Caro Chiamparino, signor presidente, non se ne abbia a male se le dico che la sua intervista sulla sanità mi ha lasciato perplesso. Noi del settore probabilmente, come dice lei, saremmo tutti dei “
dietrologi” ma lei, mi creda, dà l’impressione di uno che o ci fa o ci è.
A leggere le sue dichiarazioni sulla sanità, ma soprattutto valutando la vicenda “
Patto per la salute” che lei ha capitanato dalla firma in poi, si è incerti se considerarla uno sprovveduto o uno stratega tanto raffinato da essere imperscrutabile ai più, me compreso. Ma come può pensare, dopo che voi Regioni vi siete autoridotti il FSN di 2.300 mld che la sanità possa credere alle sue interviste? E soprattutto ora che il governo, nonostante le
rassicurazioni di Gelli, sta pensando a tagliare la spesa sanitaria per finanziare la riduzione della pressione fiscale? Lei oggi, praticamente, ci viene a dire che quei soldi li rivuole indietro cioè che il Governo le deve dare 3 mld per il 2016 “
perché consentono di sostenere la sanità” e come contropartita si dichiara disponibile a “
tagliare sugli sprechi” (sic) ma a condizione che i risparmi realizzati restino nel settore.
Ma scusi Chiamparino ma si rende conto di quello che dice? Cioè lei l’istituzione, più chiacchierata della nostra Repubblica chiede al santo un miracolo non solo senza che da parte sua vi sia neanche il minimo ravvedimento ma tentando addirittura di fregarlo. Le ricordo che gli “
sprechi” come li chiama lei siete voi a farli. Dopo tutti gli abusi che avete consumato ai danni della sanità pubblica, ci spieghi la ragione per la quale meritereste di essere rifinanziati ? Dica lei, che era indicato tra i candidati alla presidenza della Repubblica, come si può dare credito a chi si è mostrato incapace di governare creando con le proprie incapacità delle incompatibilità tra diritti e risorse tutt’altro che irresolubili?
Noi non facciamo “
dietrologia” siamo solo disincantati quanto basta per non credere né ai miracoli né ai venditori di fumo.
Tant’è che le ricordo che tra i primi ho sostenuto che:
· il vostro Patto per la salute, sarebbe stato un “pacco”...
e così è stato
· il comma 566 fortemente voluto da voi regioni sarebbe stato inconcludente ...
e così è stato
· le vostre leggi di riordino regionale avrebbero avuto pesanti conseguenze sulle tutele dei cittadini...
e così è.
Ho anche anticipato:
· gli esiti dell’applicazione dei costi standard che voi cavalcate ammesso che riusciate a calcolarli
· le conseguenze immorali che si avranno con la vostra burocratica idea di “
appropriatezza” quella che io chiamo “
medicina amministrata”
· le ricadute che si avranno a seguito della riduzione scriteriata delle aziende sanitarie sulle organizzazioni territoriali, sull’ integrazione tra servizi sull’idea decentrata di governo della salute .
Un anno fa, poi, le dedicai un articolo (
QS 1 settembre 2014). In quell’articolo indicavo tre problemi da risolvere:
· il vostro discredito quali istituzioni di governo testimoniato dalla riforma del titolo V quindi la perdita secca del vostro potere contrattuale nei confronti del governo;
· il paese che fatica a crescere e la sanità che per il governo diventa sempre più insostenibile, per cui non bastando più le politiche marginaliste, si dà il via alle politiche di definanziamento per privatizzare il sistema;
· la mancanza di una contro prospettiva e di un pensiero riformatore cioè il navigare da parte vostra a vista di finanziaria in finanziaria.
A fronte di questi problemi, e leggendo la sua ultima intervista, mi è venuto da sorridere quando lei parla di riforme. Una riforma è tale se cambia il mondo in meglio, rendendolo più giusto, più civile, più governabile, più ricco per tutti. Ma se cambia il mondo in peggio è una controriforma. Voi regioni davanti ai problemi della sanità, l’unica cosa che sapete fare è tagliare, togliere, comprimere, immiserire, sfruttare chi lavora. Compossibilità per voi è una parola esoterica.
Voi al massimo siete in grado di smontare il sistema sanitario che avete trovato e che altri hanno concepito e fatto per voi, ma in nessun caso siete in grado di reinventarlo. Per questo non considero credibile chi pensa di “
tagliare gli sprechi” (sic) a sistema invariante. Fino ad ora voi Regioni avete tagliato in tutti i modi, soprattutto sul lavoro, ma a sprechi invarianti compreso i vostri lauti stipendi e le vostre guarentigie. E non sembra proprio venirvi in mente che si potrebbe riformare per davvero l’idea ormai vecchia di tutela e dedurne un altro genere di sistema pubblico a base universalista, e un’altra organizzazione dei servizi, del lavoro, delle professioni, a spesa economicamente compossibile.
Lo ripeto, l’unica cosa che le Regioni pensano di fare è di fregare il santo mentre gli chiede il miracolo. Ma il santo, come ha dimostrato con l’intesa sui tagli lineari di questa estate, non si farà fregare. La profezia questa volta è fin troppo facile: per il 2016 ci beccheremo altri definanziamenti camuffati da risparmi che, quali tagli, ridurranno sostanzialmente il FSN a sistema invariante.
Cioè l’intero sistema sanitario sarà come se fosse sottoposto anticipatamente ad un forzato piano di rientro dagli sprechi ma senza che gli sprechi veri siano rimossi. E’ il gioco del macellaio scemo che per fare lo spezzatino si taglia prima le dita, poi la mano, il braccio fino a essere parte dello spezzatino. Ma tutto questo fino a quando potrà durare?
A esaminare le posizioni pubbliche dei sindacati tutti, delle associazioni e delle società scientifiche, degli ordini e dei collegi (segnalo le dichiarazioni della Fnomceo in
QS 29 luglio 2015, e l’articolo della presidente dell’Ipasvi, in
QS 3 settembre 2015 e ricordo che medici e infermieri insieme sono circa l’80% degli addetti ai lavori), direi che l’insofferenza di tutta la sanità verso le incapacità e gli abusi delle Regioni e del Governo, si sta facendo sempre più forte.
Così forte che altre due profezie sono possibili:
· sulla sanità è probabile che presto si apra un conflitto sociale
· sarà il Pd in prima persona a pagarne le conseguenze elettorali.
Ormai in sanità le politiche contro riformatrici, al di là dei personaggi e delle tante istituzioni coinvolte, sono tutte di fatto riconducibili al PD. E questo forse spiega l’ansia rassicuratrice dell’onorevole Gelli. Evidentemente anche a lui capiterà ogni giorno in qualsiasi occasione di incontrare gente della sanità che dice che non voterà più PD. Ma staremo a vedere.
Ivan Cavicchi