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QS Edizioni - lunedì 25 novembre 2024

Studi e Analisi

Cara ministro Grillo, le mie critiche non sono un acte gratuite

di Ivan Cavicchi
immagine 8 aprile - Il ministro della salute Giulia Grillo, su facebook, a proposito di nuove mutue, nega, riferendosi a quanto da me scritto prima su questo giornale e poi sul Fatto Quotidiano, che nella bozza di patto per la salute vi sia un articolo, il numero 5, con il quale, a mio parere e di altri, si “spalancano” le porte al privato...
Mentre assisto, non senza una qualche sorpresa e meraviglia:
- all’esplosione, purtroppo inutile, della filosofia (un pensiero per me è inutile se esso non è usato per l’uomo “gettato” nel mondo),
- al suo uso ostentato quindi non “per “essere” meglio o altro da quello che si è”, ma solo per coprire la nudità della semplificazione e della banalità, con un bel vestito,
- a vecchi medici narcisisti che bacchettano giovani medici pieni di speranza colpevoli solo di essere recalcitranti nei confronti del loro egoistico conservatorismo,
- alla Procura Generale di Cassazione che ritiene inammissibile il ricorso di Venturi (l’assessore alla sanità radiato come medico dal suo ordine di appartenenza),
- all’economia che non cresce facendoci presagire un Def difficile e controverso che per la sanità non promette nulla di buono…
 
…ecco… mentre assisto a tutte queste cose, il nostro ministro della salute Giulia Grillo, su facebook, a proposito di nuove mutue, nega, riferendosi a quanto da me scritto prima su questo giornale e poi sul Fatto Quotidiano, che nella bozza di patto per la salute vi sia un articolo, il numero 5, con il quale, a mio parere e di altri, si “spalancano” le porte al privato, e dichiara sorpresa:
“a cosa spalancherei le porte?” e dopo averci ricordato un elenco di cose fatte (dalle liste di attesa alla Calabria), ma che nessuno ovviamente si sogna di negare (a che pro?), conclude così:
“se questo vuol dire fare un favore ai privati e alle mutue allora viviamo proprio su due pianeti diversi. Le critiche hanno un senso se poggiano sulle realtà. Altrimenti sono offese e accuse gratuite e le rimando al mittente”.
 
 
Signor ministro sta a lei fare chiarezza
Come non essere d’accordo con il ministro, è vero a parità di “sanità” viviamo in due “pianeti” diversi:
- in uno, quello del ministro, si è convinti che bastano gli interventi spot o qualche giretto propagandistico negli ospedali per governare la complessità della sanità,
- nell’altro, quello al quale appartengo, si è convinti al contrario che lavorare solo sull’ordinario non basti anzi è perfino pericoloso perché le grandi contraddizioni strutturali del sistema, sino ad ora mai rimosse da nessun governo, compreso quello che si definisce del cambiamento, possono mettere in pericolo la tenuta del sistema stesso.
 
Questo dimostra che, per quello che mi riguarda, nei confronti del ministro Grillo, non c’è niente di personale ma solo una vistosa ma ammetto irritante divaricazione sulle nostre rispettive visioni della sanità. Nulla di più. Io penso che quello che fa il ministro, quelle cose elencate su facebook siano importanti, ma non risolutive e alla fine ripropongono una contraddizione grande e ingombrante: ma a che serve fare tante cose buone per la sanità se nello stesso tempo con l’art. 5 della bozza di patto per la salute la sanità è svenduta a degli interessi che la negheranno?
 
Diversamente dal ministro, che evidentemente non vede il problema, a me sta a cuore:
- mettere in sicurezza il sistema pubblico soprattutto rispetto agli appetiti aggressivi della speculazione finanziaria e alla crisi economica,
- renderlo più pubblico di quello che è cioè più adeguato ai diritti/bisogni di questa difficile società.
 
Torno a chiedermi: ma se si è deciso di disarmare la vecchia bagnarola a che serve chiamare i saldatori per riparare alcune delle sue tante falle?
 
Critiche e realtà
E’ altrettanto vero e giusto, quello che dice il ministro, che le critiche devono poggiare sulla realtà, se il ministro ritiene che la mia critica, ma direi denuncia, sull’art. 5 della bozza del patto, sia  gratuita, allora le cose sono due:
- o lei ha deciso di ritirare a nostra insaputa l’art. 5 rendendolo in questo modo irreale e di questo non potrei che compiacermene nel senso che in questo caso, le critiche sarebbero di fatto superate per intervenuta insussistenza,
 
- o lei mente, negando l’esistenza dell’art. 5, ma siccome l’art. 5 è innegabile, mi chiedo cosa ci sarebbe di offensivo, se un analista come me, su una proposta ufficiale del ministro manifesta la propria contrarietà?
 
Io invito pubblicamente il ministro della salute a fare chiarezza, ci fornisca una interpretazione autentica dell’art. 5, ci chiarisca le sue intenzioni, ci faccia comprendere meglio la propria strategia (in proposito mi sembra francamente insufficiente la smentita/non smentita del 22 marzo scorso). E mentre ci siamo, ci chiarisca, signor ministro, una volta per tutte, cosa intende fare con il regionalismo differenziato, dal momento che i suoi tentativi di anticiparlo non ci convincono e ci impensieriscono e non poco.
 
Noi saremmo ben felici se il ministro ci dicesse ad esempio che gli incentivi previsti nell’art. 5 per i fondi integrativi saranno riconvertiti in un maggiore finanziamento del SSN, cioè se il ministro ribadisse il senso dell’art. 46 della 833, cioè che la mutua volontaria è libera ma a condizione che chi la vuole se la paghi.
 
Mi perdoni un’altra domanda: ma perché dovremmo finanziare i profitti degli speculatori con soldi pubblici quando potremmo investire nel pubblico?
 
Non vorrei signor ministro che lei, che forse in sanità non ha i consensi che merita, per farsi bella politicamente punti a fare un patto a tutti i costi con le regioni, giusto per vantare agli occhi del suo movimento un grande risultato politico.
 
Si ricordi signor ministro che le regioni non sono stinchi di santi e che i patti, proprio come i budini, se risultassero disgustosi alla fine resterebbero immangiabili.
 
L’acte gratuit
Non so se il ministro Grillo ha letto il romanzo di Gide (I sotterranei del Vaticano) dove il protagonista, getta un altro viaggiatore dal treno, senza alcun motivo facendo un gesto del tutto immotivato, quindi di volontà pura.
 
Questo è “l’acte gratuit”. Le assicuro signor ministro che quando sostengo che lei, rispetto alla complessità della sanità, è probabilmente “incompetente”, la mia non è una affermazione immotivata e meno che mai un’accusa personale, ma men che mai un atto gratuito, ma semplicemente un giudizio del tutto professionale dal momento che non considero competente chi:
- si rivolge al CSS per farsi fare una strategia per superare le diseguaglianze,
- non comprende le conseguenze del regionalismo differenziato,
- ha gestito politicamente con i piedi tutta la partita dei vaccini facendo in modo di scontentare tutti ma proprio tutti,
- non sconfessa apertamente l’art. 5 della bozza del Patto per la salute e crea le premesse per anticipare il regionalismo differenziato,
- sta mesi e mesi a litigare con i sindacati medici, con la Fnomceo, incapace di trovare una soluzione condivisa,
- snobba grandi eventi come il convegno al teatro Argentina, degli ordini professionali,
- del tutto incapace di costruire alleanze con il pensiero riformatore,
- non comprende la necessità di una strategia riformatrice per mettere in sicurezza il sistema pubblico.
 
Sostenere che l’attuale ministro della salute non è “competente”, quindi non significa che non sa le nozioni, cioè sia tecnicamente ignorante, ma, come dice Chomsky, riferendosi alla lingua, è chi non conosce il “sistema”.
 
Incompetenza
Per me, lei signor ministro, a giudicare non da quello che fa, di cui lei giustamente è orgogliosa, e che noi pure apprezziamo, ma da quello che non fa ma a mio parere dovrebbe fare, è “incompetente” perché lei, per tanti motivi intuibili, legati alla sua storia e alle sue esperienze personali, persino per i collaboratori che si è scelta, mostra di non conoscere il sistema.
 
Questa “incompetenza” per tutti noi non sarebbe un problema se lei continuasse a fare il medico legale all’Inps, ma diventa un problema nel momento in cui lei, come per magia, diventa il ministro del sistema.  
 
Se a non conoscere il sistema è il proprio ministro, ammetterà che per il sistema, è un bel problema. Tutto qui. Cosa c’è di offensivo in questa legittima opinione professionale?
 
Come professore faccio esami e chi non risponde come si deve per me è un incompetente. Ma nessun studente incompetente si offende se anziché dargli 30 gli do 18.
 
Naturalmente non pretendo che lei sia contenta di quel che penso io, pretendo solo che lei non scambi la mia opinione professionale per un “acte gratuit”. Perché non lo è. Come lei sa bene a me le poltrone non interessano e l’unica ragione che guida i miei articoli è la sanità come bene comune.
 
Per illustrarle meglio la mia idea di “incompetenza” le faccio un esempio facile: sempre nell’art. 5, della bozza del patto per la salute, si dice che per ragioni di sostenibilità è necessario rivedere la normativa sui fondi integrativi per favorirne la crescita e l’espansione, con ciò, allineandosi con le tesi neoliberiste che da 40 anni a questa parte, stanno tentando di fare la festa al SSN.
 
Non le dico che questa idea, per lei che è un esponente del M5S, è una bestialità, nel senso che apre grosse contraddizioni politiche, le dico solo che se lei fosse “competente”, nel senso spiegato da Chomsky, cioè se lei conoscesse il sistema, sono certo che prenderebbe un'altra strada, cioè affronterebbe il problema della sostenibilità con altre politiche. Probabilmente si adopererebbe per garantire compossibilità tra la natura pubblica e universalistica del sistema e la necessità di governarne i suoi problemi di sostenibilità.
 
Insomma anziché risentirsi “rispedendo al mittente” non si sa che cosa (non io ma il suo ministero ha scritto l’art. 5) pensando che le critiche siano atti gratuiti quando non lo sono, si sforzi signor ministro di dimostrarsi, come dice Chomsky “competente” e ritiri da subito l’art. 5 della discutibile bozza di patto per la salute e nello stesso tempo ci proponga una nuova idea di sostenibilità.
 
Diventare “competenti” significa semplicemente rendersi conto che l’art. 5 mette in pericolo il sistema. Lei è “incompetente” perché questo pericolo evidentemente sembra non riuscire a supporlo.
Definire una nuova idea di sostenibilità non è difficile, ma solo se si è “competenti” se si è incompetente, è impossibile.
 
Ivan Cavicchi
8 aprile 2019
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