Secondo l’Istat, nel 2011 gli over 65 in Italia erano circa 12 milioni e 300 mila - con oltre sei milioni di ultra settantacinquenni - mentre nel 2030 saranno il 33% della popolazione, con 3,5 milioni di non autosufficienti (contro gli attuali 2 milioni). Non stupisce dunque scoprire dalla nuova ricerca dell’Osservatorio Sanità di UniSalute, la compagnia del Gruppo Unipol specializzata in assistenza sanitaria, che il 61% degli italiani conosca personalmente casi di persone non autosufficienti che hanno bisogno di assistenza.
Ma a chi si affiderebbero gli italiani per le cure alle persone non autosufficienti? Se il 16% si rivolgerebbe a una casa di cura e l’8% al Servizio Pubblico, la maggior parte degli italiani crede che sia la famiglia la principale “istituzione” che deve prendersi carico dell’assistenza. Come? Direttamente un familiare secondo il 44% o attraverso una badante, per 1 italiano su 3.
E come muoversi nella maniera più rapida ed affidabile per reclutare la badante? Per 1 italiano su 2 è il passaparola lo strumento migliore: il 51% infatti si affiderebbe alle indicazioni di amici e parenti. Non solo, perché il 18% chiederebbe consiglio alle associazioni di volontariato, il 14% al proprio Comune o Provincia mentre l’11% si affiderebbe alle agenzie per il lavoro.
Il problema della non autosufficienza è una delle sfide centrali della sanità italiana per il prossimo futuro ed è ormai evidente che il Ssn, farà sempre più fatica a rispondere alle reali esigenze del cittadino. Nonostante l’aumento della popolazione anziana e quindi del fabbisogno assistenziale, in Italia infatti, la spesa pubblica per la non autosufficienza è rimasta costante: secondo la Ragioneria Generale dello Stato, la percentuale di PIL destinata alla spesa per anziani non autosufficienti è rimasta immutata tra il 2010 e il 2011, attestandosi all’1,28%.
In questo scenario l’assistenza rimane in carico alle famiglie e lo status economico rischia di essere sempre più rilevante nel determinare l’accesso e la qualità dell’assistenza in caso di non autosufficienza. Per Unisalute risulta quidi "indispensabile sviluppare il secondo pilastro della sanità (a fianco di quello pubblico) con il coinvolgimento delle autorità pubbliche - nazionali e locali - del mondo del lavoro e di operatori specializzati in grado di organizzare e gestire l’erogazione di prestazioni assistenziali sostenibili nel tempo".