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QS Edizioni - domenica 24 novembre 2024

Studi e Analisi

Sette milioni di italiani hanno limitazioni gravi di vista, udito e motorie che spesso sfociano in non autosufficienza. I livelli massimi tra gli over 75 e tra le donne 

immagine 29 gennaio - La situazione fotografata dall'Istat e confrontata con quella degli altri paesi UE. Alle persone gravemente disabilitate per vista, udito e capacità motorie si aggiungono poi quasi 22 milioni di persone con handicap meno gravi ma comunque limitativi pee la loro vita quotidiana. Ecco tutti i dati.
In Italia nel 2015 c’erano oltre un milione di persone con gravi limitazioni della vista e 8,184 milioni con limitazioni moderate, due milioni di persone con gravi limitazioni dell’udito e altre 8,616 milioni con limitazioni moderate, 3,714 milioni di persone con gravi limitazioni motorie e 4,859 milioni con limitazioni motorie moderate.

In sostanza quasi 7 milioni di persone hanno limitazioni gravi di vista o udito o motorie e altre 21,659 milioni hanno limitazioni moderate in questi ambiti, ma pur sempre limitazioni.

Le gravi sono le porte sulla non autosufficienza.

Il dato sulle limitazioni di vista, udito e motorie lo ha raccolto l’Istat  nel rapporto sulle condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari in Italia e nell'Unione europea.

Dove spiega che per limitazioni della vista si intende difficoltà a vedere con o senza occhiali. Per limitazioni dell’udito difficoltà a sentire ciò che si dice in una conversazione con un’altra persona in una stanza con o senza rumore avvalendosi anche di apparecchi acustici. Per limitazioni motorie difficoltà a camminare su una superficie pianeggiante per 500 metri oppure a salire una rampa di scale (circa 12 scalini) senza alcun aiuto.

Il livello di difficoltà è valutato secondo una scala a quattro modalità che prevede nessuna difficoltà, qualche difficoltà, molta difficoltà, non è in grado.
E aggiunge che le “gravi limitazioni, in tutti e tre i casi, sono l’insieme delle due ultime modalità illustrate per ogni tipologia di limitazione (quindi molta difficoltà, non è in grado).

Non si parla di handicap vero e proprio quindi, quello che costringe le persone alla sedia a rotelle o rende inutili anche gli ausili per sordo-ciechi, ma di una disabilità comunque grave che limita seriamente la vita di tutti i giorni e rende le persone spesso non autosufficienti.

Quotidiano Sanità ha già pubblicato i capitoli del rapporto relativi alle malattie croniche e l’assistenza domiciliare,  alle cure dentali , al ricorso a medici di famiglia e specialisti,quella sui motivi delle rinunce alle cure,  l’analisi di quanti italiani soffrono di dolore fisico , quella di chi ha la percezione di un sostengo sociale debole, intermedio o forte da parte delle persone che lo circondano, quella degli incidenti domestici e stradalie, quella di quanti caregivers assistono i propri familiari o altre persone e la statistica della non autosufficienza nelle attività quotidiane e domestiche che rappresentano un vero e proprio handicap per il 10% degli italiani ultrasessantacinquenni.

Vista

Rispetto agli altri Paesi della Ue-28, l’Italia si colloca a metà classifica per numero di persone con gravi limitazioni della vista (1,9-2% contro una media Ue-28 del 2,1% e con il Portogallo al 4,3% e sul versante opposto Malta allo 0,9%).

Le percentuali aumentano significativamente con l’aumentare dell’età e per gli over 65 diventano  il 5,6% (media Ue-28 5,6%) e tra gli ultrasettantacinquenni l’8,8% (media Ue-28 8,7%).

In realtà, analizzando in particolare il nostro Paese, i dati mostrano che tra 65 e 74 anni la percentuale di chi ha gravi disturbi di vista è del 2,1%, mentre de si considera una fascia più larga di età, sempre a partire dai 65 anni in su, si raggiunge il 5,4% e se si parte dei 75 anni in su si arriva all’8,6 per cento.

Ovvia la constatazione che l’aumento dell’età è determinante per il peggioramento (grave) della vista che ad esempio nella fascia di età 15-44 anni è grave solo per lo 0,4% della popolazione.

In questo caso è presente anche una certa differenza di genere: mentre negli uomini, ad esempio over 75, la percentuale di chi presenta limitazioni gravi nella vista è del 5,3%, nelle donne raddoppia e raggiunge il 10,7 per cento.

A livello di Regioni, la percentuale maggiore di chi presenta limitazioni gravi alla vita è in Calabria (3,1% dai 15 anni in su e 9,1% dai 65 anni in su). Ma questa situazione si ripete per aree geografiche al Sud (2,4% per gli over 15 e 7% per gli over 65).

Le percentuali maggiori di limitazioni gravi alla vista, infine, sono state rilevate nelle aree scarsamente popolate: dai 15 anni un su 2,7% e dai 65 anni in su 7,3 per cento.
 



 
Udito

Nell’Ue-28 il dato italiano delle limitazioni gravi combacia esattamente con la media di tutti i Paesi: 4,1 per cento. Il Paese in cui l’udito va peggio è la Finlandia col 4,1% di limitazioni gravi. Al contrario, dove ce ne sono di meno è l’Irlanda che si ferma all’1,3 per cento.

Anche in questo caso, come per la vista, il dato peggiora in modo sostanziale con l’età, tanto che negli over 75 Italia e media Ue sono al 12,1, quasi il triplo cioè della media di tutte le fasce di età e, comunque, quasi dieci volte di più della fascia 15-64 anni (1,3%  per l’Italia, 1,9% per l’Ue-28).

La conferma dell’importanza dell’età nel determinare la limitazione è data dalla rilevazione che l’Istat ha eseguito a livello del nostro Paese. Ad esempio la differenza – sempre parlando di limitazioni gravi – tra la fascia di età 15-44 anni e quella di chi ha oltre 75 anni è estremamente forte: nella prima le limitazioni sono nello 0,6% dei casi, nella seconda nel 18,7%, oltre 31 volte di più, quindi.

Ancora presente una certa differenza di genere, ma meno forte che nella vista: gli uomini over 75 hanno limitazioni gravi dell’udito nel 16,7% dei casi, le donne nel 20 per cento.

Stavolta a livello di Regioni chi sta peggio dai 15 anni in su, m anche dai 65 in su è il Molise che per la prima fascia di età raccoglie il 7%  di limitazioni gravi e per la seconda va oltre il triplo al 24 per cento.

A livello di macro aree geografiche invece, per chi ha da 15 anni in poi va peggio al Centro (4,4%) mentre il Sud torna in testa dai 65 anni in su con il 13,2% delle limitazioni gravi. E ancora una volta va peggio nelle aree scarsamente popolate.

 




Limitazioni motorie

In questo caso le percentuali si alzano. A livello Ue l’Italia stavolta va peggio della media Ue-28 con il 7,2% contro il 6,6 per cento. La percentuale di limitazioni motorie è in Ungheria con il 10,7% e quella minore in Danimarca con il 4 per cento.

Anche stavolta però le cose cambiano radicalmente con l’età. La media italiana degli over 75 con gravi limitazioni motorie balza infatti al 36,6% (Ue-28 32,4%), ben cinque volte di più della media di tutte le fasce di età, soprattutto considerando che la percentuale tra 15 e 64 anni si ferma all’1,8% in Italia e stavolta è maggiore nell’Ue-28 con il 2,6 per cento. Come dire che passati i 65 anni in Italia le cose peggiorano drasticamente rispetto agli paesi Ue.

A livello nazionale si conferma il dato e la fascia oltre i 75 anni supera il 36% di limitazioni motorie gravi contro lo 0,8% di quella 15-44 anni.
Qui la differenza di genera torna a essere marcata. Negli uomini oltre i 75 anni si registrano il 25,6% di limitazioni motorie gravi che diventano alla stessa età il 43,2% nelle donne. Anche nella fascia più bassa di età considerata (15-44) c’è una certa differenza, ma non ancora eccessivamente marcata,  tra lo 0,6% dei maschi e lo 0,9% delle femmine.

La Regione con la percentuale maggiore di limitazioni motorie gravi è l’Umbria, quindi stavolta non al Sud. Ma dai 15 anni in su, perché dopo i 65 anni il primato torna al Meridione con il 31,3% della Sicilia e, in assoluto, sia dai 15 anni in su che dai 65 per aree geografiche il Sud è in testa rispettivamente con l’8,4 e il 29, 2 per cento.
A livello di urbanizzazione dai 15 anni in su sono ancora le aree scarsamente popolate quelle che hanno la percentuale maggiore di limitazioni gravi (8%), mentre dai 65 anni in su sono quelle più densamente popolate con il 26,1 per cento.
 



 
29 gennaio 2018
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