Ieri, sabato 3 febbraio, le strade di Londra si sono riempite di infermieri, medici, sindacati, associazioni di cittadini, gente comune per dire basta al malfunzionamento del NHS. Chiedono finanziamenti, assunzione di personale, ambulanze, tempi certi per essere curati. Accusano il governo di fare orecchie da mercante, di negare l’evidenza degli ospedali sovraffollati, delle ambulanze che non arrivano e non rispondono alle chiamate, alla gente che muore nei corridoi in attesa di una qualche risposta.
Le colpe del premier
Theresa May e del Ministro della salute
Jeremy Hunt vengono stigmatizzate sui cartelli e gli striscioni della manifestazione: “MORE STAFF, MORE BEDS, MORE FUNDS”. La marcia attraversa il centro di Londra perché non è più tollerabile l'inerzia del governo per la crisi invernale, e non solo, del NHS.
Gli ospedali sono stati travolti nelle ultime settimane da un'ondata di ricoveri che ha portato a ritardi fino a 12 ore nei reparti di emergenza, ai pazienti lasciati senza letti per ore, migliaia di pazienti costretti ad aspettare in ambulanza prima di ricevere cure urgenti. Lo staff del NHS è al limite, la protesta è per dire basta. Tra i manifestanti il portavoce dei diritti dei disabili sulla sua sedia a rotelle racconta che deve la sua vita all'NHS dopo essere stato ferito in un grave incidente d'auto 21 anni fa. Ma oggi non si può assistere inermi alla morte lenta del NHS, bisogna protestare far sentire la propria voce.
L'attore
Ralf Little ha invitato il segretario alla salute, Jeremy Hunt, che conosce personalmente, ad ascoltare le richieste della manifestazione. Ha preso la parola per dire: "Desidero rivolgere un sincero invito a te perché tu prenda atto e riconosca l'importanza della mancanza di risorse, di personale e di finanziamenti per il nostro servizio sanitario e provvedi a risolvere senza indugi i problemi”.
Anche la partecipazione sindacale è numerosa. Unite, Unison e il TUC sono tra i sindacati che si dirigono di fronte a Downing Street. La sordità del governo fin’ora ha esasperato gli animi.
Cecilia Anim, presidente del Royal College of Nursing, ha detto che i pazienti si aspettano anche da tutto il personale una lotta efficace per il NHS. "Il personale ad ogni livello è spremuto come i limoni e sta vivendo il burnout, molti dei nostri colleghi compresi i medici, sia anziani che giovani hanno il morale sotto i piedi”. "Dobbiamo difenderci l'un l'altro, in questa lotta siamo alleati. I pazienti meritano di meglio e il meglio dal NHS”.
“Lunghe ore, stress, richieste fisiche e sforzi emotivi, il NHS è ridotto un campo di battaglia quotidiano, solo i politici non vedono o non vogliono vedere a che punto siamo arrivati”.
Chi mi parla è il dott.
Robert Evans del Nightingale Hospital di Londra: “Ho scelto questa professione per lavorare con passione, per espandere i miei orizzonti, per dare il meglio e essere lì per le persone che hanno più bisogno di me. Sono da 20 anni in ospedale eppure oggi il futuro mi sembra molto cupo. E’ una battaglia quotidiana sempre in salita: borse di studio per i giovani poche e prese d'assalto , dispute sui contratti e la paga oraria dei dottori junior , lotta contro il blocco degli stipendi dal 2010 , lo staff del NHS viene spinto ai limiti lavoriamo per un sistema che richiede sempre di più e dà sempre meno. Il servizio sanitario nazionale è in pericolo. Solo un nuovo modello di cura lo salverà. Stiamo dicendo no ai tagli, alle chiusure e alla privatizzazione”.
Questo luglio, il NHS raggiungerà il suo 70° compleanno, e tutti noi, tutti quelli che sono qui oggi stiamo organizzando un evento nazionale che riconosca i risultati di tutti coloro che lavorano, contribuiscono e beneficiano del più grande patrimonio della nazione. Un'opportunità per celebrare e apprezzare le realizzazioni del NHS e al tempo stesso mantenere lo slancio e lottare per i cambiamenti necessari e sostenere il nostro NHS che merita futuro e sviluppo.
Lo saluto, sono a Victoria Station devo prendere il treno per Heathrow, rientro in Italia e dentro di me penso che anche noi attraversiamo grandi difficoltà, ma ahimè non abbiamo lo stesso senso di appartenenza ad un bene pubblico così importante.
Grazia Labate
Ricercatore in economia sanitaria già sottosegretaria alla sanità