In Italia, la spesa sanitaria rappresentava il 9.2% del PIL nel 2012, una percentuale molto vicina alla media dei paesi OCSE (9.3%). La quota di PIL rappresentata dalla spesa sanitaria in Italia rimane tuttavia assai inferiore a quella degli Stati Uniti (che ha speso il 17.7% del PIL per la sanità nel 2012) come pure a quella di altri paesi europei come i Paesi Bassi (11.8%), la Francia (11.6%), la Svizzera (11.4%) e la Germania (11.3).
In valori di spesa pro capite in dollari americani a parità di potere d’acquisto, l’Italia fa registrare una spesa di 3.209 US$, a fronte di una media OCSE di 3.484 US$.
Il settore pubblico è la principale fonte di finanziamento della sanità in quasi tutti i paesi dell’OCSE. In Italia, il 77% della spesa sanitaria è stato finanziato da fonti pubbliche nel 2012, un tasso superiore alla media OCSE (72%).
Come in molti altri paesi europei, la spesa sanitaria in Italia è diminuita negli ultimi anni, a seguito degli sforzi del governo per ridurre i disavanzi di bilancio nel contesto della crisi economica. Stime preliminari suggeriscono che queste riduzioni della spesa sanitaria hanno continuato a un tasso pari a -3% in termini reali nel 2013.
Spesa farmaceutica in calo
In molti paesi OCSE, tra cui l'Italia, una riduzione della spesa farmaceutica ha contribuito alla riduzione complessiva della spesa sanitaria. In Italia, anche se i valori procapite in dollari PPP restano più elevati della media OCSE (514 US$, contro una media di 498 US$), la spesa farmaceutica è diminuita ogni anno dal 2009, con una riduzione di oltre il 6% in termini reali nel 2012. Tra il 2008 e il 2012, la spesa per i farmaci è scesa del 14% in termini reali. La riduzione di spesa – sottolinea l’OCSE - è probabilmente dovuta, in parte, al contenimento dei tetti di spesa a livello regionale. Altre possibili cause sono la riduzione dei margini per grossisti e farmacie e il taglio dei prezzi dei farmaci generici sulla base di un sistema di prezzi di riferimento. La quota di mercato dei farmaci generici in Italia è aumentata negli ultimi anni (dal 6% del 2008 al 9% nel 2012), ma rimane molto inferiore a quelle osservate altri paesi OCSE.
Numero medici, infermieri e posti letto
Con 3.9 medici ogni mille abitanti l’Italia si colloca sopra la media OCSE di 3.2 medici, al contrario risulta sotto la media sia per il numero di infermieri, 6.4 ogni mille abitanti, contro gli 8.8 della media OCSE, che per il numero di posti letto in ospedale per acuti dove ci attestiamo su una media di 3.4 per mille abitanti contro i 4.8 della media OCSE. Quest’ultimo dato mostra in particolare una netta diminuzione dei posti letto italiani che solo 12 anni fa erano 4.7 ogni mille abitanti.
Aspettativa di vita e mortalità
L’Italia mantiene altissimi livelli di aspettativa di vita con 82.3 anni (donne 84.8 e uomini 79.8), al di sopra della media OCSE che è di 80.2 (77.5 per gli uomini e 82.8 per le donne).
Solo il Giappone, l'Islanda, la Svizzera e la Spagna hanno registrato una speranza di vita superiore a quella dell’Italia nel 2012.
Per la mortalità delle due principali cause di morte, cardiovascolari e cancro, l’Italia si colloca in ambedue i casi al di sotto della media OCSE con tassi di mortalità di 256 morti ogni 100.000 abitanti per le malattie cardiovascolari (media OCSE 296.4) e di 216.4 morti ogni 1100.000 abitanti per il cancro (media OCSE 213.1).
Fumo, alcol e obesità
Siamo invece sopra la media per consumo di tabacco tra gli adulti con una percentuale di fumatori regolari pari al 22.1% della popolazione (media OCSE 21), sotto la media per l’alcol con 6.1 litri di consumo pro capite (media OCSE 9.0).
Nella lotta al fumo spiccano i successi di alcuni paesi nordici (Svezia, Norvegia, Islanda), degli Stati Uniti e dell’Australia che hanno ridotto la percentuale di fumatori tra gli adulti a meno del 16%.
L’obesità tra gli adulti è aumentata in misura molto modesta in Italia negli ultimi dieci anni, rispetto ad altri paesi OCSE. La percentuale di obesi, calcolata in base ai dati di altezza e di peso auto-riferiti, è aumentata da 8.6% nel 2000 a 10.4% nel 2012. L’aumento della prevalenza dell’obesità lascia prevedere un aumento di patologie croniche quali il diabete e le malattie cardiovascolari, con ripercussioni importanti sulla spesa sanitaria futura.