Un libro “dal registro non saggistico, ma di tipo narrativo”: 26 interviste “inventate ma non troppo” a personaggi che hanno avuto o hanno ancora a che fare, a vario titolo, con la Salute Mentale in 40 anni dalla legge Basaglia del 1978 che pose fine all’istituzione manicomiale.
“Si va dal paziente, all’operatore, allo Psichiatra giovane, allo Psichiatra anziano, a colui che ha conosciuto il manicomio, al padre di una ragazza che si taglia, a un direttore generale di una ASL, al
femmiello rinchiuso in manicomio e via discorrendo. Ognuno racconta una sua storia”, ne esce quindi un affresco “degli ultimi 40 anni di legge Basaglia, quaranta piccole storie che ne raccontano una più grande”, ci spiega
Antonello D’Elia, Presidente di Psichiatra Democratica che ha appena scritto “
La realtà non è per tutti. Voci dalla legge Basaglia quarant’anni dopo” (Villaggio Maori Edizioni, 192 pagine).
“Ci sono anche tre ‘discese in campo’ mie, più personali – spiega D’Elia – nelle quali entro in tematiche quali la contenzione in Psichiatria, il rapporto tra Salute e rispetto”, ma anche “lo stato dell’arte, la situazione”.
Qual è la situazione presente per il Presidente di Psichiatra Democratica? “È molto a rischio. Noi abbiamo come Paese nel quale la Salute Mentale è un pezzo della vita delle persone, fondamentalmente. Abbiamo raggiunto, grazie alla 180 nel 1978, un livello diffusione di una Psichiatria di comunità territorializzata che non ha eguali nel mondo. Una conquista di grande Civiltà. Il problema è che col tempo questa dimensione così sistematica, per motivi vari, sta portando oggi al ritorno di una, mai sopita, mentalità di separazione e di esclusione, ultimamente essenzialmente camuffata all’interno di ragioni di ordine economico”.
“Questa mentalità – conclude a
QS - della separazione e dell’esclusione si è rifatta viva”.
Lorenzo Proia