C’è un momento nell’anno sanitario, in cui Errani, storico rappresentante delle Regioni, mette fine ai lunghi preamboli dei corteggiamenti primaverili dei non detti, delle smentite, degli auspici e
annuncia al mondo che: ”per quello che ci riguarda la manovra così com’è non è in grado di assicurare la tenuta del sistema sanitario”. In altre parole: per fare il Patto per la Salute servono più risorse. E via alla trattativa con il Governo per qualche euro in più.
Questo rito ormai va avanti non so più da quanti anni. Immancabilmente esso si conclude ogni volta, regolarmente con la sottoscrizione del “Patto per la salute”, dove i cittadini, in nome e per conto delle regioni, si mangiano i rospi di stagione messi in tavola dal governo. Si può scommettere che l’anno seguente si dichiarerà: “Patto per la salute grande flop…Regioni in rovina…l’accordo non ha raggiunto gli obiettivi fissati” (è il titolo di un importante giornale del luglio 2004). Otto anni fa la Corte dei conti, mentre i “patti per la salute” si susseguivano uno dietro l’altro, scriveva: ”il servizio sanitario…a distanza di 25 anni dalla sua istituzione non ha saputo sciogliere a pieno le sue più evidenti contraddizioni…per la sanità occorrono misure strutturali in grado di intervenire stabilmente sul sistema”…aggiungendo significativamente…”ma che siano socialmente compatibili per evitare di gravare interamente sui contribuenti e in particolare sulle fasce a più basso reddito” e, concludendo in modo desolato, “non resta che prendere atto che la svolta è ancora lontana e che la nostra salute è destinata a soffrire non sempre (o non solo) a causa delle malattie”.
Da allora ad oggi la situazione è visibilmente peggiorata, la “svolta” si è allontanata ancora di più, al punto che viene da dire: caro Errani ma di che “tenuta del sistema” stai parlando? Forse non ti sei accorto, nonostante i tanti patti per la salute sottoscritti, che la spesa privata si sta mangiando i diritti, che le tutele pubbliche si sono ristrette, che le diseguaglianze sono aumentate, che il sud fornisce al nord malati freschi, cioè cash, senza il quale esso non saprebbe come fare. Ma soprattutto non ti sei accorto che il gradimento dei cittadini è crollato. Giuro che non ce l’ho con Errani pur avendo avuto gratuite scortesie a causa del mio libro ”malati e governatori” del 2006 . Scortesie che non mi impediscono di spendere una parola in difesa di questo “eroe della colletta”, innanzitutto dicendo che, a modo suo, è un eroe.
Egli è l’uomo che fa comodo a tutti, l’unico che chiede soldi per la sanità a qualunque governo e che fornisce gli alibi al grande conservatorismo sanitario. Errani permette a tutti di dire: ”se le cose vanno male la colpa è delle risorse che non ci vengono date”. Però, caro Errani, adesso che il gioco si fa più pericoloso del solito, è giunto il momento di fermarsi, di riflettere e soprattutto di voltare pagina. Il gioco risorse/invarianza non regge più. Non si può più continuare a chiedere soldi senza produrre cambiamento, di quello buono. Anch’io voglio i soldi che servono alla sanità, altroché.
Ma oggi per avere i soldi devo ricontestualizzare sanità e medicina, in questa società, con questa economia, in questa crisi. Per farlo efficacemente devo recuperare la grave regressività in cui è scaduta la sanità pubblica grazie a ritardi,politiche deboli,interventi superficiali. Tale regressività che è la prima vera fonte di antieconomicità del sistema. Ci vuole propriety nei modelli,per non buttare via i soldi .L’appropriatness delle prestazioni in modelli inappropriati è acqua fresca. Ci vuole compossibilità tra diritti e risorse,la compatibilità la paga sempre il diritto. Caro Vasco, apri gli occhi, oggi di patto in patto ci state portando dritti dritti verso la privatizzazione. Eppure quando avete intascato, come Regioni, la riforma del Titolo quinto della Costituzione, la proverbiale bicicletta, sapevate bene che avreste dovuto pedalare. Con quella riforma avete assunto tutti i poteri veri sulla sanità, svuotando il resto dello Stato, e rispetto al cambiamento sociale avete contratto un dovere di riforma che sino ad ora, non siete riusciti ad onorare. Questo potere, deve rimanere a voi, ma dovete imparare ad usarlo per cambiare, per reinventare, per ripensare…a partire da queste burocrazie miserevoli che sono le aziende.
Nei casi migliori avete migliorato ma senza cambiare, avete riorganizzato i modelli ma senza aggiornarne i loro fondamentali, avete fatto pasticci di ogni sorta (accorpando,scorporando,unendo dividendo, ecc) senza accorgervi di aver fatto sparire piano piano qualsiasi nozione seria di territorialità. Caro Vasco, lo vuoi o no capire che il modello di finanziamento che abbiamo, non so più da quanti anni, è vecchio e inappropriato? Se tutto dipende dal pil quando il pil scende come fai a chiedergli i soldi per la sanità? Lo vuoi o no capire che dobbiamo abbassare le malattie per abbassare la spesa? E che se continuiamo a tagliare sui servizi senza tagliare (si fa per dire) i malati quei malati aumenteranno di numero prendendo d’assalto i pronto soccorsi. Lo vuoi o no capire che la programmazione di cui la tua Regione è stata maestra di tutti noi, oggi è più che mai inconseguente? E che gli operatori sono stufi di essere trattati come delle merde perchè sono anni che nessuno di voi è riuscito a proporre loro qualcosa di veramente serio, se non continui insulsi richiami alla responsabilità, alla appropriatezza, alla economicità, ai blocchi di questo e di quello.
Vedrai caro Vasco che botto questi operatori faranno dopo il vostro “patto per la salute”! Credo proprio che la misura sia colma. E poi i cittadini! E che cavolo…non sapete fare altro che scaricare su di loro, con addizionali Irpef, ticket di ogni tipo, tasse diverse, le vostre difficoltà di bilancio. Così non va bene. Dobbiamo prendere un’altra strada. E’ tempo di cambiare. Caro Errani so che quando ti batti per la sanità pubblica, sei sincero e per rispondere con simpatia a scortesia vorrei dedicarti un piccolo aforisma che ho scritto tanti anni fa su un libro che parlava di come “negoziare” il cambiamento in sanità: ”se non hai i mezzi per fare la tua politica, inventa una politica per i mezzi di cui hai bisogno”.
Ivan Cavicchi