In Italia è alto il numero di minori che fumano. Uno su dieci è consumatore abituale, quasi la metà ha fumato, ha provato a fumare o fuma ogni tanto e tra quelli abituali più della metà fuma anche cannabis. Non accenna a diminuire invece il numero totale dei fumatori, in leggero aumento.
Sono i dati presentati oggi dall’OSSFAD del Centro Nazionale Dipendenza e Doping dell’Istituto superiore di Sanità in occasione della Giornata Mondiale senza tabacco.
I ragazzi tra i 14 e i 17 anni, secondo il report, accendono la prima sigaretta alle scuole secondarie di secondo grado e una piccola percentuale addirittura inizia a fumare alle scuole elementari (9-10 anni).
“E’ necessario potenziare sistemi di prevenzione primaria per scongiurare questa nuova linea di tendenza che vede il consumo di tabacco anche tra i giovanissimi - dice il Presidente dell’Iss Walter Ricciardi - prima che a questa dipendenza se ne associno altre altrettanto o più pericolose”.
L’identikit del giovane fumatore abituale emerge dall’indagine EXPLORA realizzata su un campione rappresentativo di 15.000 ragazzi tra i 14 e i 17 anni: sono soprattutto maschi, frequentano istituti professionali e licei artistici, i genitori hanno un livello di istruzione medio-basso e non controllano le spese dei figli, risultano propensi al rischio e hanno una percezione del proprio rendimento scolastico mediocre o appena sufficiente.
I giovani fumatori abituali, inoltre, sono quelli che fanno meno sport e che bevono più energy drink.
Ed è preoccupante il maggiore consumo di alcolici tra i fumatori abituali, fino a quattro consumazioni di birra e super alcolici a settimana. Addirittura il 12% dichiara di aver avuto episodi di binge drinking 3 o più volte nell’ultimo mese.
Il dato cresce sul consumo di droghe: più della metà dei fumatori abituali (il 65,6%) ha fumato almeno una volta anche cannabis nell’ultimo anno rispetto al 2% dei non fumatori.
L’indagine Iss-DOXA, realizzata su un campione nazionale di oltre 3.000 soggetti rappresentativo della popolazione italiana, ha confermato, una situazione di stallo, invece, nel numero totale dei fumatori: sono 12,2 milioni, in leggero aumento rispetto al 2017 (11,7 milioni).
Aumenta invece il rispetto del divieto di fumo nei locali pubblici e nei luoghi di lavoro, anzi secondo l’indagine PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), derivati dal sistema di sorveglianza di popolazione condotta dalle Asl e coordinata dall’Iss, il rispetto a 15 anni dalla legge Sirchia è quasi totale.
“La situazione generale sulla prevalenza dei fumatori si è cristallizzata - dice Roberta Pacifici, direttore dell’OSSFAD e del Centro Nazionale Dipendenze e Doping - abbiamo registrato gli stessi dati del 2007, segno evidente che non si vede alcuna inversione di tendenza, anzi si registra un lieve incremento nella popolazione maschile. Per questo abbiamo acceso i riflettori sui giovani che rappresentano il serbatoio di riserva del tabagismo, sono quelli cioè che continuano ad alimentare la popolazione dei fumatori che non accenna a diminuire”.
Un capitolo a parte è dedicato al consumo della sigaretta elettronica. “La maggior parte degli svapatori è un consumatore duale - dice
Silvio Garattini, Direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche "Mario Negri" - consuma cioè sia sigarette tradizionali che e-cig. Altro dato del rapporto è quello che riguarda i prodotti del tabacco di nuova generazione, il tabacco riscaldato: in tre anni la notorietà di questi prodotti è più che raddoppiata”.
E per la prima volta c’è anche il dato sul fumo passivo negli animali domestici: il 14% dei fumatori che ha un animale domestico fuma in loro presenza. Il 46% mai. Tra i non fumatori la percentuale di chi non espone al fumo passivo il proprio animale domestico sale all’ 87,6 per cento.
Questi i dati di sintesi che emergono dal rapporto nazionale.
Consumo
Sono 12,2 milioni i fumatori in Italia e rappresentano il 23,3% della popolazione (22,3% nel 2017). Diminuiscono le donne tabagiste: il 19,2% rispetto al 20,8 dello scorso anno contro il 27,7% degli uomini rispetto al 23,9% del 2017. Gli ex fumatori sono invece il 12,9% e i non fumatori il 63,8%. Tra i 25 e i 44 anni abbiamo la prevalenza più alta di fumatori tra i maschi (35,7). Mentre nella fascia d’età 45-64 anni la prevalenza più alta è tra le donne (26,2).
Oltre i 65 anni sono le prevalenze più basse in entrambi i sessi. Si fumano in media 12,3 sigarette al giorno. Rispetto all’area geografica la prevalenza di uomini fumatori è uguale su tutto il territorio. La prevalenza delle donne invece è più alta al Nord (22,6%) rispetto al Sud (17,8) e al Centro (13,8). Si fumano principalmente sigarette confezionate (92,3%) sebbene continui costantemente a crescere il consumo prevalente di sigarette fatte a mano (16,9%), significativamente più diffuso tra i giovani.
Giovani
Tra i giovani di età compresa tra 14 e 17 anni sono fumatori abituali l’11,1% (si stimano 254.000 giovani), fumatori occasionali il 13,9% e ragazzi che hanno comunque provato a fumare il 20,2%. Ci sono inoltre circa il 2 % di ex fumatori. Questo significa che oltre il 47% dei giovani minorenni è comunque venuto in contatto con i prodotti del tabacco e costituisce un vero e proprio serbatoio di riserva per la popolazione dei tabagisti. Il 51,8% di questi giovani fumatori, abituali o occasionali o ex, ha iniziato a fumare a 14 anni o più quindi durante la frequentazione delle scuole superiori, il 43,7% ha iniziato durante le scuole medie (tra gli 11 e 13 anni), e il 4,5% alle elementari tra i 9 e 10 anni di età. Rispetto alla tipologia di prodotto consumato osserviamo che il 65,1% utilizza sigarette confezionate e circa il 27% sigarette fatte a mano. In questa popolazione c’è quasi il 4% sia di utilizzatori di sigarette elettroniche che di altri prodotti del tabacco.
Nei giovani maschi il consumo di sigarette fatte a mano sale al 33,6% e a 7,5% quello delle e-cig.
Negli istituti professionali e nei licei artistici si trovano le prevalenze più alte di fumatori abituali (17,7% e 14,7%) mentre nei licei scientifici e classici si trovano le prevalenze più basse di fumatori abituali (8,1%). Tra i fumatori abituali, rispetto ai non fumatori, è molto più alta la percentuale di chi dichiara un rendimento scolastico mediocre o insufficiente (17,5% contro il 4,7%) e viceversa la percentuale più bassa di chi dichiara un rendimento ottimo o discreto (11% rispetto al 33%).
Le prevalenze più elevate di fumatori abituali si trovano tra i ragazzi che hanno i genitori con un titolo di studio più basso; con licenza elementare (16,2% madre, 16,8% padre) e con licenza media (13% madre, 12,8% padre). Tra i ragazzi che spendono oltre 50 euro a settimana senza il controllo dei genitori si trovano le prevalenze più alte di fumatori abituali (35,6%) mentre tra i ragazzi che non spendono senza il controllo dei genitori si ritrovano le prevalenze più alte di non fumatori (72,8%).
Fumatori abituali e consumo di altre sostanze
I fumatori abituali, rispetto ai non fumatori, consumano birra più di 4 volte a settimana (9,3% rispetto allo 0,7%), consumano superalcolici più di 4 volte a settimana (5,4% rispetto allo 0,3%), perdono il controllo ubriacandosi 3 o più volte nell’ultimo mese (12% rispetto all’1,1%), consumano energy drink tutti i giorni della settimana (13,1% rispetto al 4,7%).
Rispetto al consumo di droghe il 65,6% dei fumatori abituali ha fumato cannabis almeno una volta durante l’ultimo anno (stima popolazione circa 167.000 giovani), rispetto al 2% dei coetanei non fumatori. Il 4,7% dei fumatori abituali ha dichiarato di consumare smart drugs rispetto all’1,3% dei non fumatori.
Tra i fumatori abituali, rispetto ai non fumatori, c’è la più alta percentuale di chi non pratica attività sportiva (18,5% vs 12%) e la più bassa percentuale di chi pratica sport almeno 2 volte a settimana (54,7% vs 65,1%).
La propensione al rischio, misurata con una scala specifica, aumenta in funzione del legame del giovane al prodotto del tabacco. Il valore medio di propensione al rischio di un non fumatore è di 16,7, sale a 20,1 nel fumatore occasionale e raggiunge il valore medio di 21,2 nel fumatore abituale.
Sigaretta elettronica e prodotti del tabacco di nuova generazione
In Italia gli utilizzatori abituali e occasionali di e-cig sono circa 1,1 milioni. Di questi il 60,3% sono fumatori, il 32,3% sono ex-fumatori e il 7,4% non ha mai fumato. La maggior parte degli utilizzatori (75,3%) è rappresentata da consumatori duali che fumano le sigarette tradizionali e contemporaneamente l’e-cig, in particolare quelle contenenti nicotina. Per quanto riguarda l’uso dei prodotti del tabacco di nuova generazione (tabacco riscaldato), li ha provati il 2,7% della popolazione, circa 1,4 milioni di persone. Di questi il 54,5 sono fumatori, l’11,4 ex fumatori e il 34,1 non ha mai fumato. La notorietà di questi prodotti in tre anni è quasi triplicata passando dal 21,5% al 52,3%.
Fumo passivo: l’indagine DOXA
Secondo il dati PASSI a quasi 15 anni dall’entrata in vigore della legge Sirchia, il rispetto del divieto di fumo nei locali pubblici e nei posti di lavoro non è ancora pienamente garantito e restano ancora significative differenze fra Nord e Sud a sfavore di quest’ultimo. L’estensione dei divieti sul fumo in auto in presenza di minori e di donne in gravidanza è quasi totale, più dell’80 per cento.
Secondo l’indagine dell’Iss-DOXA quasi il 90% degli italiani e l’81,2% dei fumatori, è d’accordo con il divieto di fumare in macchina in presenza di minori e donne in gravidanza, in lieve calo rispetto al 2017. Il 3,2% dei fumatori ha dichiarato di aver fumato in auto con bambini o donne incinte, rispetto al 5,3 del 2017. Per quanto riguarda le abitazioni private quasi il 90% non lo consente tra i non fumatori e quasi il 60% tra i fumatori.
Immagini shock
Le immagini forti e le avvertenze sui rischi riportate sui pacchetti non sono risultate indifferenti ai tabagisti. L’indagine rileva che sono stati notati dalla quasi totalità dei fumatori (91,1%). Nel 77,7% dei casi hanno portato a pensare ai rischi per la salute, nel 56,4% dei casi hanno fatto aumentare il desiderio di smettere e nel 37,7% dei casi hanno spinto a rinunciare ad accendere una sigaretta nell’ultimo mese. Tra quelli che hanno notato le immagini shock sui pacchetti il 32,8% dei non fumatori ha dichiarato che si è ulteriormente convinto che fa bene a non fumare, così come dichiarato dal 42,1 degli ex fumatori che si dicono sempre più convinti della scelta fatta.
Telefono Verde Fumo
In 15 anni di attività, il Numero Verde Fumo (TVF) 800 45 40 88 ha gestito circa 50.000 telefonate. Fino al 2012 gli operatori gestivano mediamente 1000 telefonate l’anno ma da ottobre del 2012, quando il numero verde è stato inserito sulle confezioni dei prodotti del tabacco, le telefonate sono aumentate fino a raggiungere oltre 15000 contatti nel solo anno 2017.
All’aumento del numero delle telefonate aumentano progressivamente anche i giovani che contattano il servizio. In questi ultimi anni, le caratteristiche dell’utenza sono cambiate e l’équipe del servizio propone interventi sempre più diversificati e personalizzati, trovandosi spesso ad offrire percorsi di counselling per coloro che desiderano smettere di fumare e che trovano difficoltà a raggiungere le strutture sanitarie di riferimento territoriali. Questo riflette probabilmente una carenza dell’offerta assistenziale sul territorio e risponde all’opportunità di fruire di in servizio in maniera totalmente anonima a gratuita.
L’analisi dei 15 anni di attività, tra il 2003 e il 2018, ha permesso di evidenziare che a chiamare sono stati soprattutto gli uomini (30,791 ovvero il 61,2%) e le persone di età compresa tra 45 e 64 anni (14.945 ovvero il 29,7%). A seguire persone tra 25 e 44 anni (22,8%), giovani al di sotto dei 25 anni (11,9%) e ultrasessantacinquenni (11,5%). Queste ultime due categorie, i giovani e gli anziani, hanno telefonato di più a partire dal 2016, fino a rappresentare rispettivamente il 15,7% e il 15,4% delle chiamate.cChi telefona è quasi sempre un fumatore (l’85,8% pari a 43.180 telefonate), seguito da un familiare di un fumatore (2.875 chiamate pari al 5,7%). Gli utenti fumatori sono anche aumentati negli ultimi anni fino a realizzare il 93,7% delle chiamate.
Si chiama di più dal Sud e dalle Isole (16.377 chiamate pari al 32,5% di quelle totali), poi dal Nord (15.919, il 31,6%) ed infine dal Centro (10,271, il 20,4%). L’analisi, regione per regione, del tasso di chiamate rapportato alla prevalenza dei fumatori ha confermato che i valori più alti sono quelli relativi alle regioni meridionali e alle isole (e anche al Lazio): una fotografia che riflette, verosimilmente, la più alta prevalenza di fumatori nel Sud Italia.
La conoscenza del Telefono Verde Fumo è giunta per la stragrande maggioranza degli utenti dalle scritte sui pacchetti di sigarette (65,8%), mentre il 16,5% ha saputo del numero verde dal medico.