Il recente rapporto di Ania “Malpractice, il grande caos” rappresenta, già dal titolo, l’importante problema della gestione delle conseguenze degli eventi avversi in modo piuttosto polemico e tendenzioso.
Il rapporto ha indubbiamente il merito di richiamare l’attenzione dei policy makers, del management delle aziende sanitarie e dei professionisti sul tema della
responsabilità in campo sanitario, che da anni esige un aggiornamento normativo e per cui sono state elaborate alcune proposte di legge dall’attuale Parlamento. La stessa Unione Europea, nella recente verifica della Raccomandazione del 2009 sulla sicurezza dei pazienti, ha dato un cartellino giallo al nostro Paese per la carenza di politiche e programmi sulla materia
In questo senso, sarebbe opportuno giungere ad una sintesi delle proposte di legge, in modo tale da regolare al contempo sia la responsabilità “positiva” dei professionisti e delle aziende sanitarie in merito all’applicazione delle buone pratiche per la sicurezza dei pazienti ed
all’adozione di un sistema di gestione del rischio clinico, che la responsabilità “negativa” connessa con la gestione della compensazione per le conseguenze dell’evento avverso, comprendendo anche indirizzi chiari sulla gestione dei fondi per i sinistri nei bilanci delle aziende sanitarie pubbliche e private. Il network delle Regioni per la sicurezza dei pazienti sta lavorando in questo senso, con l’obiettivo di giungere entro l’autunno ad una proposta di legge robusta e coerente con il quadro normativo nazionale e gli indirizzi europei.
Il rapporto Ania ha però messo in cattiva luce le esperienze di gestione diretta dei sinistri, come quella che sta portando avanti la Toscana a partire dal 2010. Addirittura Ania paragona la scelta della Toscana e di altre Regioni a quella degli enti locali che hanno investito su prodotti finanziari derivati, potenzialmente dannosi per la finanza pubblica, senza valutarne adeguatamente i rischi. Inoltre, nel paragrafo riferito all’esperienza toscana, si arriva addirittura a mettere in dubbio la frequenza dei sinistri registrati prima e dopo la decisione di passare alla gestione diretta. Si tratta di affermazioni spiacevoli e non adeguatamente documentate, a cui è necessario dare una risposta, partendo proprio da questo ultimo punto.
Per il periodo 2003-2012,
il grafico 1 mostra l’andamento della sinistrosità in Toscana a prescindere dalla presenza o meno dei contratti assicurativi.
Facendo delle prime considerazioni, è facilmente osservabile che il range di variabilità sia compreso tra le 1500 e le 1700 richieste di risarcimento all’anno e, sebbene siano evidenti due incrementi improvvisi tra il 2005 ed il 2006 e tra il 2008 ed il 2009, nei restanti periodi il trend è decrescente.
La diminuzione osservata risulta nettamente maggiore tra il 2009 ed il 2013, anni in cui è stata introdotta la gestione diretta, rispetto a quella tra il 2006 ed il 2008. Tale diminuzione si osserva anche rapportando il numero assoluto delle richieste di risarcimento con il numero dei ricoveri. Inoltre, la registrazione dei dati è stata uniformata ed informatizzata a partire dal 2006, con un constante miglioramento della tempestività e della qualità dei dati, il cui aggiornamento è divenuto un requisito di accreditamento ed un obiettivo di budget per i direttori generali.
In merito ai costi dei risarcimenti, grazie alla registrazione puntuale di ogni sinistro, possiamo osservare che nel quadriennio 2006-2009 sono stati liquidati mediamente 18,5mln di euro all’anno per i risarcimenti, sotto la gestione delle compagnie assicurative, mentre nel biennio 2010-2011 con la gestione diretta si è giunti a circa 22,5mln di euro all’anno. Con il passaggio alla gestione diretta si sono inoltre ridotti notevolmente i tempi di liquidazione del sinistro, che sono passati dai 788 giorni del 2009 ai 332 del 2011. Da ricordare che il costo dei premi assicurativi nel 2007 era di circa 45 milioni di euro, inclusivo anche delle franchigie che andavano generalmente esaurite.
Pertanto, sulla base di questi dati ottenuti da un sistema informativo centralizzato e costantemente monitorato dal Centro Gestione Rischio Clinico, è chiaro che ad oggi la scelta della gestione diretta dei risarcimenti si è dimostrata valida ed efficace sia dal punto di vista economico che del servizio reso alle persone vittima di evento avverso. Inoltre, grazie al lavoro congiunto dei comitati aziendali e regionale per la gestione dei sinistri, gli eventi più significativi diventano oggetto di specifiche azioni di prevenzione per evitarne il ripetersi, con una progressiva integrazione tra gestione del rischio clinico ed economico.
Un’ultima nota sui rapporti con la Corte dei Conti, che Ania cita come uno spauracchio per le possibilità di rivalsa che le aziende potrebbero rivolgere ai professionisti in caso di condanna in sede penale per malpractice e conseguente danno erariale sancito dalla Corte. Il network delle Regioni per la Sicurezza dei Pazienti ha condotto una ricognizione sui rapporti dei servizi sanitari regionali con la Corte, da cui emerge che laddove si è scelta la gestione diretta dei sinistri sono state adottate specifiche modalità di comunicazione tra le aziende sanitarie e la Corte dei Conti.
Ad oggi non risulta alcuna crescita delle denunce per danno erariale. Ciò detto, resta il problema di una migliore definizione dei confini della responsabilità professionale, anche alla luce dell’estensione delle linee guida nelle diverse aree cliniche e delle loro modalità di applicazione e verifica. Su questo ultimo punto, la soluzione sta in politiche sanitarie innovative, che dovrebbero armonizzare la programmazione sanitaria tra i livelli nazionale e regionali, impiegando le migliori evidenze e ponendo al centro la sicurezza delle cure per evitare l’ennesima bocciatura dell’Unione Europea e per ristorare la fiducia nel servizio sanitario dei cittadini e di chi vi opera.
Tommaso Bellandi e Riccardo Tartaglia
Centro Grc Regione Toscana