toggle menu
QS Edizioni - lunedì 25 novembre 2024

Studi e Analisi

Depressione. In Italia 7,5 milioni di casi. Un paziente costa 4mila euro l’anno al Ssn. Bruciati 4 miliardi di euro per le ore lavorative perse 

immagine 3 dicembre - Ne soffre il 12,5% degli italiani e la maggior parte dei pazienti non chiede aiuto e solo il 34% assume una terapia. Oltre i disturbi dell’umore, salute fisica più compromessa. Questi gli scenari emersi oggi al Forum “Un Viaggio di 100 anni nelle neuroscienze” organizzato da The European House-Ambrosetti.
In Italia il costo sociale della depressione, inteso come ore lavorative perse, è pari a 4 miliardi di euro l’anno, e la spesa media annua per paziente, a carico del Ssn, ammonta a 4.062,40 euro. Una patologia che secondo il Rapporto OsMed 2013, presentato dall’Aifa, colpisce il 12,5% (circa 7,5 mln di italiani) circa della popolazione italiana assistibile, con solo il 34,3% dei pazienti che assume farmaci antidepressivi.
 
Sono questi alcuni dei dati emersi al Forum “Un Viaggio di 100 anni nelle neuroscienze” organizzato da The European House-Ambrosetti a Roma presso l'Accademia dei Lincei, in occasione dei 100 anni di Lundbeck. Una giornata di confronto nel corso della quale gli esperti hanno sottolineato la necessità di tenere alta la guardia verso un fenomeno che, sia sul fronte sociale sia economico, ha assunto dimensioni rilevanti e, secondo le stime più recenti, nel 2020 sarà la causa maggiore di disabilità dopo le malattie cardiovascolari.
 
I numeri della depressione. Secondo la ricerca Idea (Impact of Depression in the Workplace in Europe Audit), che ha coinvolto in tutta Europa oltre 7mila adulti di età compresa fra i 16 e i 64 anni, lavoratori e dirigenti, o che lo fossero stati negli ultimi 12 mesi, ben il 20% degli intervistati aveva avuto una diagnosi di depressione e il numero medio di giornate di congedo dal lavoro durante l'ultimo episodio di depressione era 36 giorni.
Un manager su 3 tra quelli intervistati  ha ammesso di non avere risorse economiche o strumenti formali per affrontare il problema.
 
E i problemi sul lavoro si correlano al rischio doppio di disoccupazione, pensionamento anticipato, alla maggiore disabilità e all’alto rischio di vivere in condizioni di emarginazione e povertà così come sottolineato con forza anche dall’Oecd (Organisation for Economic Co-operation and Development). A questo si aggiunge che, nonostante gli alti tassi di assenteismo a causa della depressione, una persona su quattro tra quelle affette da depressione ha dichiarato di non aver comunicato il proprio problema al datore di lavoro. Di queste, una su tre ha motivato tale scelta adducendo il timore di perdere il posto di lavoro.
 
I pazienti non chiedono aiuto. Ad oggi ancora un’elevata percentuale della popolazione adulta che presenta sintomi depressivi non chiede aiuto a nessuno e solo circa un terzo dei pazienti riceve terapie antidepressive4. Eppure in questi soggetti il rischio di suicidio è trenta volte superiore rispetto alla popolazione generale. Ma soprattutto, se non trattata, la depressione tende alla cronicità e alla progressiva disabilità, così come spiegato dagli esperti internazionali riuniti per il Forum delle Neuroscienze.
 
Inoltre il 50% dei pazienti non ottiene risultati dal primo trattamento e abbandona, semplicemente, la ricerca di una terapia efficace. La malattia si manifesta con vissuti di profonda tristezza, dolore morale, senso d’inutilità, disperazione, perdita dello slancio vitale, incapacità di provare gioia e piacere, disinteresse per le normali attività, inadeguatezza nello svolgimento del lavoro abituale. Quello che prima era semplice diventa difficile, non è possibile partecipare alla vita sociale, non si prova più alcun interesse. Il paziente lamenta di non provare più affetto per i propri cari, di sentirsi distaccato da qualsiasi situazione.
 
Disturbi somatici. Oltre alla salute psicologica, anche la salute fisica delle persone con sintomi depressivi risulta decisamente compromessa, se paragonata al resto della popolazione adulta: nel mese precedente l’intervista le prime dichiarano mediamente più giorni vissuti in cattive condizioni fisiche (10 giorni vs 2 giorni), in cattiva salute psicologica (16 giorni vs 2 giorni) e più giorni con limitazione delle abituali attività (7 giorni vs 1 giorno) . La depressione porta con sé una spiccata comorbidità con cancro, diabete e malattie cardiache, il che si traduce in un maggior rateo di mortalità precoce e, soprattutto, evitabile, così come sottolineato anche dall’OMS.
 
Disturbi cognitivi non riconosciuti nemmeno dai pazienti.  Alla depressione si associano frequentemente disturbi cognitivi che tendono a manifestarsi per oltre il 94% del tempo nel corso degli episodi depressivi, rappresentati da difficoltà nell’attenzione, nella concentrazione e memorizzazione. Il rallentamento ideativo si traduce in incertezza e in alcuni casi in incapacità di prendere qualunque decisione, anche la più semplice, creando notevoli disagi e scadimento delle prestazioni. I sintomi di tipo cognitivo sono associati a peggiori esiti clinici e sociali della malattia. Sebbene i sintomi cognitivi della depressione siano spesso frequentemente associati alla depressione e causino problemi nelle funzioni e nella produttività sul lavoro, vi è una scarsissima consapevolezza al riguardo: quando si chiedeva di identificare i segni della depressione, solo il 33% degli intervistati menzionava la scarsa memoria, il 44% l’indecisione e il 57% la difficoltà di concentrazione.
 
Crollo verticale della qualità di vita. L’impatto della depressione sulla qualità di vita è drammatico per il paziente ma anche per tutta la famiglia. Le persone con questo disturbo sembrano ‘scomparire’ dalla vita sociale e lavorativa. E tenendo conto che, per ogni paziente, sono coinvolti almeno due-tre familiari, il numero delle persone coinvolte indirettamente dal disturbo depressivo è di 4-5 milioni .
3 dicembre 2015
© QS Edizioni - Riproduzione riservata