Dal consumatore, al medico, passando per le aziende. Dal Ministero della Salute arriva l’aggiornamento dell’atto d’indirizzo sulle Allergie alimentari. Il documento (elaborato dall’ufficio 5 della Direzione Generale Igiene Sicurezza Alimenti e Nutrizione con la collaborazione di un gruppo di esperti nei vari ambiti: clinico, chimico, biotecnologico ecc.) si rivolge agli addetti all’assistenza sanitaria, medici, ditte produttrici di alimenti e di pasti, ristoratori, associazioni di consumatori e pazienti, aggiorna la versione del 2014 allo scopo di migliorare la tutela della sicurezza nutrizionale del consumatore allergico e promuovere la conoscenza del fenomeno tra gli operatori
“L’allergia alimentare (AA) – si legge nell’atto - , reazione immunologica avversa al cibo, è una malattia con elevato impatto sulla qualità di vita dei soggetti che ne sono affetti e dei loro familiari, con costi sanitari rilevanti per l’individuo e per il Sistema Sanitario Nazionale. La costante vigilanza richiesta per evitare l’alimento in causa, in particolare l’allergene non segnalato ed il vivere con incertezza, ansietà, sono problematiche che turbano particolarmente i bambini, gli adolescenti e relative famiglie. Di fronte a questo problema spesso le famiglie si trovano isolate ed impotenti. È pertanto fortemente sentita l’esigenza di un documento di indirizzo nazionale per il management di questa malattia”.
“Negli ultimi anni – rileva il Ministero - , ci sono stati cambiamenti nella legislazione relativa all’etichettatura degli alimenti e, di conseguenza, le informazioni per i consumatori con allergia alimentare sono migliorate. Non è stata però ancora raggiunta una semplificazione della possibilità di praticare una dieta di esclusione e, con l’etichettatura “precauzionale”, il carico della valutazione del rischio grava sul consumatore, creando insicurezza e frustrazione. D’altra parte va segnalato che, senza limiti di legge (valori soglia), le aziende si trovano in oggettiva difficoltà. I consumatori allergici agli alimenti necessitano sempre più del consiglio dello specialista che insieme a loro deve essere in grado di leggere ed interpretare le informazioni presenti in etichetta”.
Il Ministero evidenzia come gli “elementi cardine per affrontare tale patologia sono: la diagnosi posta correttamente, da specialisti in allergologia ed immunologia clinica, in base a metodiche validate; la costante vigilanza per evitare gli allergeni alimentari; la chiarezza dell’etichettatura dei prodotti alimentari. Ancora oggi, la valutazione del rischio non è sistematica, ossia non viene attuata in modo adeguato e uniforme in tutto il territorio nazionale e, non di rado, la malattia è sottovalutata o non diagnosticata correttamente.”
“Vi sono eccezioni – rileva il Ministero - costituite da centri di allergologia ed immunologia clinica collegati in rete regionale. È auspicabile che questa realtà positiva possa ampliarsi e coinvolgere tutte le Regioni, il che consentirebbe di avere dati epidemiologici nazionali e, quindi, di affrontare meglio la malattia, di incrementare la sicurezza e migliorare l’assistenza del soggetto allergico riducendo i costi sanitari”.
“Altri aspetti rilevanti – prosegue il documento - sono l’informazione e formazione degli addetti alla produzione/distribuzione di prodotti alimentari e pasti, la possibilità di individuare gli allergeni in etichetta al fine di consentire al soggetto allergico di consumare senza rischi prodotti alimentari, piatti pronti e pasti fuori casa. E’ di primaria importanza affrontare il tema delle metodiche analitiche che il settore della produzione alimentare ha a disposizione, segnalando le criticità ad esse connesse, al fine di fornire un indirizzo uniforme a livello nazionale e utile agli operatori alimentari”.
“La certezza – si spiega ancora - da parte del consumatore di poter escludere l’allergene nei prodotti alimentari, piatti pronti e pasti fuori casa, comporterebbe vantaggi ai soggetti allergici, alle ditte produttrici, ai ristoratori e determinerebbe anche una riduzione dei costi dell’assistenza sanitaria, ad esempio, contenendo gli interventi d’urgenza ed i ricoveri. Attualmente, per l’assenza di un sistema di rilevazione dei dati a livello nazionale, non è ben definibile una stima dei costi che l’AA comporta per il SSN, ma, dai dati parziali a disposizione, si intuisce che sono di notevole entità”.