vaccinali in Piemonte fino a data da destinarsi, mentre la Lombardia nonostante la gravità della situazione sanitaria ha riaperto regolarmente tutte le vaccinazioni dal 14 aprile, e non è comprensibile perché la decisione di chiudere sia stata adottata anche in Sicilia dove i contagi sono nettamente inferiori: Messina chiude e a Palermo sono garantite solo le prime inoculazioni. In questo quadro, Così come sono regolarmente attivi in Lazio, Valle d’Aosta, Calabria e Puglia.
"Ricordiamo che anche l’Oms ha recentemente sottolineato come le vaccinazioni siano una componente fondamentale dei servizi sanitari e una loro interruzione, anche se per un breve periodo, porterebbe a un accumulo di persone suscettibili a un maggiore rischio di epidemie di malattie prevenibili da vaccino, rendere maggiormente vulnerabili alcune categorie di persone o addirittura causare decessi, se non addirittura portare come effetto a un aumento delle risorse sanitarie per farvi fronte. Secondo l’Oms è appunto essenziale mantenere gli appuntamenti vaccinali, soprattutto per le vaccinazioni di routine".
Veneto, Abruzzo, Sardegna (allargando anche alle fasce a rischio) e Toscana garantiscono al momento solo le vaccinazioni obbligatorie previste per la fascia 0-6, chiudendo quindi alla possibilità dei richiami previsti oltre quella fascia di età. L’Emilia Romagna presenta poi una situazione molto disomogenea: mentre a Ferrara si può fare qualsiasi vaccinazione, Bologna sospende solo quelle per necessità legate ai viaggi, Imola conferma solo le pediatriche, Parma sospende le vaccinazioni hpv e conferma solo chi già prenotato. Ultime, nelle Marche e a Trento si fanno solo le vaccinazioni per la fascia 0-2 anni.