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QS Edizioni - venerdì 22 novembre 2024

Studi e Analisi

Sindrome feto-alcolica. Dall'Iss una guida per diagnosticarla

immagine 9 settembre - In consumo di alcol in gravidanza è un rischio sottostimato o non riconosciuto. A lanciare l’allarme è l’Istituto superiore di Sanità, che attraverso uno studio multicentrico ha rilevato che in Italia 7 neonati su 100 subiscono l’esposizione alcolica quando sono nel grembo materno. Per aiutare i medici, neonatologi e pediatri a diagnosticare la sindrome arriva dall’Iss la "Guida alla diagnosi dello spettro dei disordini feto alcolici".
In Italia su 100 neonati 7 hanno subìto esposizione alcolica nel grembo materno. Si tratta dei primi dati italiani rilevati dal uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità e diffusi oggi nell’ambito di una conferenza stampa in occasione della prima Giornata internazionale della consapevolezza sulla sindrome feto-alcolica. Lo studio multicentrico, di prossima pubblicazione, è stato condotto attraverso un biomarcatore, l’etilglucuronide, in grado di rilevare l’esposizione all’alcol nel meconio, le prime feci dei neonati. Il gruppo di studio, capeggiato dalla dottoressa Simona Pichini, ha messo in luce che c’è un consumo di alcol in gravidanza sottostimato o non riconosciuto da parte delle donne che partoriscono: l’analisi sul meconio di 607 neonati, infatti, ha rivelato un’esposizione media del 7.6% di neonati, con una distribuzione nelle diverse città campione dello studio molto diversificata: da uno 0% nella neonatologia di Verona ad un 29% nella neonatologia dell’Umberto I di Roma.
"Non sappiamo quale sia la quantità di alcol che si possa assumere in gravidanza senza rischi e perciò indagini come questa sono estremamente importanti nel campo della prevenzione e della tutela della salute neonatale – ha affermato il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Enrico Garaci - perché permettono di far luce su un fenomeno sommerso come quello delle patologie pediatriche sviluppate in relazione all’assunzione di bevande alcoliche durante la gravidanza. In Europa infatti - aggiunge Garaci - si hanno pochissimi dati sui disordini feto-alcolici, questo nostro studio è fra i primi e ha coinvolto anche la Spagna. A Barcellona i dati hanno rivelato addirittura il 45% di esposizione neonatale. L’obiettivo di questa giornata è soprattutto l’informazione, alle donne prima di tutto sia quelle in gravidanza che quelle che decidono di avere un figlio che la quantità di alcol in questo periodo deve essere pari a zero".
Per aiutare i medici, neonatologi e pediatri a diagnosticare la sindrome è stata pubblicata dall’Osservatorio Fumo, Alcol e Droga dell’Iss la "Guida alla diagnosi dello spettro dei disordini feto alcolici". Una guida schematica che aiuta a diagnosticare la sindrome feto-alcolica (FAS) e lo spettro dei disordini feto alcolici (FASD), due patologie di difficile diagnosi.
La Guida sarà distribuita a più di tremila medici italiani.
Una diagnosi precoce, inoltre, può essere molto utile per individuare possibili rischi e agire tempestivamente. "I neonati devono avere un follow-up specifico - spiega Simona Pichini - perché ancora non si sa che percentuale di loro svilupperà una sindrome feto alcolica e quanti di loro svilupperanno uno spettro di disordini feto alcolici. Si tratta principalmente di problemi neurologici, neuromorfologici, problemi di sviluppo cerebrale, disabilità serie. La sindrome di iperattività e deficit di attenzione, per esempio, è uno dei disordini che potrebbe manifestarsi nell’ambito di un’esposizione del feto all’alcol".
 
9 settembre 2011
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