Di morti il coronavirus ne sta facendo tanti, ma se la tragedia che ha scatenato, riuscisse a produrre quella necessaria resipiscenza senza la quale la sanità resterebbe incagliata nelle sue storiche contraddizioni, (la deriva privatistica, il regionalismo differenziato, la diseguaglianze nel paese, la sfiducia sociale, l’invarianza delle prassi, ecc,) ebbene in questo caso i morti non sarebbero morti invano, al contrario, il loro sacrificio, sarebbe la condizione per un grande rinnovamento e per una nuova stagione dei diritti.
Non mi sento di dire “a nome di tutti i morti di coronavirus” perché il rispetto nei loro confronti mi impone di astenermi dagli abusi della retorica, posso solo dire che pensando a tutti coloro che sono morti e stanno morendo di coronavirus, accolgo con favore e senza riserve, l’iniziativa legislativa del M5S finalizzata a sistemare una volta per tutte, la faccenda del titolo V (
QS, 2 aprile 2020).
Nello stesso tempo con pari accondiscendenza accolgo con grande interesse la disponibilità dichiarata dall’onorevole Orlando del PD (
QS, 2 aprile 2020) sulla necessità di “riconsiderare”:
• le clausole di supremazia previste dalla riforma del 2016, ovvero di un ritorno delle competenze sanitarie allo Stato centrale,
• il ruolo eccessivo del privato,
• la frammentazione del sistema nazionale in tante sanità regionali.
I morti e il titolo V
Sui problemi del titolo V e sul regionalismo differenziato abbiamo detto molto esplorando la questione da ogni sua parte, ma davanti al coronavirus le chiacchiere stanno a zero:
• da un generico diritto alla salute si passa improvvisamente ad un molto più circostanziato e pragmatico diritto alla sopravvivenza,
• la natura giuridica , la forma del governo, l’organizzazione dei servizi , le soluzioni offerte del sistema sanitario in una pandemia diventano funzione esiziale per la sopravvivenza delle persone.
Il sistema più adatto e adeguato a combattere una epidemia resta quello pubblico, universale, solidale, nazionale, basato sul diritto, tutto il resto o scompare (per esempio il welfare aziendale) o resta indietro (ad esempio i fondi cd “integrativi) o è insignificante (la seconda gamba)
Il coronavirus ci ha resi sorprendentemente più consapevoli almeno di due cose:
• del significato potente degli aggettivi di “nazionale” e “universale” “solidale”,
• delle ingiustizie che ancor prima del coronavirus possono uccidere le persone cioè le diseguaglianze, le differenze ingiustificate e le discriminazioni create a partire da una iniqua redistribuzione di risorse.
La proposta del M5S
La proposta è ben riassunta nel suo titolo: “
Modifiche all’art.117 della Costituzione, concernenti l'attribuzione allo Stato della competenza legislativa esclusiva in materia di tutela della salute”.
Un solo articolo, l’art 1, con il quale in pratica si ritorna a un vero decentramento amministrativo quindi al sistema sanitario originale così come fu definito a suo tempo con la riforma del 78 e quindi si ritorna al titolo V prima che nel 2001 fosse incautamente modificato dalla sinistra per rispondere all’avanzata leghista.
La salute in sostanza ritorna ad essere materia esclusiva dello Stato viene meno la legislazione concorrente tra Stato e regioni e le ragioni del regionalismo differenziato di fatto risultano come svuotate.
Chapeau, la lezione del corona virus mi pare molto chiara.
Naturalmente non credo che la proposta del M5S abbia vita facile, anche se immagino essa avrà presumibilmente da una parte il favore del governo e dall’altra parte, il dissenso delle opposizioni, e delle regioni, di destra e di sinistra. Ma questa volta è diverso, tutti costoro dovranno stare molto molto attenti, lo scontro politico su chi deve comandare sulla sanità, su come la sanità dovrà essere governata e organizzata come sistema, con il coronavirus non avverrà più nel chiuso dei palazzi, non sarà più la solita rissa di galli nel pollaio, ma inevitabilmente sarà una questione sociale all’attenzione di tutti i cittadini cioè di tutti coloro che hanno sperimentato sulla loro pelle l’esperienza dell’epidemia. I cittadini hanno capito molto bene che senza una vera sanità nazionale per loro sono guai.
Conclusioni
Considero l’iniziativa legislativa del M5S prima di tutto un atto di grande rilievo politico, cioè una prima risposta a quello che sarà quando sarà la fine dell’epidemia. Un segnale di resipiscenza politica davvero importante.
Se andasse in porto anche con delle mediazioni il suo significato di fondo sarebbe inequivocabile: se la vita dei cittadini è il postulato morale di partenza, la priorità per antonomasia, allora tutto il resto a partire dall’organizzazione dello Stato sanitario, dovrà adeguarsi.
Se così fosse davvero i nostri morti non sarebbero morti invano.
Ivan Cavicchi