In questi ultimi mesi in Italia sta circolando sempre di più, tra ricercatori ed Istituzioni, la notizia di possibili ricadute sulla salute dei cittadini se il rapporto tra spesa sanitaria pubblica e Pil dovesse scendere sotto la soglia del 6,5%. Il dato su questa presunta 'soglia limite' viene generalmente attribuito all'OMS.
Ripetuta ormai come un mantra da diversi esponenti politici, sindacali e da ricercatori del mondo della sanità, questa percentuale è stata in ultimo citata questa settimana anche dal direttore de
L'Espresso,
Marco Damilano, in un video con il quale viene presentato l'ultimo numero del settimanale con un dossier dedicato ai 40 anni dall'istituzione del Servizio sanitario nazionale e che ospita un servizio dove si parla di un allarme lanciato dall'Oms sulla sostenibilità della sanità italiana in quanto staremmo per scendere sotto il 6,5% del Pil come incidenza della spesa sanitaria pubblica.
Ma questo rapporto tra spesa pubblica, Pil e salute è davvero attendibile e soprattutto l'Oms ha mai detto una cosa del genere? Per prima cosa abbiamo ovviamente cercato riscontri sul web
dove non abbiamo rinvenuto alcun riferimento ad un eventuale documento o dichiarazione in tal senso da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. A questo punto abbiamo scritto direttamente all'ufficio stampa dell'OMS a Ginevra chiedendo lumi. Nel giro di poche ore abbiamo ricevuto questa risposta:
"We don’t have the actual number being checked 6.5%. We don’t capture the exact number that is being quoted as coming from WHO". Insomma, la garbata ma secca smentita dell'OMS chiarisce come, a seguito dei loro controlli interni, non sia stato trovato alcun riferimento su possibili ripercussioni sulla salute dei cittadini legate a questa soglia di spesa in rapporto al Pil del 6,5%.
Ma allora com'è nata l'indicazione di questo valore limite per la qualità delle cure? Se lo è chiesto anche l'OMS, sempre da noi sollecitata, immaginando che quella percentuale possa essere stata in qualche modo estrapolata da analisi e studi che in ogni caso non hanno mai indicato il 6,5% di incidenza sul Pil delle spese sanitarie come soglia limite di alcunché (
vedi testo integrale della risposta ricevuta dall'OMS).
Del resto immaginare di agganciare ad una soglia rigida di Pil la qualità e l'accesso alle cure sanitarie è un non senso, in quanto una percentuale di incidenza sul Pil può essere solo un parametro di confronto tra Paesi con economie e sistemi sanitari paragonabili. Per cogliere effettivamente il 'peso' dell'intervento pubblico nella tutela della salute, resta valido unicamente un confronto tra le quote di finanziamento a parità di potere d'acquisto. Queste sì, effettivamente, vedono l'Italia (ma non tutte le Regioni) in una posizione arretrata rispetto a Paesi come Francia e Germania.
Ma torniamo un'ultima volta al nostro 6,5%. Chi per primo ha parlato di tale percentuale come parametro soglia per la sostenibilità della sanità probabilmente, al di là dell'errore di attribuirlo all'Oms, non ha pensato al fatto che il Pil non è un'entita statica. Esso può crescere e scendere e questo ha ovvie ricadute sui pesi percentuali delle sue diverse componenti.
Se il Pil cresce e la spesa sanitaria poniamo resti al 6,5%, avremo in realtà più risorse di prima a parità di incidenza di Pil, come, al contrario, se il Pil scendesse e la quota di spesa sanitaria restasse sempre al 6,5%, in realtà avremo meno risorse di prima.
Parlare di una soglia del 6,5% rischia quindi di essere una vera e propria
fake news come quella dell'allarme Oms per la sostenibilità del nostro Ssn.
Giovanni Rodriquez