Si chiama
“Position paper sulla contraccezione d'emergenza per via orale” ed è il documento scientifico elaborato congiuntamente dalla Società italiana della contraccezione (Sic) e della Società medica italiana della contraccezione (Smic) per fornire alla classe medica le informazioni più chiare e corrette da trasferire a una paziente che richieda l’utilizzo del farmaco.
“Scopo delle Società scientifiche è la conoscenza e la corretta applicazione delle pratiche professionali. Crediamo che l'utilità delle Position paper, soprattutto quando condivise, debbano evitare strumentalizzazioni politiche e comportamenti professionalmente non corretti”, si legge nella nota della Smic che accompagna il documento. “È il momento – si legge ancora - della condivisione degli obiettivi: laici e cattolici devono contribuire allo sviluppo della contraccezione e alla riduzione dell'aborto volontario”. Secondo gli espermi della Smic, infatti, “la contraccezione d'emergenza è l'ultimo baluardo utilizzabile, prima della fecondazione, e il medico deve assistere la donna intervenendo per evitare una interruzione volontaria della gravidanza”.
Il documento si prefigge, dunque, lo scopo di fare chiarezza su molti aspetti ancora controversi, sia dal punto di vista scientifico che medico-legale.
Anzitutto, si sottolinea che la contraccezione d’emergenza è, come riferito dall’Oms, una “metodica contraccettiva” che può prevenire e non interrompere una gravidanza già in atto. Inoltre si definisce come “metodica di supporto” in quanto il suo utilizzo non e da considerarsi come metodo contraccettivo abituale o di prima scelta, ma solo quando altri metodi non siano stati del tutto o correttamente utilizzati. Infine il termine complementare di “emergenza” suggerisce la necessita dell’uso tempestivo, dopo un rapporto non adeguatamente protetto, per massimizzarne l’efficacia, e sottolinea ulteriormente che tali regimi non sono proposti per un uso abituale, ma esclusivamente sporadico.
Attualmente, ricordano ancora le due Società, sono disponibili in Italia due metodi per la
contraccezione d’emergenza orale:
- levonorgestrel (LNG) per os, approvato dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA);
- estroprogestinico orale utilizzato secondo il metodo Yuzpe (off label).
Mentre non è ancora disponibile (ma l’iter per l’inserimento in commercio è già iniziato con il parere favorevole, nei giorni, scorsi, da parte del
Consiglio superiore di Sanità) l’ulipristal, il modulatore selettivo del recettore progestinico, da assumere il prima possibile e comunque entro 120 ore da un rapporto non protetto (la cosiddetta pillola dei 5 giorni).
“È ampiamente dimostrato – si legge nel documento - che il levonorgestrel (Lng), quando somministrato in fase preovulatoria, interferisce con il processo ovulatorio, per inibizione o disfunzione dello stesso, e previene quindi la fertilizzazione. In particolare, se somministrato prima del picco preovulatorio di LH, e in grado di impedire l’ovulazione nella maggior parte dei casi. Inoltre, e stato evidenziato che nelle donne che assumono il Lng quando i parametri clinici, ecografici ed ormonali sono diagnostici di ovulazione già avvenuta, il Lng non ha alcun effetto. E’ evidente quindi che il Lng non interferisce con l’impianto dell’embrione, una volta avvenuta la fertilizzazione; cioé, non causa aborto, ne e in grado di danneggiare una gravidanza in atto. E’ stato anche riportato che il Lng può alterare le caratteristiche del muco cervicale e l’ambiente intrauterino, interferendo quindi con la migrazione degli spermatozoi. Tuttavia, questo meccanismo può assumere rilievo solo nei casi in cui il coito viene a precedere l’ovulazione di parecchi giorni”.
Relativamente all’ulipristal acetato, la Sic e la Smic spiegano come sia “stato dimostrato che esso, anche se somministrato immediatamente prima dell’ovulazione, ossia nel momento in cui il picco di LH e gia iniziato, e ancora in grado di spostare l’ovulazione. Esso risulta quindi efficace anche quando le altre opzioni contraccettive d’emergenza attualmente in commercio non presentano un chiaro meccanismo di azione. Anche per l’ulipristal acetato, quindi, il meccanismo d’azione risiederebbe nello spostamento dell’ovulazione, come riportato nel Riassunto delle Caratteristiche di Prodotto (Rcp) approvato dall’European Medicines Agency (Ema). Relativamente a possibili effetti contraccettivi accessori, conseguenti ad alterazioni dell’endometrio, non vi sono al momento attuale evidenze risolutive. Tuttavia, va segnalato come tali effetti accessori, che inizialmente erano riportati nel Rcp, siano stati eliminati in una recente variazione da parte dell’Ema”.
Quanto agli aspetti medico-legali, le due società ricordano che “non esiste, in Italia, normativa specifica relativa alla prescrizione della contraccezione d’emergenza ma, cosi come per la contraccezione, riferimenti ad essa possono riscontrarsi in particolare nella legge sulla istituzione dei consultori familiari (legge 405 del 29 luglio 1975) e nella legge che regolamenta la tutela sociale della maternità e l’interruzione volontaria di gravidanza (legge 194 del 22 maggio 1978)”. Si evidenzia quindi che l’uso del farmaco è autorizzato e in linea con la normativa vigente, ma il medico può, come anche ribadito nel parere del Comitato nazionale di Bioetica (Cnb), appellarsi alla cosiddetta “clausola di coscienza”, così come può farlo, secondo il Cnb, anche il
farmacista che deve dispensare la pillola. A una condizione, però: l’obiezione di coscienza non deve nuocere al cittadino. “Il medico e/o farmacista hanno il dovere – spiegano le due Società scientifiche - di fornire le informazioni necessarie affinché la donna possa ottenere la prescrizione o il farmaco nei tempi utili, in modo da garantire la massima efficacia contraccettiva”.
Elemento fondamentale di tutto il processo, comunque, è il dialogo medico-paziente. La Sic e la Smic denunciano invece che “la contraccezione d’emergenza, per le sue stesse caratteristiche, viene per lo più prescritta in situazioni in cui non vi e tempo per effettuare un counseling adeguato e completo”. Ma lanciano un appello affinché il medico, “al di là di fornire le dovute informazioni pratiche relative all’uso del farmaco prescritto, colga l’occasione della richiesta della contraccezione d’emergenza per indirizzare la donna/la coppia, verso momenti successivi di riflessione finalizzata a farle comprendere chiaramente l’importanza di utilizzare un metodo contraccettivo stabile, efficace e sicuro; motivarla alla scelta del metodo contraccettivo più idoneo al suo caso specifico”.
“Inoltre - conclude il documento -, sarebbe auspicabile che il medico”, nel colloquio che effettua con le proprie pazienti in occasione della loro scelta contraccettiva, sottolinei alla paziente che “la contraccezione d’emergenza non deve mai sostituire le metodiche contraccettive primarie, evitando che tale mezzo anticoncezionale perda il suo ruolo di rimedio d’emergenza per assumere quello improprio di metodo ripetitivo e abituale di contraccezione”.
Articoli correlati
Pillola dei 5 giorni dopo. Fazio: "Non è abortiva, ma non si escludono danni a feto per gravidanza già in atto"