La “
libertà personale finisce quando si mette a rischio la salute di chi ci è vicino"(
Gelli Qs 1 luglio 2017)”. A proposito di evidenza scientifica “
neanche la politica può sostituirsi ad essa”; i vaccini “
sono un atto di responsabilità sociale, non si può invocare la libera scelta”(
Burioni Qs 1 luglio 2017)
Queste sono le affermazioni usate da tutti coloro che sostengono il decreto del governo sui vaccini e partono da tre fondamentali presupposti filosofici:
· la libertà delle persone è inconciliabile con la necessità
· libertà e responsabilità si escludono
· l’interesse collettivo e diritto individuale sono incompatibili
Questo modo di pensare, se parliamo di vaccini, altro non è che:
· una forma di scientismo (ritenere la scienza l’unico sapere valido svalutando ogni altra forma di sapere )
· espressione di uno Stato autoritario giustificato ad essere tale da un apparente interesse supremo.
Il primo è la stessa idea moderna di scienza a considerarlo fuori tempo nel senso che ormai da decenni si considera il sapere scientifico come un sapere privilegiato ma tra saperi (
primus inter pares).
Il secondo è l’espressione di uno Stato che non è in grado di governare le complessità sociali perché privo di un pensiero adeguato e screditato da una politica che fa di tutto per sfiduciare la gente e che ripiega su delle scorciatoie.
Nel caso dei vaccini e nel terzo millennio scientismo e autoritarismo si fondono al punto da contrapporre inutilmente e arbitrariamente ciò che soprattutto oggi non dovrebbe essere mai posto in contrapposizione: lo Stato con la società, la responsabilità con la libertà, l’interesse collettivo con quello individuale, la persona con la comunità.
Il limite più importante del decreto non è nel sopruso scientifico che decide delle imposizioni sulla base di discutibili evidenze scientifiche e sui quali ben vengano i “cinque punti” proposti da alcuni medici e igienisti (
QS 7 luglio 2017), ma è nella incapacità politica dello Stato e quindi del governo a esprimere un pensiero adeguato a tenere insieme, a contemperare esigenze diverse, a unire i valori che si riferiscono alle persone e alla collettività.
Insisto una buona norma sulla vaccinazione oggi non è riducibile ai vaccini tout court ma deve essere capace di ricomporre le false antinomie da una parte tra stato e cittadino e dall’altra tra responsabilità e libertà.
Responsabilità e libertà
Contrapporre la responsabilità alla libertà personale è:
· un ritorno ad una prevenuta ostilità nei confronti della libertà e dell'indipendenza di giudizio delle persone quindi un ritorno all’oscurantismo
· una visione terribilmente regressiva e contro-riformatrice che pensa di risolvere tutto con l’assoggettamento.
Vorrei ricordare che le leggi sanitarie più importanti del nostro paese hanno sempre coniugato responsabilità e libertà:
· l’ivg dove la maternità o la non maternità in rapporto ad una concreta ipotesi di vita sono definite da un principio di cooperazione tra consapevolezza, responsabilità e libertà
· il superamento dei manicomi dove il folle era segregato perché ritenuto un pericolo sociale e la recente chiusura degli opg
· le politiche per la salute sia nei luoghi di lavoro che nei luoghi di vita dove senza la cooperazione tra responsabilità e libertà è impossibile salvaguardare tanto l’interesse del singolo che quello della collettività
· il consenso informato e il testamento biologico ma anche tutta la concezione del prendersi cura, del trattamento centrato sul malato, dell’alleanza terapeutica, della relazione di cura ecc
Perché dovremmo rinunciare a questa cultura che ci siamo costruiti riforma dopo riforma solo perché qualcuno è convinto, per problemi suoi, che con i vaccini la responsabilità delle persone non è compossibile con la loro libertà?
Contagio, interesse collettivo e società incosciente
Basta bufale cerchiamo di essere seri. Mi ha molto convinto quanto ho letto su un documento di Assis (Associazione di studi e informazione sulla salute):
· un vaccino conferisce una protezione individuale dalla malattia ma non impedisce la diffusione del microbo, la mancata vaccinazione del soggetto ricade come rischio solo sullo stesso e non sulla comunità
· vaccinato non vuol dire immunizzato … nelle malattie infettive la catena dell'infezione può essere interrotta quando un gran numero di appartenenti alla popolazione è immune
· quanto maggiore è la percentuale di individui immunizzati, minore è la probabilità che un individuo suscettibile entri in contatto con il patogeno, perché non trovando soggetti recettivi disponibili esso circola meno, riducendo così il rischio complessivo nel gruppo.
Come si vede questa idea di contagio (che ho ricavato dal documento Assis) è molto diversa da quella che tende a convincerci che il solo fatto di non essere vaccinati costituisce in se la causa sufficiente per contagiare gli altri. Per cui sopprimiamo le libertà. Ma a parte la propaganda non c’è alcun dubbio sul fatto che l’obiettivo dell’immunità di gruppo per sua natura non può che fondarsi sulla cooperazione responsabilità e libertà dal momento che ogni gruppo è fatto da individui con delle libertà delle consapevolezze e delle responsabilità sulle quali lavorare.
Ciò detto come scrive l’Assis esisterà sempre una minoranza che rifiuta la vaccinazione la cui scelta anche io ritengo che debba essere rispettata ma, aggiungo io, non solo perché ogni azione di tipo repressivo produce un effetto opposto a quello desiderato ma anche perché una minoranza simile sarà del tutto ininfluente rispetto ad un progetto profilattico basato per l’appunto su consapevolezza responsabilità e libertà. Cioè la libertà di scelta non è un problema ma una soluzione.
Paziente/esigente
Sono ormai passati molti anni da quando spiegai per la prima volta tutti quei processi sociali e culturali in ragione dei quali un
paziente smette di essere tale e diventa
esigente. Il primo è una figura passiva che accetta di essere ridotto alla propria malattia e che ha fiducia nella medicina e che vede la cura come un beneficiario e che spiega gli eventi avversi come destino.
Il secondo è il contrario cioè è un soggetto nuovo cosciente dei suoi diritti, informato e disinformato, che diventa contraente perché vuole co-decidere e che gli eventi avversi li imputa al medico di cui si fida sempre meno portandolo quando è il caso sempre più in tribunale.
L’esigente è perfettamente speculare al concetto di Heidegger del “
prendersi cura” cioè di un uomo che considera la malattia una forma di decadimento nel decadimento e che vuole con tutte le sue forze governare comunque il proprio divenire non solo servendosi attivamente della medicina ma scegliendo la medicina e si suoi modi più adeguati.
L’esigente è un processo sociale irreversibile che costringe la medicina o a pararsi le terga con la medicina difensiva o a pararsi dalle sue difficoltà ad avere relazioni nuove con i cittadini, con la coercizione e l’obbligatorietà.
La medicina difensiva e l’obbligatorietà dei vaccini sono le due facce dello stesso fenomeno.
Mi si spieghi per piacere perché l’esigente dovrebbe essere tale per tutte le occorrenze mediche meno che per i vaccini? Faccio notare che nel caso dei vaccini l’esigente diventa un super esigente perché di mezzo non c’è solo la sua sorte individuale ma quella dei propri figli.
Perché per i vaccini, senza emergenze, senza epidemie, senza catastrofi di nessun genere, le persone dovrebbero regredire a pazienti obbedienti senza voce senza bisogni senza paure senza ideali?
Conclusioni: la manifestazione di Pesaro
L’altro giorno a Pesaro
c’è stata una grande manifestazione non di “no vax” ma di “esigenti” per:
· dimostrare il contrario di quello che questo Stato e questo governo pensa e cioè che responsabilità e libertà sono compatibili auspicabili e possibili
· protestare contro una assurda metafisica dei vaccini quella che li spiega,prescindendo da qualsiasi dato dell'esperienza, cancellando qualsiasi libertà individuale, imponendo o formulando ragioni risolutive definite scientifiche mediante evidenze scientifiche ingiustificate
· proporre alla politica una mediazione tra i i "
due concetti di libertà”(Berlin) quella
negativa intesa come assenza di interferenza e costrizioni da parte del potere sulle azioni degli individui e quella
positiva come autonomia, capacità di agire in conformità ai propri desideri e scopi .
Gli esigenti a Pesaro, tra “
libertà da” e “
libertà di” chiedono democraticamente di riscrivere il decreto di ripensare i suoi numeri ma soprattutto il loro spirito oscurantista perché semplicemente contro tempo e per questo certamente foriero di ulteriori lacerazioni sociali
Male fa il governo, il parlamento, le istituzioni mediche, i medici, a ignorare questo movimento che non a caso in piena crisi di credibilità della politica parte dai vaccini ma per porre il problema ormai non più rinviabile di nuovi modi di essere della medicina difronte ad un insopprimibile bisogno di autodeterminazione dell’uomo e del proprio destino.
Ivan Cavicchi