L’altro ieri sono avvenuti due fatti di grande importanza politica:
- l’incontro tra il ministro della salute e il ministro per gli affari regionali nel quale, a leggere i giornali (vedi a parte
QS in particolare il corriere del veneto del 17 gennaio) il ministro Grillo, rassicurato dall’inesistenza di obiezioni costituzionali, avrebbe dato il via libera al regionalismo differenziato
-la
grande riunione promossa dalla Fmomceo di tutte le professioni della sanità (un milione e mezzo di operatori) nella quale si è detto a chiare lettere no al regionalismo differenziato e no a fare riforme costituzionali sopra la testa di chi lavora e sopra la testa dei cittadini.
Le ragioni del governo le ragioni degli operatori
Credo che a questo punto stia prendendo forma una pericolosa difformità tra le ragioni “politiche” del governo e quelle “politiche” degli operatori della sanità sia nel merito della faccenda sia nel modo con il quale la faccenda è gestita.
A dire della portata del problema, è Zaia il governatore del Veneto, che, non fa mistero del fatto che il regionalismo differenziato “vale come una riforma costituzionale” aggiungendo, quasi come un avvertimento, che tuttavia su tale riforma il Veneto è indisponibile ad una misura “annacquata”.
Ma se è come è, una riforma costituzionale, quella che in articoli precedenti ho definito un super titolo V (
QS 29 ottobre 2018) quindi un deja vù cioè la riproposizione dell’errore storico fatto nel 2001 di confondere il decentramento amministrativo con il federalismo, come si può accettare che una riforma simile sia decisa da due ministri e tre regioni?
Come si può pensare che un milione e mezzo di operatori e molti più milioni di cittadini siano esclusi da ogni decisione? Se è una riforma costituzionale come si può pensare che una riforma del genere sia fatta senza le cautele che la stessa Costituzione impone per la propria modifica?
Il governo ci ha fatto sapere che vuole decidere sul regionalismo differenziato il 15 febbraio, la riunione di ieri delle federazioni della sanità ha deciso di convocare per il 23 febbraio un mega consiglio nazionale congiunto di tutte le professioni con l’obiettivo di mettere a punto una mozione a difesa dei valori di universalità dell’attuale SSN.
Il governo quindi è avvisato e sa di rischiare grosso, cosa pensa di fare? Tirare dritto per la sua strada quindi ignorare la posizione contraria delle federazioni o pensa che sia più saggio un qualche abboccamento?
Mi sa tanto che stiamo cedendo
Da quello che ho letto sui giornali, il ministro Grillo, avrebbe opposto alla proposta di legge sul regionalismo differenziato “solo qualche appunto sul testo presentato ma solo per metterlo al riparo da eventuali ricorsi alla corte costituzionale” il che farebbe intendere un atteggiamento politico da parte del M5S, forse spaventato dalle minacce della lega su una possibile crisi di governo, sostanzialmente favorevole al provvedimento al punto da volerne financo garantire la perfetta riuscita. Sempre leggendo i giornali, ma anche facebook e qualche twitter veniamo a sapere che, il ministro Grillo, dopo aver incassato i chiarimenti che cercava ha voluto assicurare al lavoro di stesura del testo di legge la sua più ampia collaborazione.
Quindi mi pare di capire che il M5S, per una ragione o per l’altra, si stia calando le brache dando il via libera ad un provvedimento i cui problemi vanno ben oltre “i profili di incostituzionalità”
Vorrei dire al ministro Grillo, che la verifica sulla costituzionalità del testo di legge sul regionalismo differenziato, avrei preferito che fosse affidata direttamente alla corte costituzionale e non solo al consulente di palazzo Balbi (Mario Bertolissi) perché non si tratta di valutare solo la liceità dell’art 116 e la sua conformità all’art119 ma anche di valutare la legalità cioè la compossibilità non solo giuridica ma etica tra il regionalismo differenziato e un sistema di valori tutelati non solo in costituzione ma anche in altre leggi a partire ad esempio dalla 833 del 1978 e dalle riforme successive e da tutte le normative nazionale su lavoro professioni e contratti.
Liceità legalità moralità
La liceità caro ministro di cui lei sembra preoccuparsi vale come il problema dell’ammissibilità della norma, la legalità di cui lei sembra non preoccuparsi vale diversamente come conformità di un testo di legge alle tante prescrizioni previste da tante leggi diverse.
A parte questo a lei che appartiene ad un grande movimento di moralizzazione del paese, mi permetta di rammentarle la distinzione di Kant tra “legalità” e “moralità”, cioè tra “norma giuridica” e “norma morale” quindi tra “accordo con la legge” e “dovere che deriva dalla legge” quale guida ai suoi comportamenti politici.
Sarebbe oltremodo immorale che un ministro 5 stelle dia il via libera ad una cosa formalmente lecita come il regionalismo differenziato ma facendo pagare ad esempio al sud, la crescita delle diseguaglianze, o facendo pagare alla gente il diritto all’universalismo magari permettendo alle regioni di deregolare le competenze, le prestazioni, le norme sulle professioni, o riducendo i contratti nazionali a contratti regionali, o alterando le norme sulla formazione.
Sarebbe immorale, soprattutto per un ministro 5 stelle, per quanto lecito dare delle potestà alle regioni per immiserire il ruolo regolatorio dello Stato centrale ma soprattutto le sue politiche equitarie e universalistiche.
Ministro, in due casi ho sollecitato il suo intervento per ristabilire la legalità (
QS 2 gennaio 2019/
QS 14 gennaio 2019) ma non ho avuto segnali di risposta. Lei ignorando i soprusi che le regioni stanno mettendo in piedi ancor prima di approvare la legge sul regionalismo differenziato sta dimostrando di approvare questa legge anzitempo cioè prima ancora della sua formalizzazione.
Questo, trattandosi di sanità pubblica, è tanto illegale quanto politicamente immorale.
Lo sa o no, che se lei come ministro della salute non si preoccuperà di chiarire cosa in sanità “non può essere differenziato” e “cosa deve restare uguale per tutti” lei e il suo movimento si renderà responsabile della più grave controriforma alla sanità pubblica?
Chiedo spiegazioni
Non ho mai negato i problemi denunciati dalle regioni ho sempre sostenuto che il regionalismo differenziato non è la soluzione giusta, ma nello stesso tempo ho sempre avuto chiaro in testa l’alternativa possibile.
Quale è la soluzione “altra” che il ministro Grillo propone, a parte conformarsi come mi pare stia facendo, al testo di legge del ministro Stefani? Perché è evidente che tutto dipende dalla qualità della mediazione. Se il ministro si presenta a mani vuote e, da quello che ho letto mi pare che sia effettivamente a mani vuote, l’unica cosa che può fare è calare le brache. Per me esiste una mediazione possibile ma non mi pare che la discussione abbia riguardato una qualsiasi mediazione possibile. Anzi da quel che leggo siamo arrivati ai saldi.
Chiedo al ministro Grillo con il dovuto rispetto che ci sia spiegato:
-cosa significa ad esempio che le tre regioni che chiedono il regionalismo differenziato possono “superare il blocco delle assunzioni” e le altre, cosa faranno?
- Cosa vuol dire “concedere maggiori spazi di manovra nell’ambito dell’organizzazione sanitaria”? Cioè quali possibilità e quali limiti. Senza venire meno ad un dovere di universalità?
-Cosa vuol dire dare al Veneto 80 milioni di euro all’anno assicurandogli l’8% del miliardo di euro dedicato al fondo nazionale per l’edilizia sanitaria?
-Cosa vuol dire che per la mobilità sanitaria bisogna trovare dei “correttivi” e che le regioni del regionalismo differenziato devono “aiutare quelle in difficoltà”? Ma quando mai le regioni forti hanno aiutato quelle deboli? Ma poi davvero lei crede che il sud si aiuta con la carità del nord?
Ricordo al ministro Grillo che in commissione sanità della camera i deputati del M5S hanno avanzato una proposta per riformare i criteri di riparto, mi chiedo perché questo problema non sia stato oggetto di discussione con il ministro degli affari sociali? O i giornali hanno dimenticato di menzionarlo?
Mi fa impressione leggere su facebook quanto ha postato il ministro Stefani: ”Grazie Giulia. Massima collaborazione per fare il miglior lavoro possibile a servizio delle regioni”. Al servizio delle regioni? Le regioni in un regime di decentramento amministrativo sono al servizio dello Stato. Il miglior lavoro possibile va garantito a servizio dello Stato. E’ ancora di questa idea il nostro ministro della salute? Siamo a servizio delle regioni o dello Stato?
Sappia il ministro Grillo che se il regionalismo differenziato passerà il suo ministero varrà ancora meno di quel poco che vale oggi. Ma questo sarebbe poco male. Dal momento che se lo Stato non conta niente allora vorrebbe dire che in sanità si torna al far west. E’ questo che vuole il M5S?
Mi sarebbe piaciuto
Non nego che le mie preoccupazioni sul regionalismo differenziato siano cresciute dopo l’apertura del ministro Grillo nei confronti del testo di legge. Spero naturalmente di sbagliarmi. E comunque spero che le federazioni diano battaglia.
Mi sarebbe piaciuto che:
- il ministro ponesse prima di tutto come condizione pregiudiziale al regionalismo differenziato l’apertura di un dibattitto nella sanità. Non si possono ignorare gli operatori e i cittadini. Fa impressione rendersi conto quanto poco democratico sia il percorso in atto sul regionalismo differenziato. Si parla di fare il referendum sulla tav e su una riforma della costituzione a decidere sono quattro gatti
- sul regionalismo differenziato si dicesse a chiare lettere che tutto è devolvibile ma la sanità no perché la sanità è un patrimonio della nazione e deve rimanere tale
-fossero rappresentati da un ministro 5 stelle prima di ogni altro le ragioni dei più deboli non quelle più forti. Difendere i forti condannando i deboli è ingiusto. I referendum per avere il regionalismo differenziato non può farli solo chi ci guadagna ma su questi referendum deve pronunciarsi chi ci perde cioè prima di tutto il sud.
Mi sarebbe piaciuto che proponendo il terreno della mediazione il ministro Grillo chiarisse poche cose:
-I contratti restano nazionali
- Le norme sui profili non si toccano
- Le norme sulla formazione restano nazionali
-I ruoli professionali sono un affaire nazionale
-Il ssn resta un ssn e non una somma di servizi sanitari regionali
Conclusione
Personalmente spero che tanto il ministro Salvini che il ministro Di Maio prendano in mano la faccenda del regionalismo differenziato. Cioè spero che non la sottovalutino soprattutto dal punto di vista politico.
Nelle ultime elezioni il voto si è diviso a metà, il nord alla lega il sud al M5S.
Se non si sta attenti il M5S rischia di perdere anche con il reddito di cittadinanza con il regionalismo differenziato in sanità i consensi del sud, la lega invece rischia di restare un partito del nord senza poter diventare mai un partito nazionale. Perché mai un cittadino del sud dovrebbe votare lega dopo che la lega con il regionalismo differenziato ha favorito le regioni forti contro le regioni deboli? E’ vero gli ha dato il reddito di cittadinanza ma quando ci si ammala quel reddito senza un ssn ahimè non serve a niente. Con quel reddito non riesci a farti curare da nessuna parte.
Riflettiamo con calma sul problema, non facciamo le cose in fretta, la possibilità di definire una soluzione equilibrata esiste ed è praticabile. Coinvolgiamo le federazioni nella ricerca delle soluzioni. Apriamo un dibattito.
Ivan Cavicchi