Oltre 20 milioni di italiani soffrono. O meglio dichiarano che nell’ultimo mese hanno subito dolore fisico (di qualunque natura esso sia). Il 39,1% della popolazione con punte del 59,1% tra gli ultrasessantacinquenni e i valori più bassi nella fascia di età tra 15 e 24 anni (19,3%).
E il dolore fisico (di qualunque natura sia) è “forte o molto forte” nel 9,5% dei casi a livello nazionale (17,4% negli over 65 e 3,2% tra 15 e 24 anni): per quasi cinque milioni di cittadini cioè.
A soffrire di più sono le donne che in media dichiarano dolore nel 45,6% dei casi contro il 32,5% degli uomini con quello “forte o molto forte che è quasi doppio: 12,1% tra le femmine, 6,5% tra i maschi.
Il dolore fisico influisce naturalmente sulle attività quotidiane (anche nel lavoro quindi) nel 73,5% dei casi in media (anche stavolta più nelle donne che negli uomini, più negli over 65 che nelle fasce più giovani di età) e lo fa in modo “grave o molto grave” nel 14,3% dei casi in media.
L’analisi è dell’Istat che ha rilevato il dato su quattro settimane del 2015 e l’ha reso noto nell’ottobre 2017 in occasione del
rapporto sulle condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari in Italia e nell'Unione europea. (su
Quotidiano Sanità sono state pubblicate finora dal rapporto le analisi relative alle
malattie croniche e l’assistenza domiciliare, alle
cure dentali , al
ricorso a medici di famiglia e specialisti e quella sui
motivi delle rinunce alle cure).
Le Regioni in cui, sempre in media, i residenti dichiarano di aver provato maggior dolore fisico (forte o molto forte) sono dai 15 anni in su Sardegna (15,2%), Umbria (12,6%) e Friuli Venezia Giulia (11%), mentre in questa fascia di età il livello minore del dolore forte o molto forte si registra a Bolzano (6,9%) e Trento (7,2%) seguiti dalla Campania (7,9%).
Tra gli over 65 invece la geo-localizzazione del dolore forte o molto forte cambia e al top ci sono Umbria (21,3%), Valle d’Aosta (20,1%) e Calabria (19,7%) mentre in coda si trova ancora il Trentino Alto Adige (in media 13,6%) seguito dal Piemonte (14%) e dalla Basilicata (14,6%)
A livello di aree geografiche e di densità della popolazione invece le differenze sono minime (con valorì leggermente più elevati nel Nord Est per gli over 15 e al Sud per gli over 65, sempre per il dolore forte o molto forte).
Il titolo di studio differenzia poco le fasce di dolore minore, ma si fa sentire in quella “forte o molto forte” con valori che per il più basso raggiungono in media il 13,7% contro il 5,6% del titolo di studio “alto”. Stesso trend, anche se con valori diversi, si ripete nelle varie fasce di età.
Il reddito divide quasi nettamente per il dolore forte o molto forte i primi tre quintili (le fasce meno abbienti) dagli ultimi due (quelle più ricche): nei primi tre il valore medio è compreso tra 10,4 e 10,6%, mentre nei due quintili più alti crolla a 7,9 per cento.
Guardando quanto il dolore interferisce con l’attività di tutti i giorni, si va da un’interferenza lieve – sempre in media nazionale – del 29,7% a una moderata del 28,7% e si passa al 14,3% per un’interferenza “grave o molto grave”.
I valori sono ancora una volta più elevati nelle donne che negli uomini (ad esempio il dolore influisce in maniera grave o molto grave in media per l’11,6% dei maschi e per il 16,1% delle femmine), ma si differenzia in modo più netto a seconda dell’età, passando ad esempio a livello generale dal 6,8% della fascia di età 15-24 anni al 28,6% degli over 75 (22,8% negli over 65).
In sostanza per quasi 14,5 milioni di italiani il dolore influisce sulle attività quotidiane con un’interferenza che va da “lieve “ ( per quasi 6 milioni di cittadini) a “grave o molto grave” per quasi 3 milioni di persone.
In questo caso (interferenza grave o molto grave) le Regioni più penalizzate da 15 anni in su sono la Sardegna (21%), l’Umbria (20,6%) e Basilicata e Bolzano con 18,1%, mentre quelle meno penalizzate sono Trento (9,1%), Molise (9,4%) e Lombardia (10,9%).
Nella fascia degli over 65 i valori sono più elevati e le Regioni dove va peggio sono Sardegna (influenza grave o molto grave sulle attività quotidiane nel 36,5% dei casi), Umbria (34,2%) e Bolzano (29,4%), mentre dove va meglio, ma pure sempre con valori elevati sono Molise (17,4%), Trento (17,9%) e Liguria (19%).
Il titolo di studio influisce in maniera inversa a seconda del tipo di interferenza sul lavoro del dolore. Così l’interferenza lieve è più elevata per titoli di studio alti (31,3% contro 28,1% dei titoli più bassi) mentre l’interferenza grave o molto grave è maggiore rispetto al titolo di studio più basso (19,2%) rispetto al più alto (6,8%).
Infine il reddito. Anche in questo caso l’andamento è inverso rispetto all’interferenza lieve o forte o molto forte. Sempre in media da 15 anni in su dichiarano un’interferenza lieve il 28,6% di chi appartiene al primo quintile di reddito (il più basso) e il 31,6% nel quintile più alto, mentre il dolore interferisce in modo grave o molto grave per il 16,6% al primo quintile e per l’11% al quinto.
Stesso andamento, ma con valori ben più elevati, per gli over 65 che dichiarano un’interferenza lieve nel 23,6% dei casi al primo quintile e nel 29,4% al quinto, ma grave o molto grave nel 26,1% al primo quintile e nel 19,1% al quinto.